MURANO (lat. Amurianum; A. T., 22-23)
Località della Laguna veneta, che dal dicembre 1923 fa parte del comune di Venezia, a N. di questa città, con cui comunica per mezzo di vaporetti e di barche, posta su 9 isole separate tra loro da un grande canale (che continua quello lagunare dei Marani e viene superato da un lungo ponte) e da rii minori. Poiché le case sorgono per lo più soltanto lungo i canali, mentre il resto è occupato da giardini e orti (coltivati a erbaggi, carciofi, frutta) e i ponti in legno e muratura non sono molto numerosi, essa ci si presenta come una Venezia in uno stato di sviluppo ancora arretrato. La sua fama le deriva, oltre che dai siti pittoreschi e solitarî del paesaggio lagunare, dalle sue fornaci per la lavorazione del vetro, che vi hanno raggiunto il massimo splendore nella prima metà del sec. XVI. Ridotta nei primi decennî dell'Ottocento a grande miseria, è stata risvegliata dal suo letargo a partire dalla seconda metà di quel secolo per la volontà di Antonio Salviati e di altri suoi concittadini, che, riallacciandosi alle nobili tradizioni dell'arte muranese, riuscirono a richiamarla a nuova vita. Esiste ora una diecina di grandi fabbriche (alcune delle quali portano ancora i gloriosi nomi di Barovier, Ferro, Toso, Valmarana), che dànno lavoro a 2000 operai; si producono anche conterie (1929: 15.455 quintali esportati), specchi, cristalli, vetro neutro e (dal 1930) vetri d'ottica per strumenti di precisione. Gli abitanti, che erano appena 3999 nel 1881 sono aumentati nel 1931 a 6987.
Monumenti. - Sulle Fondamenta Marco Giustinian, nel palazzo del vescovo Giustinian, che nel 1659 trasportò a Murano, dall'abbandonata Torcello, la sede arcivescovile, è ora il museo vetrario di capitale importanza per l'arte muranese. Non lungi la basilica di S. Maria, cui nel sec. XII si accoppiò il titolo di S. Donato, è della stessa epoca di quella torcellana del sec. VII, come appare dai residui superstiti dell'abside, sopravvissuti ai rifacimenti del sec. XII e ai rimaneggiamenti posteriori, fino all'ultimo restauro della chiesa nel 1866. È certo una delle più cospicue costruzioni veneto-bizantine del sec. XII, con l'abside esagonale all'esterno a finto porticato a nicchie e colonne binate e sopra galleria ad archi, bellissima per quanto troppo restaurata, e internamente il pavimento a musaico con iscrizione del 1140, e il musaico, tutto oro, con la sottile Madonna orante nel catino dell'abside, e ancone trecentesche e altre pitture molto importanti. Distrutta l'abbazia e la chiesa di S. Cipriano del 1108 (il catino a musaico dell'abside è tutto intero al Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino), restano la chiesa delle monache di S. Maria degli Angeli (soffitto di P. M. Pennacchi e pala del Pordenone) e quella dei domenicani di S. Pietro Martire divenuta la parrocchiale, dell'ultimo quattrocento, restaurata, con il capolavoro del Giambellino Il doge Agostino Barbarigo davanti alla Vergine e altre insigni opere di pitture (Bellini, Agostino da Lodi, Paolo Veronese). (V. tavv. I e II).
Storia. - L'isola fu una delle prime a essere popolate dagli emigrati dal continente al tempo dell'invasione longobarda. Gl'inizî della sua storia sono coevi a quelli dell'isola torcellana, alle cui vicende fu strettamente legata. La decadenza di Torcello contribuì al suo incremento: Murano, formata di due parti divise dal Canal Grande e collegate dal Ponte Lungo, costruito nel 1545, prendeva figura di una Venezia in miniatura, e diventava il desiderato soggiorno estivo del patriziato veneziano, come era stato ospizio di ricchi e preziosi monasteri, a similitudine delle consorelle isole di S. Michele e di S. Cristoforo, insieme congiunte nel 1837. Prima d'essere transitoriamente aggregata nel 1171 al sestiere di S. Croce, era retta, come le altre, da un gastaldo: riacquistata nel 1275 la propria autonomia, fu eretta a podesteria con gli ordini amministrativi comuni a tutte le isole del dogado, con proprî statuti, riformati nel 1502, con i correlativi consigli, e infine con il Libro d'oro della cittadinanza muranese, quasi a garantire l'integrità di quella nobiltà cittadina, che era sorta con faticosa industria di una delle arti più pregiate. L'arte vetraria veneta che tenne il dominio per tanti secoli nei quattro ordini principali di produzione (specchi, vetri soffiati e cristalli, conterie, margaritai e smalti) e, nonostante la concorrenza della produzione boema, per alcuni non ha perduto il primato, per saggio provvedimento del governo fino dal sec. XIII era stata riunita in Murano, soprattutto per accordare a essa libertà di sviluppo e sottrarla alla gelosa e interessata curiosità dello straniero. Colà poteva vivere in un'atmosfera d'arte, profusa nei templi e nei palazzi, dalla chiesa di S. Maria e S. Donato a quella di S. Pietro martire, dal palazzo Gradenigo a quelli Da Mula, Trevisan e Cappello, accanto agli orti, che formavano la delizia dei riposati convegni di letterati ed eruditi, che favorivano il moltiplicarsi delle accademie, così come per gli studî teologici il seminario veneziano era stato ospitato nella pace di quest'isola. Nei tempi moderni, attenuata in buona parte la sua attività industriale, distrutte anche le delizie degli orti, diroccati in parte gli antichi palazzi, aggregata a Venezia, perdeva con la diminuzione della popolazione rispetto all'antico quell'attrattiva sentimentale che tuttavia conserva per il rinvigorimento di alcuni rami dell'arte vetraria.
Bibl.: M. Fanello, Notizie storico-geografiche di Murano, Venezia 1797; Saggio storico-geografico di Murano, Venezia 1797; Saggio storico-critico dell'unione della città di Murano e quella di Venezia, Venezia 1816; N. Erizzo, Statuto della comunità di Murano pubbl. il 25 dicembre 1502, Venezia 1859; F. Pellegrini, Gli orti di Murano, Venezia 1862; V. Zanetti, Guida di Murano, e delle sue celebri fornaci vetrarie, Venezia 1866; id., Correzioni, rettifiche e giunte alla guida di Murano e delle celebri sue fornaci vetrarie, Venezia 1880; G. Lorenzetti, Guida di Venezia e dei dintorni, Milano 1922: id., Venezia e il suo estuario, Milano e Roma 1926.