Mozi («Libro del maestro Mo»)
(«Libro del maestro Mo») Opera cinese che costituisce il corpus testuale della scuola di Mo (Mojia), uno dei primi e tenaci antagonisti di Confucio (➔ Mozi). Fondata la scuola nel tardo 5° sec. a.C., Mozi raccolse attorno a sé un variegato cenacolo di adepti, prevalentemente insegnanti, artigiani e semplici soldati, attivo sin verso la fine del 3° sec. a.C., quando si divise in gruppi dai differenti orientamenti. L’opera consta di 71 capp. (pian), di cui 18 andati purtroppo perduti. Secondo Angus C. Graham, è divisibile in sei sezioni: dialoghi e saggi miscellanei (capp. 1-7); saggi sulle dottrine fondamentali della scuola (capp. 8-37); una refutazione delle dottrine dei seguaci di Confucio (rujia; capp. 38-39); saggi su questioni di logica, etica, geometria, ecc., che in parte costituiscono il cosiddetto Mojing («Canone del maestro Mo»; capp. 40-45); alcune raccolte di dialoghi fra Mozi e diversi interlocutori (capp. 46-51); saggi sull’arte militare e in partic. sulle tecniche difensive (capp. 52-71). Nessuna parte del testo può essere ascritta alla diretta mano di Mozi, sebbene l’opera conservi fedelmente il tenore delle dottrine della scuola, che finì con il tramontare nel corso del 2° sec. a.C. Il testo completo dell’opera fu quasi ignoto agli eruditi dell’epoca Tang-Ming (secc. 7°-15°), essendo stato di fatto soppiantato da un’altra versione, formata dai primi 13 capp. divisi in 3 juan, e corredata di un commentario di Yue Tai (risalente forse al 6° sec. d.C.). Nonostante ciò, il M. si preservò nella forma a noi giunta nel Canone taoista (Daozang), una raccolta di scritture completata definitivamente durante il regno di Zhengtong (1436-50). Da questa edizione derivò gran parte delle successive edizioni moderne, fra cui quella di Tang Yaochen, datata 1553. Infine, va ricordato anche un minuto frammento manoscritto del cap. 70, rinvenuto in una tomba della provincia dello Shandong risalente alla fine del 2° sec. a.C.