MOZIA (XXIII, p. 998)
Le conoscenze sull'insediamento fenicio di M. sono grandemente aumentate a seguito degli scavi effettuati negli anni recenti. Una missione inglese, diretta da B. S. J. Isserlin, ha lavorato dal 1961 nella zona della porta meridionale e del kothon; una missione italiana, diretta da V. Tusa e A. Ciasca, ha lavorato dal 1964 nella zona del tofet, del "Cappiddazzu" e dell'abitato. Particolare importanza hanno le scoperte del tofet, consistenti anzitutto in circa mille stele figurate, databili tra il 6° e il 5° secolo a.C.: per la ricchezza inusuale delle immagini umane, per la singolare tendenza alla schematizzazione e all'astrazione, per l'alto livello tecnico, per l'autonomia frequente nella concezione e nella realizzazione, le stele costituiscono una delle maggiori scoperte sull'arte fenicio-punica. Alcune maschere femminili e una virile in terracotta, molte figurine campanate al tornio e vari oggetti di arte minore completano i ritrovamenti, indicando in M. un centro artigianale di primaria importanza, punto d'incontro e d'irradiazione nell'area mediterranea, ricettivo e insieme creativo di correnti artistiche, pressoché non alterato dal vicinissimo mondo greco di Sicilia.
Vedi tav. f. t.
Bibl.: V. Tusa, A. Ciasca e altri, Mozia I-VIII, Roma 1964-73.