mutismo acinetico
Condizione di apparente vigilanza con cicli spontanei di chiusura e apertura degli occhi, ma senza manifestazioni evidenti di attività psichica e con scarsa e stereotipata motilità spontanea. I segni obiettivi di danno delle vie motorie sono limitati e gli occhi danno l’impressione di seguire oggetti e persone in movimento. Se intensamente stimolato, il paziente può produrre risposte motorie coordinate e pronunciare qualche parola. La condizione può essere definita uno stato di estrema abulia e indifferenza. Consegue a lesioni corticali o sottocorticali estese (ma non totali), soprattutto a lesioni bilaterali della corteccia frontale o delle connessioni fra corteccia frontale e diencefalo (danni vascolari o traumatici, idrocefalo, tumori del terzo ventricolo). Il termine è stato introdotto dal neurologo inglese Hugh Cairns nel 1941 per descrivere un paziente con un tumore cistico del terzo ventricolo che presentava una marcata riduzione dei movimenti e del linguaggio pur conservando uno stato di vigilanza e la capacità di seguire con lo sguardo. Successivamente, nella letteratura anglosassone, questo termine è stato largamente e impropriamente utilizzato per descrivere disturbi neurologici e quadri dipendenti da lesioni neuropatologiche molto eterogenee tra loro; è utilizzato correntemente per indicare una sorta di sottocategoria dello stato minimo di coscienza. Con esso vengono quindi descritti genericamente pazienti neurologici che mancano clinicamente di una manifesta consapevolezza di sé e dell’ambiente.
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