ELETTRONICA, MUSICA
Il termine è usato per indicare un genere di musica prodotto con mezzi elettronici. Fra gli esperimenti avutisi in campo musicale dopo la seconda guerra mondiale occupa un posto singolare il tentativo di comporre musiche creando i suoni a partire dai loro elementi costitutivi e manipolandoli successivamente con i mezzi offerti dai recenti ritrovati dell'elettroacustica e dalla moderna tecnica della registrazione sonora.
Dopo gli esperimenti della cosiddetta musica concreta intrapresi in Francia nel 1948 dall'ingegnere Pierre Schaeffer (esperimenti che consistevano nel registrare su nastro magnetico suoni e rumori già concretamente esistenti, i quali, opportunamente filtrati, modificati, traslati, davano origine poi a espressioni sonore diverse), l'inizio di una ricerca su basi più scientifiche delle nuove possibilità offerte dall'elettronica alla creazione musicale si ebbe con la costituzione a Colonia nel 1951 dello Studio für elektronische Musik, sorto sotto gli auspici del Nordwestdeutscher Rundfunk e diretto da Herber Eimert. Alle prime ricerche collaborarono, con l'Eimert, Werner Meyer-Appler, professore di fonetica all'università di Bonn, ed i tecnici Fritz Enckel e Heinz Schutz, cui si unirono in seguito, più o meno stabilmente, diversi musicisti, quali Karlheinz Stockhausen, Giselher Klebe, Henri Pousser, Gottfries Michael Koenig, Franco Evangelisti. Ad imitazione dello studio di Colonia, centri analoghi sono sorti da allora in varî paesi: a Gravesano, nel Canton Ticino, è stato costituito nel 1955 lo Studio sperimentale di elettroacustica dell'UNESCO diretto da Hermann Scherchen; a Milano nel 1956 è stato costituito lo Studio di fonologia musicale, di cui sono animatori i musicisti Luciano Berio e Bruno Maderna; altri studî sono stati creati in Svezia, in Polonia, in Giappone, negli Stati Uniti.
Per indicare come proceda il lavoro in questi studî, si può dire per sommi capi che i compositori elettronici, assistiti in genere da tecnici, utilizzano degli apparecchi che trasformano, per mezzo di circuiti a tubi elettronici, correnti elettriche alternate in onde sonore, le quali vengono registrate su nastro magnetico e rilevate mediante altoparlanti. Gli apparecchi generatori sono di tre tipi: generatori di suoni sinusoidali (quelli più semplici), generatori di suoni bianchi o rumori (unità più complesse), generatori di impulsi (brevissimi tempi di esposizione del suono; accoppiando più impulsi si ottiene un suono). Opportuni filtri permettono il passaggio di determinate frequenze, escludendone altre; un prolungamento dei suoni si può avere con l'immissione di essi in camere di riverberazione. Infine, la registrazione su nastro magnetico è sottoposta a molteplici manipolazioni. Il lavoro del compositore elettronico comprende quindi una fase preparatoria, che consiste nella ricerca del materiale sonoro da adoperare, la realizzazione dei suoni (che può avvenire anche ad opera di tecnici) e la fase finale del montaggio. Una volta montato, il brano elettronico è pronto per l'audizione, che può aver luogo mediante un comune magnetofono: risulta eliminata la figura dell'interprete, quale compare nella musica tradizionale.
Caratteristica peculiare della musica elettronica è il fatto che l'azione diretta sulle frequenze elettriche fornisce suoni e timbri irrealizzabili con i mezzi tradizionali dell'espressione musicale. In essa quindi scompare il sistema temperato e si moltiplicano al massimo le possibilità di combinazioni sonore.
Bibl.: H. Eimert, Was ist elektronische Musik?, in Melos, Magonza, I (1953); Elektronische Musik, fascicolo di Die Reihe dedicato alla m. e., Vienna 1955; Elettronica, fascicolo dedicato alla m. e., Torino, III (1956).