Vedi MYRA dell'anno: 1963 - 1995
MYRA (v. vol. V, p. 305)
A causa dell'abbassamento della costa e del deposito nella pianura di materiale eroso dal Demre Çayi, le rovine di M., nella Licia centrale, si trovano oggi a 8-10 m di profondità.
Mura poligonali sull'acropoli e ai piedi del colle della cittadella testimoniano l'esistenza dell'insediamento sin dall'inizio del V sec. a.C. Mancano fonti letterarie relative al periodo arcaico e classico, ossia per il primo dominio persiano e per l'epoca d'influenza attica. L'importanza della città durante il secondo dominio persiano, nella prima metà del IV sec. a.C., si evidenzia nelle due grandi necropoli, quella occidentale, chiamata anche «necropoli del mare» e quella orientale, indicata come «necropoli del fiume». Quest'ultima è per grandezza, con le sue 100 tombe rupestri, la seconda della Licia, dopo quella di Limyra che conta 400 sepolture di questo tipo. Fra le due necropoli deve essere stata situata la città. Con 15 iscrizioni sepolcrali licie, M. si pone quantitativamente allo stesso livello di Xanthos, e quindi ricopre statisticamente - con Pinara e Xanthos - il secondo posto dopo Limyra. Lo stesso vale per le tombe a rilievo, il cui numero (7) conferma, oltre all'importanza e alla qualità architettonica delle sue necropoli, che M. fu la città più importante della Licia centrale. Le tombe a rilievo sembrano appartenere, per motivi stilistici, al periodo che va dal 358 a.C. fino alla conquista della Caria e della Licia da parte di Alessandro Magno. Il complesso tombale più importante della necropoli occidentale è la tomba licia doppia (10 e 11) con ampi ingressi e una tomba situata sopra di essa (9), con dieci figure a grandezza naturale, la cui interpretazione come scena di armamento, riunione di eroi e banchetto funebre è incerta. Nella «necropoli del fiume» una scalinata porta alla tomba rupestre (81) con undici figure in rilievo, quasi a grandezza naturale, e con tracce di colorazione. Parimenti importante è la tomba (69) che imita o un tempio ionico, oppure un andròn, una sala per banchetti. Pur potendo avere le teste di leone sui pilastri valore apotropaico, le scene di lotta fra leone e toro sul timpano, le donne-viticcio e il banchetto funebre sembrano suggerire un contesto simbolico trascendentale. Interessante il rilievo della tomba 55 che potrebbe appartenere al periodo di Alessandro Magno.
L'approvvigionamento della città con acqua potabile avveniva per mezzo di un canale scavato nella roccia lungo la sponda O del Demre Çayi fino a Dereağzi, dove si univano i due rami del fiume Myros provenienti dalle sorgenti, che sfociavano nel mare dopo 25 km. Il forte licio nella pianura di Kasaba, con le sue tipiche tombe rupestri e le fortificazioni decorate con un rilievo con scena di sacrificio, difendeva già nel periodo classico gli interessi della città di M. e del suo retroterra naturale costituito dalla pianura di Kasaba.
Per il periodo ellenistico non disponiamo né di fonti letterarie, né di testimonianze epigrafiche o archeologiche. Questo fenomeno si spiega solo con l'innalzamento della pianura costiera, lunga c.a 12 km, dovuto ai detriti scaricati dal fiume. Sia sotto il dominio dei Tolemei, che all'epoca della federazione licia, la città conobbe un'intensa attività edilizia. Strabone (XIV, 664 ss.) ricorda M. come una delle sei città più grandi della Licia, con diritto al voto triplo nell'assise federale.
Nel 42 a.C. i magistrati consegnano la città a Bruto, dopo che il suo ufficiale Lentulus Spinther era riuscito a forzare il blocco navale nel porto di Andriake, dove sono state rinvenute iscrizioni onorarie è statue di Augusto, Livia, Agrippa, Druso Maggiore, Tiberio, Germanico, Agrippina Maggiore e Tito. Una testa di Augusto di dimensioni superiori al naturale, trovata a M., è conservata nel museo di Antalya.
Nel 43 d.C. la Licia perde la propria indipendenza. Da M. proviene un documento del primo governatore della città Quintus Veranius, che ricevette da Claudio l'incarico di amministrare la provincia della Licia-Panfilia. Un altro frammento di testo del II sec. d.C. regola le questioni doganali fra M. e la città licia di Koinon, rimanendo in vigore come strumento dell'autoamministrazione anche sotto il governatorato romano. Fra M. e Limyra funzionava un trasporto merci via mare, che il Senato dava annualmente in appalto a privati.
