MYRMEKIDES (Μυρμηκίδης, Myrmecides)
Toreuta greco nativo probabilmente di Mileto, ma vissuto ad Atene. Lavorò in avorio (Varr., Ling. Lat., vii, 1; Plin., Nat. hist., vii, 85) e in bronzo (Athen., xi, 782 b). Incerta è l'età in cui visse; probabilmente in periodo ellenistico.
Benché nessuna opera sua ci sia pervenuta o in altro modo conosciuta, alcuni particolari tramandatici dai testi antichi ci permettono di afferrare il carattere di una parte almeno dei suoi lavori. Esso consisteva in un'estrema minuzia. Infatti una sua nave sarebbe stata tanto piccola da poterla coprire con un'ape, e una quadriga, con tutto l'auriga, addirittura con una mosca (Plin., Nat. hist., xxxvi, 43); Varrone (Ling. Lat., vii, 1) dice che gli avori di M. si vedevano più facilmente sullo sfondo di un drappo nero di seta. Ateneo (xi, p. 782 b) lo considera tra gli ἔνδοξοι τορευταί.
Insieme con Kallikrates, suo collega, avrebbe gareggiato a scrivere versi di Omero su semi di sesamo. Questa microtecnica destava negli antichi ammirazione per il suo virtuosismo, ma alcune fonti non la considerano vera arte ma solo preziosismo e spreco di tempo.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, 293; 2168; 2192-2201; H. Brunn, Geschichte d. gr. Künstler, II, Stoccarda 1889, p. 405; W. Müller, in Thieme-Becker, XXV, 1931, p. 310, s. v.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 1105, s. v.; G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1950, pp. 69; 197.