MAḤFŪŽ, Naǧīb
Scrittore egiziano, nato ad al-Ǧamāliyya (Il Cairo) l'11 dicembre 1911. Nel 1930 s'iscrisse alla facoltà di Lettere all'università Fu᾽ād i del Cairo, presso cui ha studiato filosofia araba e occidentale, venendo a contatto con intellettuali egiziani e con esponenti della cultura straniera.
Nel 1932 pubblica una sua traduzione di un'opera dell'inglese J. Baikie sull'antico Egitto e contemporaneamente entra in contatto con Salāma Mūsà, iniziando a collaborare al periodico al-Maǧalla al-ǧadida ("La nuova rivista"). Laureatosi nel 1934, ha iniziato a lavorare presso l'amministrazione universitaria. Del 1938 è la sua prima raccolta di novelle (Hams al-ǧunūn, "Il brusio della follia"), mentre presenta a Mūsà il suo primo romanzo storico, ῾Abaṯ al-aqdār (1939 "Il gioco del destino"), che sarà seguito da altri due romanzi, ambientati anch'essi in epoca faraonica.
Nel 1945, con la pubblicazione del romanzo H̱ān al-H̱alīlī, inizia la fase realistico-sociale della sua produzione che comprende sei romanzi (fra cui Zuqāq al-Midaq, 1947; trad. it., Vicolo del mortaio, 1989) e la trilogia, composta da Bayn al-Qasrayn (trad. it., Tra i due palazzi, 1989), Qaṣr al-Šawq (trad. it., Il palazzo del desiderio, 1991) e al-Sukkariyya (trad. it., La via dello zucchero, 1992), affresco di amplissimo respiro storico terminato nel 1952 ma stampato soltanto nel 1956-57. Con lo scoppio della rivoluzione nasseriana e il suo affermarsi, M. sospende l'attività di scrittore dedicandosi a sceneggiature per il cinema.
Dal 1955 in poi occupa posti di sempre maggior rilievo presso il ministero dei Waqf, della Cultura, dell'Organizzazione del Cinema, della Radio e della Televisione, e diventa collaboratore fisso del quotidiano al-Ahrām, sul quale appare a puntate Awlād Ḥāratinā (1959; trad. it., Il rione dei ragazzi, 1991), che segna l'inizio di una nuova fase d'interesse per la narrativa, nell'arco della quale M. scriverà cinque romanzi (fra cui al-Liṣṣ wa᾽l-Kilāb, 1961; trad. it., Il ladro e i cani, 1990) e due raccolte di novelle. La guerra del giugno 1967 allontana di nuovo M. dalla narrativa d'ampio respiro, questa volta inducendolo alla stesura di racconti surrealistico-simbolici, perfettamente in sintonia con un mutamento di tendenza che ha investito tutta la narrativa egiziana. Nel 1971 va in pensione e diviene membro del Comitato di redazione dell'Istituto di al-Ahrām; e solo dopo la guerra del Kippur e la vittoria politica e diplomatica egiziana (1973) riprende a scrivere anche romanzi in cui si affiancano al realismo temi mistici ed elementi fantastici tratti dalla letteratura araba classica. Fra i numerosi titoli: al-Karnak (1974; trad. it., Il caffè degli intrighi, 1988); Layālī Alf layla' wa Layla (1982, "La mia notte delle 1001 notti"); Ḥikāyāt Ḥāritnā (1975; trad. it., Il nostro quartiere, 1989).
Il ruolo di primo piano che M. ha svolto nella letteratura araba è legato a due aspetti principali della sua opera narrativa. Egli è infatti riuscito sul piano formale a risolvere il grave problema del rapporto fra lingua araba classica scritta e dialetti orali, creando una lingua moderna ma pur sempre legata alla tradizione letteraria. Sul piano contenutistico, invece, M. è stato lo specchio del suo mondo, in quanto ha narrato i mutamenti e le problematiche della piccola borghesia urbana, la classe sociale che ha determinato la storia dell'Egitto negli ultimi settanta anni.
Nel 1988 gli è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura, che va ad aggiungersi ad altri riconoscimenti importanti, anche se non altrettanto prestigiosi, quali per es. il premio di Stato (1957), il Mediterraneo di Palermo (1980) e il premio dell'Associazione di amicizia franco-araba (1985).
Bibl.: S. Somekh, The changing rhythm, Leida 1973; D. Amaldi, I critici arabi e Nagīb Maḥfūẓ, in Oriente moderno, 1977, pp. 405-17.