La ricostruzione di M. dopo il terremoto del 141 d.C. venne finanziata dal liciarca Opramoas (ΤΑΜ, II, 905, XIX A 9 ss.). Vennero ricostruiti tra l'altro il tempio dell'Eleutera, il più bello e più ricco edificio della Licia, l'esedra situata nel ginnasio a ridosso della stoà, una statua dorata della Tyche della città e il teatro.
Di quanto fosse fiorente la metropoli imperiale testimonia il teatro, il più grande della Licia, annoverato nella tarda antichità, come testimonia lo storico bizantino Giorgio Cedreno nella sua cronaca (I, 299), fra le meraviglie del mondo. Da rimarcare è il buono stato di conservazione della cavea e della scaenae frons, decorate con fregi raffiguranti maschere teatrali. La ricostruzione del teatro, finanziata da Opramoas e Giasone di Kyaneai, si protrasse probabilmente fino alla fine del ΙΙ-inizî III sec. d.C.
Delle grandi necropoli imperiali che a E fiancheggiavano la strada per Limyra e a S quella per la città portuale di Andriake, si conserva integro solo un grande tempio sepolcrale del periodo antonino, con un vano interno soffittato con volta a botte e dotato di nicchie ad arco, nelle quali erano collocati i sarcofagi dei proprietari. Nei due arcosolì nel podio erano probabilmente sepolti congiunti e liberti.
I numerosi sarcofagi a rilievo, databili dal 150 al 250 d.C., provengono probabilmente dalla necropoli meridionale, lungo la strada per Andriake.
Della chòra di M. facevano parte, secondo fonti epigrafiche, anche una serie di sobborghi, luoghi fortificati, villaggi, paesi e singoli poderi.
A SO, distante circa 20 stadi da M., si trova, sul fiume omonimo, la città portuale di Andriake la cui zona meridionale era difesa, sul mare, da mura dotate di torri databili al periodo ellenistico. Nel 197 la città fu conquistata da Antioco III. Sempre nella parte meridionale della città si trovava, a un livello più alto rispetto al bacino del porto, l'agorà con cisterna sottostante di egual misura. A O della piazza si trova l'edificio più importante, il granarium, con busti dei donatori Adriano e Sabina, eretto nel 129 d.C. Un piccolo rilievo venne consacrato a Serapide e a Iside da Herakleon, l'amministratore di questo edificio imperiale. Il fatto che solo Patara, nell'Asia Minore, avesse un tale granaio, dimostra l'importanza della Licia nell'ambito dell'approvvigionamento imperiale del grano.
L'altopiano a O di M. era dominato da un piccolo forte situato su una cima sopra una profonda insenatura. Con questa costruzione militare M. difendeva un importante sacrario oracolare di Apollo dove gli auspici erano tratti dall'osservazione di alcune specie di pesci tenuti in uno stagno limitrofo (Ath., VIII, 333 d-f). In una grande sala coperta (15,60 x 9,10 x 2,70 m) erano scolpiti sulla pietra gli elenchi dei nomi dei preposti, al culto di Apollo. Le tombe licie (TL 84, TL Ν 304) e la fortezza confermano l'esistenza di questo insediamento sin dal periodo tardo-classico.
Anche l'antica Istlada, a Ν della baia di Yali, apparteneva, secondo un'iscrizione funeraria, a Myra. L'insediamento antico situato a 580 m di altitudine, vicino Gürses, a NO di M., non è con certezza identificabile con Trebendai.
Questo villaggio, dove sono stati rinvenuti una tomba arcaica a pilastri dotata di rilievi, una tomba rupestre liria, una fortezza e alcuni sarcofagi romani, potrebbe anche aver fatto parte di Trysa. La chòra di M. deve aver compreso anche larghi tratti a E del fiume Myros. Anche l'antico insediamento presso Muskar, con una tomba rupestre licia e un rilievo a grandezza naturale raffigurante un uccisore di orsi, apparteneva alla chòra di M., come conferma una multa menzionata in un'iscrizione funeraria. A 600 m di altitudine si trova la cittadella di Yukari-Beymelek; anche in questo caso la competenza amministrativa è documentata da un'iscrizione sepolcrale. A NO della laguna si innalza la fortezza di Beymelek, con due torri, identificabile con l'antica Isium.
I confini fra le pòleis di M. e Limyra si delineavano certamente lungo la cresta del Beymelek Dağ. Quindi si può presumere che le rovine di Belen, che proteggevano a È l'antico accesso a Finike, a È della laguna, appartenessero alla giurisdizione di Myra.
