MUNIZIONI (XXIV, p. 29)
Munizioni in generale e munizioni terrestri. - Dopo la prima Guerra mondiale, studî e ricerche, tesi al miglioramento delle munizioni, si sono prefissi: per le armi portatili: di aumentarne le qualità balistiche, di dotarle di proietti perforanti, di agevolare l'osservazione del tiro; per le artiglierie: di aumentarne il raggio d'azione e semplificarne il munizionamento ordinario.
Armi portatili. - La forma affusolata dei proietti ha migliorato le qualità balistiche delle armi. La Germania ha impiegato il proietto SS (iniziale della parola spitz, punta), a punta molto acuminata, alquanto più leggero del precedente cilindro-ogivale, costituito da piombo con rivestimento di acciaio placcato di maillechort, raggiungendo velocità iniziali dì 785 m/sec. La Francia ha adottato il proietto D (dal nome dell'inventore, gen. Deloye) detto anche biogivale che ha forma simile a quella di un sigaro avana ed è costituito da una lega di rame (tombacco) senza incamiciatura, realizzando col fucile Lebel una velocità iniziale di 700 m/sec. di fronte a quella di 650 m/sec. che si aveva col proietto cilindro-ogivale. In Italia, con la trasformazione della mitragliatrice mod. 14 al calibro 8, fu possibile adottare una cartuccia con proietto a punta e fondello rastremato.
Per la perforazione, alle piccole distanze, di scudi o corazze di spessore limitato, sono stati costruiti proietti costituiti da un nucleo interno appuntito di acciaio temprato, da una piccola parte di piombo per completare il nocciolo e da un rivestimento.
Per facilitare l'osservazione e l'aggiustamento del tiro sono stati adottati proiettili di aggiustamento che contengono in ogiva una speciale miscela che esce dall'incamiciatura per effetto dell'urto della pallottola e produce una nuvoletta bianco-azzurrina visibile fino a 1500 ÷ 2000 m.
Benché proscritti dalla Convenzione di Ginevra sono stati impiegati proiettili esplodenti che scoppiano in seguito ad urto. Un tipo di tali proietti consta di un bossoletto cilindro-ogivale, che forma l'incamiciatura della pallottola, con due nuclei di piombo alle due estremità. Nell'interno del proietto, verso la parte anteriore, vi è un cilindretto di esplosivo (polvere nera compressa con un po' d'alluminio) in fondo al quale è collocato l'innesco di fulminato di mercurio. Dietro a questo ed a contatto di esso ve ne è un secondo più piccolo che porta un percussore di acciaio che provoca lo scoppio al momento dell'urto.
Durante l'ultima guerra sono state adoperate - intercalandole con le cartucce comuni - anche pallottole esplodenti a tempo (a circa 200 ÷ 300 m. dall'arma), nonché pallottole luminose, incendiarie e fumogene incendiarie.
Artiglierie. - Per aumentare il raggio d'azione delle bocche da fuoco, gli studî e le esperienze si sono sviluppati nella ricerca di forme di ogive e di fondelli più idonee alla penetrazione nell'aria (affusolamento e rastremazione). La semplificazione del munizionamento ordinario si è raggiunta adottando due soli tipi di proietto: la granata di grande gittata, con spoletta a doppio effetto (a d. e.), di ottima forma esterna e adatta a resistere alle maggiori pressioni (quindi destinata a raggiungere, con buona precisione, le maggiori gittate consentite da ciascuna arma); la granata di grande efficacia, di maggiore capacità interna della precedente, da impiegare, date le pareti più sottili, con pressioni di regime più basse.
Per ottenere, poi, una sufficiente efficacia, con i piccoli calibri, contro i carri armati, sono stati costruiti proietti esplodenti perforanti, che sfruttano il principio della "carica cava" (v. bomba, in questa App.). Per le artiglierie contraerei sono state impiegate solo granate (dirompenti o non) con spoletta a tempo (picrica o meccanica).
Un caratteristico tipo di proietto è la granata contraerei da 20 mm., tracciante e scoppiante, autodistruggente. È munita di spoletta ultra-sensibile, capace di funzionamento istantaneo anche all'urto contro bersagli di piccola resistenza. L'autodistruzione è comandata da una miccia a tempo che si accende alla partenza del colpo e che incendia la sostanza tracciante. Se il proietto non colpisce il bersaglio, il tracciatore dà fuoco alla carica di scoppio dopo una durata di 6 ÷ 7 secondi impedendo in tal modo che il proietto ricada integro al suolo.
