MUBĀRAK, Muḥammad Ḥusnī
Militare e uomo politico egiziano, nato a Kafr al-Muṣaylḥa, nel governatorato di al-Manūfiyya’, il 4 maggio 1928. Comandante in capo dell’aviazione (1972), vicepresidente di Muḥammad Anwār al-Sādāt dal 1975, dopo l’assassinio di quest’ultimo (1981) gli successe alla presidenza della Repubblica (con la ratifica di un referendum popolare) e alla guida del Partito nazionale democratico.
Il suo governo promosse un graduale riavvicinamento dell’Egitto ai Paesi arabi e, interlocutore privilegiato degli Stati Uniti, svolse un’importante attività diplomatica nelle numerose crisi politiche e militari che attraversarono il mondo arabo negli anni Ottanta e Novanta. Rieletto presidente in tutte le successive tornate elettorali, M. accentuò nel corso degli anni Novanta la politica repressiva per stroncare l’intensificata azione terroristica dei gruppi integralisti islamici che attentarono in più occasioni alla sua stessa vita.
Sul piano internazionale M. continuò a promuovere il ruolo di mediazione dell’Egitto nell’ambito del conflitto mediorientale, contribuendo ai negoziati che sfociarono negli accordi del 1993 e del 1999 fra Israele e OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Dopo l’attentato alle Twin Towers di New York (sett. 2001), garantì il sostegno dell’Egitto alla lotta contro il terrorismo, ma dovette fronteggiare il riacutizzarsi dell’opposizione integralista, in particolare quella dei Fratelli musulmani, soprattutto dopo i bombardamenti sull’Afghānistān, la recrudescenza degli scontri in Palestina e la guerra contro l’Irāq.
Nel gennaio 2011 le proteste delle opposizioni contro la corruzione e la politica autoritaria del governo si tradussero in imponenti manifestazioni di piazza che interessarono tutto il Paese e in febbraio M. fu costretto a dimettersi. Accusato di omicidio plurimo per aver ordinato di sparare sui manifestanti durante le proteste popolari, nel 2012 M. fu condannato all’ergastolo. Annullata la sentenza per questioni procedurali (2013), M. fu successivamente prosciolto (2014), ma nel giugno 2015 la Corte di cassazione annullava il verdetto di assoluzione e decideva l’istruzione di un nuovo processo.