MYRRHA (Μύρρα)
Mitica eroina, figlia del re di Cipro Kinyras o, secondo altre versioni, di Theia, re di Siria; madre di Adone (v.), nato dall'amore incestuoso dell'eroina col proprio padre.
Sospinta all'incestuoso desiderio dalla collera di Afrodite M., con l'aiuto della nutrice Ippolita, riusci ad ingannare il padre e ad unirsi a lui per dodici notti, sino a quando Kinyras (o Theia) accortosi, inseguì armato la figlia che, fuggendo, implorò la pietà degli dèi. Questi la salvarono trasformandola in albero, che da lei prese nome (Ateneo, xv, 588 riferisce che l'albero è indicato indifferentemente come Myrrha o Smirna. Smirna appare anche, in qualche fonte letteraria, come nome dell'eroina). Il mito di M. fu narrato, e probabilmente elaborato in epoca ellenistica (Apollod., Bibl., iii, 14, 3-4, e in seguito Hyg., Fab., 58; Schol. a Teocrito, i, 107; Elvio Cinna); è il tema anche di una metamorfosi di Ovidio (Metam., x, 298 ss.). Una sola raffigurazione di M. ci è pervenuta, sicura per la presenza del nome scritto accanto in lettere latine: è la figura dipinta sulle pareti di una casa privata di epoca romana, rinvenuta nel 1817 presso Roma, in località Tor Marancia. L'abitazione, appartenente a una certa Munatia Procula, data tra il 123 e il 165 d. C., come indicano iscrizioni, bolli laterizi e fistulae aquariae; gli affreschi parietali che raffiguravano, oltre a M., altre eroine del mito, tutte chiare derivazioni da modelli pittorici di epoca classica, furono staccati e fanno ora parte delle collezioni dei Musei Vaticani. La figura di M. appare nell'atto di persona che fugge inseguita (si confronti l'atteggiamento con quello di alcune figure statuarie del gruppo dei Niobidi); veste un chitone rossastro e un manto giallo. Il dipinto è databile nella seconda metà del II sec. o nella prima metà del III sec. d. C.
Bibl.: Höfer, in Roscher, II, 2, 1894-7, c. 3314, s. v.; B. Nogara, Le Nozze Aldobrandine... e le altre pitture murali antiche, Milano 1907, p. 55 ss., tav. XXXIV; A. Rumpf, Malerei und Zeichnung, Monaco 1953, p. 192; Ph. W. Lehmann, Roman Wall Paintings from Boscoreale, Cambridge (Mass.) 1953, pp. 45 ss., 55 e 69 (con elenco completo delle fonti); M. Borda, La pittura romana, Milano 1958, p. 283.