Quasi tutte le bocche da fuoco adottano oggi, per la molteplicità delle cariche, proietti separati dal bossolo, ad eccezione di quelle (controcarri e contraerei) il cui impiego deve essere caratterizzato da celerità di tiro.
Spolette. - Anche nel campo delle spolette si sono adottati, dopo la prima Guerra mondiale, dispositivi tali da permettere di predisporle a volontà, prima del tiro, per il funzionamento istantaneo, ordinario o ritardato. In quelle a tempo, la spoletta meccanica (a movimento di orologeria) ha consentito, specie per il tiro contraerei, regolarità di funzionamento per la sua indipendenza dalle condizioni atmosferiche, che incidevano notevolmente sulle spolette ordinarie a miccia.
Una vera rivoluzione è stata determinata dalla radiospoletta (gli Inglesi la chiamano "proximity fuse", spoletta di vicinanza, e gli Americani "variable time fuse", spoletta a tempo variabile). Essa funziona come una piccola stazione radio trasmittente-ricevente. Quando il proietto è lanciato, il trasmettitore comincia ad emettere un segnale elettromagnetico di elevata frequenza che si propaga nello spazio e che viene riflesso da eventuali ostacoli incontrati e captato dal ricevitore. In prossimità del bersaglio, la variazione di intensità e di tono che subisce il segnale riflesso rispetto a quello emesso provoca l'esplosione. Una radiospoletta comprende essenzialmente: l'apparato trasmittente-ricevente, un radiatore (antenna, che può essere costituita dal corpo stesso del proietto), una batteria di accumulatori o un piccolo generatore azionato da una turbinetta a vento, dispositivi di sicurezza atti ad evitare il funzionamento della spoletta prima che il proietto abbia percorso una certa distanza, eventualmente dispositivi di autodistruzione. L'impiego della radiospoletta rende l'area utile del bersaglio molto più grande di quello che sia geometricamente (nel caso degli aerei non meno di 50 volte) riducendo il tiro a tempo ad un tiro a percussione. È stato constatato che nel tiro contraerei le radiospolette consentono di ottenere in media, a pari numero di colpi sparati, una cifra di abbattimenti circa tre volte superiore alle spolette a tempo.
Le radiospolette sono costose e di difficile fabbricazione dato che l'apparecchiatura deve avere minime dimensioni d'ingombro. Le prime radiospolette furono costruite nel 1941. Nel 1943 e 1944 ne furono prodotti 10 milioni di esemplari. Ne furono studiate per proietti rotanti e non rotanti. Nelle prime l'alimentazione è spesso ottenuta con un accumulatore secco, in cui l'elettrolito contenuto in una capsula viene sparso al momento del lancio giovandosi della rotazione del proietto; nelle altre (per bombe e razzi d'aeroplano, proietti di mortaio) è ottenuta con piccole turbine a vento ruotanti a 30 ÷ 40.000 giri al minuto.
Poiché la radiospoletta può presentare funzionamento irregolare che la porta ad esplodere prima o dopo del necessario, è stata adottata dagli S.U., per le granate-razzo da 115 mm., una spoletta ottica che risulta essenzialmente costituita da una lente toroidale, una cellula fotoelettrica, un amplificatore ed un relais ad inerzia tarata. La lente raccoglie luce lungo tutta la sua superficie circolare, secondo un angolo solido di pochi gradi di apertura (il cui asse forma un opportuno angolo con l'asse del proietto) e la convoglia sul catodo della cellula fotoelettrica. L'amplificatore è realizzato in modo da fornire una corrente praticamente trascurabile finché l'intensità di illuminazione della cellula si mantenga costante o varî con lentezza, indipendentemente dal suo valore medio. Quando, per l'avvicinarsi del proietto al bersaglio, si verifica una brusca variazione dell'intensità di illuminazione, l'amplificatore fornisce una corrente di intensità sufficiente a provocare l'ignizione di una capsula elettrica e, tramite il detonatore, l'esplosione del proietto. Il relais ad inerzia tarata provvede a far avvenire l'esplosione con il ritardo di tempo necessario per ottenere il massimo effetto, dato che la spoletta ottica "avvista" il bersaglio con anticipo. L'energia necessaria al funzionamento è fornita da una batteria che viene attivata dalla concussione di partenza.
