musealizzazione virtuale
musealizzazióne virtuale locuz. sost. f. – Progettazione, studio e realizzazione dell’allestimento e dell’esposizione di un bene o di una collezione digitale in un museo virtuale, attraverso l’uso di tecniche di modellazione tridimensionale e di realtà virtuale, con l’obiettivo di favorirne l’esplorazione e la fruizione a distanza. La m. v. si sviluppa negli anni Ottanta del 20° secolo, quando si coniugano nell’ambito del museo, e prima ancora delle esposizioni temporanee, i risultati di anni di studi nel settore culturale e tecnologico. L’evoluzione del concetto di bene, e quindi di oggetto da musealizzare, oltre a trasformare profondamente l’idea stessa di museo, muta anche la pratica della musealizzazione: si creano sistemi museali complessi, si musealizzano spazi, territori, siti, edifici e ambienti, s’investono maggiori sforzi in un’opera capillare di informazione, spostando l’interesse verso la comunità dei fruitori. Il compito e il fine della museologia non s’identificano più solo con l’atto di trasferire e conservare opere d’arte o reperti all’interno di un museo e la m. v. tende a instaurare un dialogo con il visitatore, che ben presto si svincola dalla semplice programmazione di tour virtuali, per rendere fruibile un sistema informativo complesso. Dal 21° secolo si sviluppano nuove forme espositive, come i musei narranti, per es. quello presso il santuario di Hera alla foce del Sele, o i musei diffusi, per es. il circuito del Genus Bononiae, un percorso culturale, artistico e museale nella storia civile e architettonica della città. L’aspetto virtuale della musealizzazione è strettamente legato alla diffusione di Internet, dando vita a una comunicazione interattiva in un luogo virtuale fuori dal finito e dal tempo e in cui è possibile ottenere una simulazione visiva tridimensionale, generata e controllata dal computer, di spazi, oggetti, persone, integrata da altri stimoli che trasmettono al soggetto l’impressione di essere realmente in un luogo diverso da quello in cui si trova. Il museo virtuale, criticato ai suoi esordi come un’esperienza di clonazione digitale del museo reale, riprogetta contenuti e criteri espositivi in vista delle esigenze dei visitatori remoti e ripensa, grazie all’utilizzo di diversi media, le strategie di comunicazione e di accesso alle informazioni culturali nello spazio cibernetico. È proprio in questo spazio, funzionale a un allestimento museale, a un’esposizione culturale o a una simulazione urbanistica, che gli strumenti della virtualità divengono i protagonisti della nuova fase della musealizzazione virtuale. I settori della ricerca coinvolti in questo processo di realizzazione di nuovi percorsi esplorativi sono molteplici e gli esiti sono apprezzabili nelle ricostruzioni di paesaggi, sistemi viari, città, monumenti, opere d’arte: il territorio diviene luogo dinamico in cui uomo e ambiente interagiscono in base a prospettive legate al passato e al presente; complessi monumentali recuperano il loro aspetto originario, con interessanti implicazioni nella diagnosi dello stato di degrado e nel restauro; il settore educativo e culturale si arricchisce. Alla sperimentazione di sistemi innovativi si accompagna il conseguimento di risultati di rilevanza scientifica nei vari settori dei beni culturali: la riqualificazione di specifiche tipologie monumentali o collezioni, con particolare riferimento a quelle inaccessibili al pubblico, come nel caso del Museo virtuale dell’Iraq, con la visita al Museo di Baghdad; l’elaborazione di strumenti di supporto per l’automatizzazione dei processi tradizionali di studio e di analisi, come la ricomposizione assistita di frammenti o l’integrazione di parti architettoniche mancanti; la realizzazione di sistemi per l’esplorazione di modelli digitali tridimensionali, attraverso un’interazione multimodale (tattile, uditiva e visiva) da parte di un pubblico anche di disabili, con importanti ricadute sulle loro possibilità conoscitive. Archeologi, storici dell’arte, architetti, urbanisti e scienziati, ai quali spetta il compito di salvaguardare il contenuto della realtà che viene rappresentata e animata, sperimentano vie innovative di ricerca, prima fra tutte la realizzazione di reti museali per creare una comunicazione tra fonti conservate in luoghi diversi, integrando virtualmente ciò che è fisicamente separato. La m. v. si apre così a nuove modalità di presentazione e fruizione delle informazioni, che riguardano oggetti, collezioni, artisti, movimenti culturali, percorsi, città, mentre programmi di simulazione consentono di riprodurre in un sistema artificiale i processi storico-culturali che hanno dato vita a complessi di dati. In tal modo gli studiosi verificano ipotesi e ne formulano di nuove, diversificano i canali di trasmissione delle proprie conoscenze e, coadiuvati da esperti di comunicazione e di scienze cognitive, potenziano l’esperienza audiovisiva per integrare la documentazione, favorire letture trasversali ed evidenziare le reti di relazioni tra le informazioni, con un notevole sforzo interpretativo e ricostruttivo che porta spesso al riconcepimento di spazi e contenuti, come è avvenuto per esempio nel rinnovato Museo Galileo a Firenze. Nel 21° secolo, l’epoca del web interattivo, grazie anche allo sviluppo di piattaforme per applicazioni virtuali come Second life, lanciata nel 2003, le frontiere più spinte della m. v. si rivolgono alla sperimentazione di soluzioni offerte da sistemi di telepresenza, di realtà ampliata, di realtà proiettiva. I fruitori-utenti si immergono nello scenario espositivo, interagiscono con gli oggetti esposti, personalizzano e integrano i propri itinerari, sono presenti anche in molti luoghi contemporaneamente o dialogano e passeggiano con avatar dall’aspetto sempre più naturale.