ANAND, Mulk Raj
Romanziere e critico indiano, nato a Peshawar il 12 dicembre 1905. Ha compiuto gli studi al Khalsa College (Amritsar), alla Punjab University (1921-24), all'University College di Londra (1926-29) e all'università di Cambridge. Dopo aver preso parte alla guerra civile spagnola nelle file della Brigata Internazionale, ha soggiornato per lunghi periodi in Francia, Germania, Austria e Belgio, venendo a contatto con vari circoli letterari e autori quali T. S. Eliot, H. Read, B. Dobrée, H. Laski, L. Woolf. Narratore eclettico e fantasioso, è unanimemente considerato (con R. K. Narayan e R. Rao) uno dei maggiori scrittori indiani in lingua inglese del nostro secolo.
La sua vasta produzione − oltre quaranta titoli − spazia dalla narrativa alla saggistica sull'arte figurativa, la filosofia e la cultura indiane, alla critica letteraria. A parte certa sua produzione giovanile in versi scritta in lingua punjabi e urdu, la reputazione letteraria è affidata alla narrativa. Fra i suoi romanzi più importanti: Untouchable (1935), Coolie (1936), Two leaves and a bud (1937), la trilogia The village (1939), Across the black waters (1940), The sword and the sickle (1942), e The morning face (1968); tra i racconti, le raccolte The barber's trade union and other stories (1944), Reflections of the golden bed (1954) e The power of darkness (1966).
Il segreto del fascino della sua narrativa è nascosto forse nella capacità quasi istrionica di descrivere in modo realistico e talvolta quasi brutale personaggi di ogni età, levatura culturale ed estrazione sociale. A., inoltre, mostra una impareggiabile capacità nel rendere familiari al lettore occidentale problemi, esperienze, abitudini e costumi tipici della sua terra. La vita dei villaggi, la spaventosa povertà della gente, il ferreo ordinamento sociale basato sulla differenza di casta, lo sfruttamento dei colonizzatori inglesi prima e successivamente dei 'nuovi padroni' indiani, la corruzione, le superstizioni e i tabù, sono presentati e descritti con rara potenza.
Nell'attento dosaggio degli elementi narrativi, gran peso assume la costante interazione di espressioni e termini indiani e lingua inglese. Ne vien fuori un linguaggio talora ibrido e pittoresco ma sempre colorito, essenziale, icastico, dalle venature dickensiane. Vari critici hanno rimproverato al romanziere l'uso insistito in alcuni romanzi (specie in Coolie e Untouchable) di teorizzazioni in linea con l'ideologia marxista. Oggi questo giudizio sembra aver ceduto il posto a una visione più globale della sua opera e si è giunti a considerare A. − per la dirittura morale e per il costante interrogarsi sul destino dell'uomo, sul mistero della morte e del creato − il 'discepolo ideale', l'erede spirituale di Tagore, il 'profeta di un nuovo umanesimo' capace di fondere mirabilmente i contributi spirituali migliori dell'Oriente e dell'Occidente.
Bibl.: J. Lindsay, The elephant and the lotus: a study of the novels of Mulk Raj Anand, Bombay 1965; D. Riemenschneider, An ideal of man in Anand's novels, ivi 1967; M. Berry, Mulk Raj Anand: the man and the novelist, Amsterdam 1971; M. Mukerrjee, The twice-born fiction, Nuova Delhi 1971; A. V. Krishna Rao, The IndoAnglian novel and the changing tradition, Mysore 1972; K. Nicholson, A presentation of social problems in the Indo-Anglian and the Anglo-Indian novel, Bombay 1972; K. N. Sinha, Mulk Raj Anand, New York 1972; M. K. Naik, Mulk Raj Anand, Nuova Delhi 1973; H. Moore Williams, Studies in modern fiction in English, Calcutta 1973; G. S. Balarama Gupta, Mulk Raj Anand: a study of his fiction in human perspective, Bareilly 1974; U. Parameswaran, The study of representative Indo-English novelists, Nuova Delhi 1976; M. R. Anand, The making of an Indian-English novel: Untouchable, in N. Chaudhury, The eye of the beholder, Londra 1983.