MOZARABI
. Nome di origine piuttosto letteraria che popolare, col quale si designano i cristiani della Penisola Iberica i quali sotto il dominio musulmano assunsero come proprî alquanti caratteri della civiltà araba; il vocabolo (spagnolo mozárabes, dall'arabo musta ‛ribah) significa appunto "arabizzati". La condizione dei cristiani di Spagna sottomessi dagli Arabi non differì in genere, sul principio, da quella degli altri cristiani sudditi dei califfi in Mesopotamia, Siria, Egitto: essi godevano, infatti del libero esercizio del loro culto, pure appartenendo politicamente a una categoria inferiore, esclusa da ogni partecipazione al governo. Nella pratica, in Spagna come altrove, i cristiani come d'altra parte gli ebrei, rimasero a lungo in qualità d'impiegati dell'amministrazione dello stato, sì da poter esercitare, sia pure indirettamente, un notevole influsso politico. Maggiore di gran lunga fu tuttavia, specialmente da principio, l'influsso culturale; sennonché a poco a poco, con lo svilupparsi della civiltà islamica, le parti s'invertirono, e furono i cristiani ad assorbire e assimilare elementi arabi. Se il processo di arabizzazione non fu completo, come tra i cristiani dell'oriente islamico, ciò fu dovuto al non essere mai venuta meno la continuità territoriale, e quindi la possibilità di relazioni, con la cristianità europea. Ciò nonostante i mozarabi assunsero come lingua culturale (talora anche come lingua d'uso, creandosi una vera e propria bilinguità) quella dei dominatori, onde sorse una caratteristica letteratura arabo-cristiana di Spagna, e l'uso dell'arabo s'introdusse perfino nella liturgia ("rito mozarabico"). Questo influsso arabo sulla vita e sui costumi dei cristiani di Spagna non cessò neppure con la riconquista: per lungo tempo, sotto i re di Castiglia (analogamente a quanto si constata in Sicilia sotto i Normanni) l'arabo prevalse, sia negli atti pubblici sia nell'uso privato, sul latino e sul volgare; l'arte araba continuò a essere coltivata con intensità, servendo perfino alla produzione di oggetti destinati al culto cristiano. Soltanto con la definitiva espulsione degli Arabi dalla Spagna, alla fine del sec. XV, il carattere arabo del cristianesimo spagnolo si attutì e venne meno.
Nell'arte sacra i mozarabi conservarono tenacemente le tradizioni visigotiche, mescolate con influssi dello stile cordovano (arco a ferro da cavallo; capitelli con elementi visigotici, bizantini e arabi; intagli in pietra che ricordano quelli in legno delle popolazioni germaniche). Caratteri mozarabici si notano pure in manoscritti, in reliquiarî e in altri oggetti liturgici spagnoli dal sec. IX al XI. I monumenti mozarabici più importanti sono le chiese di San Miguel del Escalada, di Santa Maria de Lebeña, di San Millán de la Cogolla e di San Baudel de Berlanga; quest'ultima con pitture murali che dimostrano l'importanza dell'influenza orientale.
Per quanto concerne il rito mozarabico, v. canto: Canto liturgico, VIII, p. 792.
Bibl.: F. J. Simonet, Historia de los mozárabes de España, Madrid 1903; A. González Palenca, Los Mozárabes de Toledo en los siglos XII y XIII, Madrid 1926-1930, voll. 4 (importantissima raccolta di documenti giuridici in arabo, con ampia introduzione e illustrazione); E. Levi-Provençal, in Enc. de l'Islam, IV, Leida 1932, p. 659 (con ulteriore bibliografia); M. Gómez Moreno, Iglesias mozárabes, Mdarid 1919.