MYKONOS (Μύκονος Mycono)
Isola delle Cicladi, situata a S-E di Tino e a N-E di Delo, costituita da un blocco granitico privo di sorgenti. Il nome deriverebbe dall'eroe eponimo M., figlio di Anios. La leggenda dice che fu toccata da Aiace Locrese durante le sue peregrinazioni e che Eracle vi uccise gli ultimi giganti. Hippokles, figlio di Neleus, nipote del re attico Kodros, vi avrebbe condotto coloni ionici.
L'isola ha dato scarsi documenti epigrafici e poche monete; anche le fonti ci dicono poco (Tuc., iii, 29, i; Stat., iii, 438; Verg., Aen., iii, 76). Il periodo pre-persiano della sua storia è molto oscuro; sappiamo che M. cadde in seguito sotto l'influsso della satrapia caria per divenire poi sede di una colonia ionica. Nel 490 a. C. Dati passò in Asia da M.; nel 452-1 l'isola partecipò alla lega delio-attica, e, a partire dal 376, scioltasi la seconda lega, rimase sotto il protettorato ateniese. Conquistata da Alessandro subì prima l'egemonia macedone e in seguito quella tolemaica e rodia. La guerra mitridatica segnò la fine di ogni valore per l'isola. In età romana M. ebbe ancor più scarso rilievo.
A M. non sono mai stati effettuati scavi sistematici. I pochi avanzi sopra suolo consistono in resti di muri, per lo più fondazioni, affioranti ad Haghios Gheorghios, a N dell'odierna cittadina di M., e a S, in località Musika, Lino e Diakhofti (dov'è ricordato un Apollonion). Da un calendario cultuale rinvenuto a M. (Syll. I. G2., 1024), databile al 200 a. C., conosciamo i nomi delle principali divinità venerate nell'isola, a cui dovettero essere dedicati luoghi di culto, di cui tuttavia non abbiamo notizia: Posidone Temnìtes e Posidone Phỳkios, Demetra, Kore, Zeus Boulèus e Zeus Chtònzos, Dioniso, Gea, Apollo, l'archegeta (Hippoles ?); le poche monete rinvenute a M. ci testimoniano la diffusione dei culti di tali divinità.
M. è notissima nel mondo archeologico per il suo piccolo ma interessante museo, dove si conservano le ceramiche preelleniche, geometriche, orientalizzanti e attiche, che furono scavate dallo Stavropoulos nel 1898-9 nella fossa sacra dell'isoletta di Rheneia, dove, l'anno 425 a. C., avvenuta la purificazione dell'isola di Delo, furono trasportati i resti delle tombe delie. Non mancano nello stesso museo notevoli materiali fittili, alcuni rilievi funerarî marmorei e diverse iscrizioni.
Bibl.: A. Philippson, in Petermanns Mitt., XLVIII, fasc. V, 1902, p. 106 ss.; T. E. Enanghelidon, Μύκονος, Atene 1912; K. A. Rhomaios, in ᾿Αρχ-Δελτίον, XII, 1929, p. 181 ss., s. v.; R. Herbst, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 1030, ss., s. v.; G. Caraci, in Enc. Ital., XXIII, 1934, p. 209, s. v.; Ch. Dugas-K. A. Rhomaios, Les vases préhelléniques et géometriques, in Expl. Arch. de Délos, XV, Parigi 1934; Ch. Dugas, Les vases orientalisant de style non mélien, ibid., XVII, Parigi 1935; J. H. Kent, in Hesp., XVII, 1948, p. 243 ss.; E. Kirsten-W. Kreiker, Griechenlandkunde, Heidelberg 1955, pp. 296, 447, 449; P. Amandry, in Enc. Univ. dell'Arte, IV, 1958, c. 516 ss., s. v. Egeo Insulari Greci Centri e Tradizioni (Cicladi, ecc.).