E sorprendente che fino a oggi non sia stata identificata una zecca del periodo dinastico. Sono state rinvenute monete d'argento e di bronzo dell'epoca dello stato federale licio (168 a.C.-43 d.C.). Importanti sono le monete di Gordiano III e Tranquillina (242-244 d.C.) L'imperatore è raffigurato con la corona radiata e l'imperatrice con la stephàne e la falce lunare sulla spalla. Sul rovescio compare il tempio con la statua di Artemide Eleutera.
Le iscrizioni documentano per M., Andriake, Sura e Trebendai i culti di Trqqas (= Zeus), Eleutera, Leto, delle Ninfe, di Iside,1 Serapide, Anubis e Apollo-Sozon. Monete confermano inoltre il culto di Artemide, Atena e Nike. L'esistenza del culto di Tyche (Ty-chopolis) è deducibile da vari indizi. Testimonianze sicure mancano invece per il culto dei Dioscuri, di Hera, Hepat, Tesúrmi Trbbâamara e dei Dodici Dei.
La continuità della vita cittadina in epoca bizantina viene evidenziata da numerose chiese nella pianura di M. e nei menzionati sobborghi. Nel 60 d.C. S. Paolo, andando a Roma, cambiò nave ad Andriake. Sotto Teodosio II, M. divenne capitale della Licia. Ancora Constantino Porfirogenito esalta la «tre volte benedetta città dei Licî che respira mirra, dove il potente Nikolaos, servo di Dio, sparge mirra in conformità col nome della città stessa». San Nicola fu vescovo di M. e venne sepolto nella chiesa costruita nell'antica necropoli a S della città in un sarcofago attico. Aperture a imbuto nel coperchio servivano a versare essenze liquide, rese sacre dal contatto col sarcofago e quindi recuperate e imbottigliate in ampolle attraverso altri buchi situati sulla cassa, che venivano poi vendute ai pellegrini come miracoloso Myron.
Bibl.: E. Petersen, F. v. Luschan, Reisen im südwestlichen Kleinasien, II, Vienna 1889, p. 28 ss.; G. Anrieh, Hagios Nikolaos - Der heilige Nikolaos in der griechischen Kirche. Texte und Untersuchungen, Lipsia-Berlino 1913-1917; W. Ruge, in RE, XVI, 1933, p. 1083 ss., s.v.; D. de Bernardi Ferrero, Teatri classici in Asia Minore, III, Roma 1970, p. 199 ss., flg. 235 ss., tav. XL ss.; U. Peschlow, Fragmente eines Heiligensarkophages in Myra, in IstMitt, XXIII-XXVI, 1973-1974, p. 255 ss., figg. 1-3, tavv. CII-CIII; H. von Aulock, Die Münzprägung des Gordianus III und der Tranquillina in Lykien (IstMitt, Suppl. XI), Tubinga 1974, p. 445; U. Peschlow, Die Kirche des Heiligen Nikolaos in Myra, in AW, VI, 1974, 4, p. 15 ss. figg. 1-23; J. Borchhardt (ed.), Myra. Eine lykische Metropole in antiker und byzantinischer Zeit (Istanbuler Forschungen, 30), Berlino 1975; E. Kirsten, Artemis von Ephesos und Eleuthera von Myra mit Seitenblicken auf St. Nicolaus und auf Kommagene, in Studien zur Religion und Kultur Kleinasien. Festschrift F. K. Dörner, II, Leida 1978, pp. 457-488; G. Neumann, Neufunde lykischer Inschriften seit 1901, in DenkschrWien, CXXXV, 1979, p. 22 ss. (Myra: Ν 308, tomba 50; Ν 309 a-d, tomba 76), p. 17 ss. (Sura: Ν 304); J. Zahle, Lycian Tombs and Lycian Cities, in Actes du Colloque sur la Lycie antique, Parigi 1980, pp. 37-49; A. McNicoll, T. WinikofT, A Hellenistic Fortress in Lycia. The Isian Tower?, in AJA, LXXXVII, 1983, p. 311 ss., taw. xxxVIIi-xl; H. Engelmann, Die Zollinschrift von Myra, in ZPE, LIX, 1985, p. 113 ss.; C. Bruns-Ozgan, Lykische Grabreliefs des und 4. Jhs. v. Chr. (IstMitt, Suppl. 33), Tubinga 1987 (F 17, F 18, F 22, F 23); P. Frei, Die Götterkulte Lykiens in der Kaiserzeit, in ANRW, II, 18, 3, 1990, pp. 1729-1854.