musardo
L'aggettivo, tratto dal francese antico musart, " sciocco ", " leggero ", ricorre tre volte nel Fiore (le prime due nella coppia sinonimica ‛ folle e m. '). Benché nessuno dei tre passi trovi corrispondenza nel Roman de la Rose, sono tuttavia visibili precisi riferimenti memoriali al romanzo. Così il rimprovero di Gelosia a Bellaccoglienza, Tu ha' fatta tal fallenza / ch'i' ti tengo per folle e per musarda (XXIII 8), potrà ben ricordare quello che, nella stessa circostanza, Honte rivolge a Dangier: " Tuit cil vos tienent por musart / Qui vos ont trové debonaire " (v. 3704), o anche le parole di Jalosie: " Ja ne verroie passer l'an / Que l'en me tendroit por musarde ", v. 3617 (e " tenir a musarde " è pure al v. 16259).
Il rilievo di Amico sulla Vecchia (s'ella vuol, troppo ti può valere, / chéd ella non è folle né musarda, LII 4; cfr. Roman de la Rose 7399-7400 " La vieille qui Bel Acueil garde / Servez ausinc, que maus feus l'arde ! ") ricorderà quello di Raison su Honte: " E de Dangier neient ne monte / Envers que de ma fille Honte, / Qui les roses defent e garde / Con cele qui n'est pas musarde " (v. 3030), tanto più che anche nel Fiore l'aggettivo si accompagna in rima con guarda (e anzi la somiglianza si estende a tutto il verso: La Vecchia che Bellaccoglienz'ha 'n guarda - " Honte, Qui les roses defent e garde "); e se nel romanzo non ricorre la coppia sinonimica ‛ folle e m. ', vi ricorre però quella antonimica ‛ sage e musart ': " Ce sevent tuit sage e musart: / Qui plus est près dou feu plus art " (v. 2357), luogo che sarà stato presente a D., come appare anche dalla conformità della rima arda (e anzi fuoco l'arda). Cfr. anche CLXVI 14.
M. si trova usato in testi italiani d'influsso francese (tra cui l'Intelligenza, dove però ha il significato di " vile ").