Munizioni navali. - Durante la seconda Guerra mondiale e negli anni immediatamente precedenti le munizioni navali hanno subìto migliorie e modifiche intese specialmente ad aumentarne l'efficacia e a renderne possibile ed agevole la produzione anche in quei paesi nei quali vi era difficoltà di approvvigionamento di taluni materiali essenziali per la loro costruzione.
Il proietto. - Gli studî sperimentali intesi ad aumentare l'efficacia dei proietti perforanti nell'urto obliquo hanno portato ad accentuare la tendenza già esistente di aumentare il peso del cappuccio. Nelle più recenti costruzioni italiane esso raggiunse il 16% del peso totale del proietto. Studî condotti in Italia immediatamente prima della seconda Guerra mondiale hanno consentito di sostituire, nella costruzione dei proietti di medio calibro, gli acciai quaternarî (al Cr-Ni-Mo), reputati fino a quel tempo indispensabili per la costruzione di efficienti proietti perforanti, con acciaî al cromo-silicio di agevole produzione.
Nessun sensibile progresso hanno fatto i proietti dirompenti. Il rame, nei paesi nei quali scarseggiava, fu spesso parzialmente o totalmente eliminato nelle corone di forzamento, allestendo queste con bandelle bimetalliche, ovvero con altro materiale (in genere ferro puro).
Il bossolo. - Sempre a causa della carenza di rame, in molti paesi si sono sostituiti i bossoli di ottone con bossoli di acciaio opportunamente protetti contro gli agenti chimici.
L'esplosivo. - Allo scopo di ridurre il fenomeno dell'erosione, di aumentare la stabilità degli esplosivi di lancio e di semplificare e abbreviare la produzione, furono, in quasi tutte le Marine, parzialmente o completamente sostituiti gli esplosivi di lancio a solvente volatile, generalmente usati fino alla fine della prima Guerra mondiale, con esplosivi a solvente solido per la cui fabbricazione si sfruttò il potere gelatinizzante-raffreddante e stabilizzante della dietildifenilurea (centralite) ovvero, talvolta, quello di sostanze di natura e comportamento analoghi. In particolare in Italia furono adottati i tipi NAC di fabbricazione Nobel ed il tipo FC4 (nel quale sono presenti anche ftalide e vasellina).
La difficoltà di approvvigionamento di glicerina e di "linters" di cotone, materie prime indispensabili per la produzione degli esplosivi di lancio, ha indotto alla ricerca di succedanei appropriati. In Italia al posto della glicerina furono usati il dinitrodiglicole e il nitrometriolo, mentre la cellulosa arborea sostituì i "linters" di cotone. Come esplosivi di scoppio, oltre al tritolo ed all'acido picrico, vennero usati, specie per le munizioni di largo consumo, esplosivi derivati da miscele di nitrato ammonico con esplosivi ad elevato potere dirompente, quali pentrite (tetranitropentaeritrite) e il T4 (trimetilen-trinitro-ammina).
Artifizî di accensione. - In relazione allo sviluppo dell'offesa aerea acquistò grande importanza il problema delle spolette a tempo, che, abbandonati i vecchi tipi a miccia (spolette piriche), furono quasi ovunque a orologeria (spolette meccaniche); verso la fine del conflitto furono adottate per i proietti controaerei le radiospolette (v. sopra).
Munizioni per aerei (XXIV, p. 39). - Sotto questa denominazione si comprendono i proiettili a nastro o a caricatore per le armi automatiche di bordo (mitragliatrici e mitragliere), le bombe di piccolo calibro, gli spezzoni incendiarî e le bombe illuminanti. Si considerano invece armi a sé stanti le bombe di grosso calibro, le armi a reazione, i siluri, per le quali v. in questa App. le relative voci. Il munizionamento delle armi automatiche di bordo e delle armi individuali ha risentito i perfezionamenti delle identiche armi di impiego terrestre.