MUNDIGAK
Località dell'Afghanistan, a N di Kandahar, in una vallata parallela a quella dell'Arghandab. La Mission Archéologique Française des Indes, diretta dal Casal, ha condotto a partire dal 1951 campagne di scavo su alcune montagnole artificiali.
Lo scavo principale (Tepe A) mostra negli strati più profondi, finora saggiati solo con una trincea stratigrafica, insediamenti di tipo nomadico o semi-permanente, con scarsa ceramica. A partire dal II strato appaiono strutture in terra cruda, mentre già dal III si trovano usati i mattoni crudi. Il IV livello ha restituito il primo sigillo, in steatite, piatto e a decorazione geometrica. Il V strato si è potuto datare col metodo del carbonio 14 al 2625 ± 300, confermando così la data dei primi stanziamenti agli inizî del IV millennio. Nel VI strato appaiono i primi frammenti di rame o bronzo, e comincia a svilupparsi una ceramica fine, per ora assai rara, con pasta camoscio o rosata, ingubbiata o meno di bianco o camoscio, con decorazione dipinta in bruno scuro. Nel VII strato nella ceramica accanto a motivi geometrici (scaletta), che richiamano lo stile di Quetta e diventeranno assai più frequenti in seguito, appaiono temi naturalistici. Nell'VIII strato appare il primo "bicchiere da cognac". Gli edifici intravvisti con questi saggi hanno tutti carattere privato. Nel X strato la sommità intera del monticello è occupata da un edificio di carattere pubblico (religioso?), con un massiccio che si sviluppa da E ad O, caratterizzato sulla facciata N da colonne di m 1,35 addossate alla parete e sormontate da una banda di merli a triplice gradino. Davanti si articolano corridoi d'accesso e corti, a S si sviluppa una fitta rete di magazzini profondi, accessibili dall'alto, degradanti sul pendìo. Tutta la struttura è in mattoni crudi, con facciate intonacate e dipinte in bianco e rosso. Sul Tepe B gli strati omologhi, di abitazioni private, sono pure caratterizzati da una ceramica fine, camoscio chiaro, che impiega sulla forma del bicchiere da cognac motivi di capridi (che ricordano tipi di Kulli) e di fogliame (comune nella valle dell'Indo). Le altre forme invece recano una decorazione geometrica che le accomuna a località dell'India, Belucistan, Iran (Sur Jangal, Tepe Hissar, Tepe Siyalk). Verso la fine del III millennio assistiamo ad un brusco e contemporaneo abbandono del Tepe A e B. Sul primo tepe il monumento a colonne viene soffocato da massicce strutture in mattoni crudi, che creano una piattaforma a mezzo tronco di piramide. Un sigillo si confronta con altri di Tepe Hissar II A. Si trova ora una ceramica più rude nella pasta, steccata su ingubbiatura fine dello stesso colore, con decorazione geometrica minuta, in genere violacea su fondo rosso vivo. Un tipo più grossolano è associato ad un rifacimento non sostanziale del monumento, insieme a tipi di Periano Ghundai.
Segue un lungo periodo di abbandono, con insediamenti semitemporanei, caratterizzati da ceramica sfumata in grigio a decorazione geometrica viola, rosso vivo, bianco. Sopra un radicale rilivellamento del terreno sorgono costruzioni in fango misto a paglia triturata (kāgell) che si identificano con granai: dapprima a cellette, poi a grandi silos, poi con giare di cotto interrate. In quest'ultima fase la ceramica grigia o bruno-grigia è semplicemente steccata, talora solo sugli orli, e i tipi di granaio ricordano quelli di Harappa. Le condizioni di vita si fanno malsicure, e viene edificata una torre-fortino esagonale: una punta di freccia trilobata potrebbe risalire all'inizio del I millennio. Si diffonde parallelamente una ceramica a pasta più argillosa, color rosso-arancio.
Fondamentale è lo scavo di M. per collegare, fra l'Età del Bronzo e la prima Età del Ferro, le civiltà di questo orizzonte già conosciute nel Mekran, valle dell'Indo e Belucistan, attraverso il territorio afghano, che già in quest'epoca doveva trovarsi nella sua tipica posizione di crocevia di civiltà.
Bibl.: J. M. Casal, in Arts Asiatiques, I, 1954, pp. 163-178; id., Fouilles de M., Parigi 1961.