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musare

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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musare

Alessandro Niccoli

Con il significato di " stare oziosamente a guardare ", " attardarsi ", compare in If XXVIII 43 Ma tu chi se' che 'n su lo scoglio muse [" indugi ", Anonimo; " expectas ", Serravalle], / forse per indugiar d'ire a la pena...?

Ma cfr. il Castelvetro: " ‛ taci '; con ciò sia cosa che D. guardasse e non parlasse " (così anche il Daniello); e il Venturi: " ‛ Andar musando ' vuol dire in lingua corrente ‛ andar investigando ': metafora presa dal bracco che va tracciando col muso in terra "; oppure: " ‛ Musare ' è ‛ far il muso e le labbra d'uom attonito, che guarda o ascolta senza dire ' " (Cesari).

Il vocabolo, diffuso anche nelle parlate dell'Italia settentrionale, con riscontri nel francese antico muser e nel provenzale muzar (Parodi, Lingua 282), dall'originario significato di " tenere fisso il muso su qualcosa " dichiarato dal Varchi (Ercolano, in Opere, II, Trieste 1858, 66) sviluppò l'accezione con la quale compare in Dante. V. MUSA; Musaggio.

Vocabolario
muṡare
musare muṡare v. intr. [etimo incerto; la connessione con muso, anche se poco probabile, ha tuttavia influito in alcuni usi del verbo], ant. – 1. Stare oziosamente a guardare, attardarsi, perdere tempo: Ma tu chi se’ che ’n su lo scoglio...
muṡata
musata muṡata s. f. [der. di muso]. – 1. Colpo dato con il muso: dare una musata. Anche, colpo ricevuto battendo il muso, riferito, in frasi scherz. o fam., anche a persone: nel buio batté una m. contro la porta; sono inciampato e ho dato...
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