NAN-SHAN (A. T., 84-85 e 97-98)
Sistema montuoso dell'Asia centrale, parte del grande sistema del K'uen-lun (v.), compreso approssimativamente fra 36° e 40° lat. N. e 94° e 105° long. E., con una lunghezza complessiva di un migliaio di km. e una larghezza di circa 300. Forma la parte NE. dell'immenso altipiano tibetano, elevando un possente fascio di catene fra la piattaforma mongola (e più precisamente la depressione steppica del Kan-su, circa 1500 m.) a NE e la depressione tibetana dello Zai-dam (circa 2700 m.) a SO. Si confonde a ponente con le estreme propaggini dell'Altyn-tagh, mentre a levante serra le sue ultime rughe contro la piattaforma resistente dell'Ordos. È un rilievo massiccio, che si allunga nella direzione generale di ESE. formando varie catene parallele simili a lunghissime creste di altezza uniforme, separate da valli amplissime il cui fondo largo e piatto, sovente ingombro da alluvioni potenti, rimane sempre ad altitudini molto notevoli (nella parte centrale, fra 4300 e 3200 m.); cosicché nell'insieme, nonostante le quote eccelse delle creste maggiori, che oltrepassano i 6000 m. (punto culminante, 6350 m.), il Nan-shan è stato paragonato a un'enorme intumescenza poco profondamente smembrata. Rari e mediocri i ghiacciai, benché molte delle creste oltrepassino il limite delle nevi perpetue, che si trova sopra 4500 m. Correnti fluviali s'irradiano invece dal Nan-shan in tutte le direzioni, dopo aver compiuto un lunghissimo cammino nelle valli longitudinali e avere per solito tagliato la barriera montuosa con gole paurose.
Procedendo da N. a S., si presenta per prima la lunghissima e unita catena dei M. Richthofen, che si eleva possente fin verso i 6000 m. con più fasci di pieghe, preceduta da minori rilievi paralleli a essa e alla mal definita catena del Lun-shan, che li fronteggia separandoli dalle sabbie desertiche dell'Ala-shan. All'estremo O. la catena piega con ampia curva verso OSO., innestandosi agli Anemburin-ula (Altyn-tagh); a E. prende successivamente i nomi di Mo-mo-shan e Sin-tan-shan, e finisce per inflettersi quasi a cingere il massiccio piatto dell'Ordos. A S. dei M. Richthofen si stende la più breve catena del Tolai-shan, anch'essa di molto superiore al limite delle nevi. Viene poi la catena dei M. Alessandro III, prolungantesi a O. col Da-siua-shan (che la collega all'Anemburin-ula) e a E. con l'elevato Shi-shan e il Ping-fang-shan. Tutto cotesto fascio di catene settentrionali è diviso dalle meridionali mercé un complesso di conche e depressioni vallive di grande ampiezza, a fondo assai largo e piatto, che interessa il Nan-shan centrale in tutta la sua lunghezza. Ne fanno parte: la conca chiusa del Khara-Nor (il cui specchio d'acqua è a 4050 m.), che si può considerare idealmente prolungata a E. dalla lunghissima valle del Khara Gol; il dominio fluviale del Buhain-Gol, e la vastissima conca chiusa del Kuku-Nor, a cui esso fa capo. Il Kuku-Nor (lago Azzurro), con acque salate, varia assai di estensione e profondità, ma è sempre il maggior lago dell'Asia centrale; il suo specchio è a 3207 m. (secondo altre misure, a 3040 o 3060). Le catene meridionali formano un fascio cospicuo nel Nan-shan occidentale, dove si succedono, da N. a S.,) M. Humboldt o Khara Gol, catena elevata e continua, riannodantesi all'Anemburin-ula e formante la cintura meridionale del Khara-Nor; i M. Ritter, più brevi e meno elevati (4880 m.); infine la catena meridionale del Nan-shan. Quest'ultima è la sola che si continui a E., dove è nota col nome di Catena meridionale del Kuku-Nor, mentre nella sezione O. prende varie denominazioni, tra cui i geografi preferiscono oggi quella generale di M. Mushketov. La struttura del Nan-shan è a pieghe molto lunghe e strette, serrate fra loro soprattutto al nord, verticali o rovesciate, formate da gneiss e scisti cristallini ritenuti arcaici nelle catene meridionali, mentre nel fascio settentrionale dominano terreni paleozoici assai potenti, prevalentemente arenaceo-scistosi, la cui serie termina con la cosiddetta formazione comprensiva dell'Angara, paleo-mesozoica, più o meno ricca di strati di carbone. Nella sezione NO. del Nanshan le pieghe paleozoiche si mostrano rovesciato-fagliate a N. sopra una fascia granitica che segue il fianco settentrionale dei M. Richthofen, e a S. sopra una fascia gneissica che affiora lungo il versante meridionale del Tolai-shan. Strati rossastri terziarî, prevalentemente lacustri, della serie detta del Gobi o del Han-hai (conglomerati, arenarie e argille con gessi) ammantano sovente le catene fino ad altezze anche di 4300 e 4500 m., e la loro inclinazione e dislocazione dimostra l'esistenza di movimenti orogenici recenti. Del resto, anche qui come in tutta l'Asia centrale, siamo in presenza d'intensi corrugamenti soprattutto paleozoici, ripresi energicamente alla fine del Mesozoico, e seguiti poi da ulteriori fasi di sollevamento. A differenza di altri gruppi asiatici, la morfologia a creste acute e senza superficie di spianamento (per quanto almeno è noto) rende difficile l'interpretazione geomorfologica del Nanshan, che in complesso è fra i sistemi meno conosciuti. Con le dislocazioni recenti sono forse connesse le estravasazioni eruttive, di cui la maggiore segue con una zona di melafiri il piede settentrionale dei M. Richthofen. Fra i depositi quaternarî si notano morene e terrazzi lacustri, che nella conca del Kuku-Nor arrivano fino ad alcune decine di metri (35 secondo K. Futterer, 60 secondo altri) sul livello attuale del lago.
Bibl.: Wegener, Versuch einer Orographie des Kwen-lun, in Zeits. Ges. Erdkunde Berlin, 1891; L. von Lóczy, Die wissenschaftlichen Ergebnisse der Reise des Grafen Bèla Széchényi in Ostasien, Vienna 1893-97; W. Obručev, Schizzo geologico del Nan-shan (in russo), in Izwestia, 1894; id., Schizzo del Nan-shan centrale (in russo), ibid., 1894; id., Orografia dell'Asia Centrale e del suo margine SE. (in russo), ibid., 1895; id., L'Asia Centrale, la Cina Settentrionale e il Nan-shan (in russo), Pietroburgo 1896; J. Deniker, Les explorations russes en Asie Centrale (1871-1895), in Ann. de Géogr., 1807; E. Suess, Das Antlitz der Erde, III, Vienna 1901 (trad. E. de Margerie, La face de la Terre, III, i, Parigi 1918); K. Futterer, Durch Asien, Berlino 1901-09 (vedi spec. vol. II, ii, 1909); K. Leuchs, Zentralasien, Handb. der Regionalen Geol., Heidelberg 1916; F. Machatschek, Zur physiographischen Entwicklung Zentralasiens in der Quartärperiode, in Geogr. Zeitschr., 1914.