MOTOORI Norinaga
Il più grande dei wagakusha (v. giappone: XVII, p. 49). Nacque a Matsuzaka (prov. Mie) nel 1730 da un medico, e, in ossequio al desiderio materno, dopo aver studiato medicina a Kyōto, l'esercitò nel paese natio. Verso i trent'anni, lette per caso le opere di Kamo Mabuchi, e scoperta in esse la sua vocazione, si diede a quegli studî che dovevano dargli, con la gloria, l'ammirazione e la riconoscenza dei posteri. Morì nel 1801.
Allievo di Mabuchi fu egli solo nel senso che ne studiò profondamente le opere ed ebbe carteggio continuo con lui, dal quale ricevette, forse, anche l'idea d'intraprendere lo studio critico del Koijki (v.), studio che doveva, poi, occupare trent'anni della sua vita e fruttare il Kojiki-den (Commento al Kojiki), l'opera sua massima, monumento insigne di filologia e d'archeologia indigena. La lingua nazionale fu anche, in numerosi trattati (Moji-goe no kana-zukai, 1771; Kanji San-on-kō, 1785, Kotoba no tama no wo, 1779; Tama no arare, ecc.) oggetto del suo studio, ma il principale suo titolo di merito riposa sul commento critico della vecchia letteratura. M. contribuì molto ad affrancare il suo paese dall'influenza morale e intellettuale che la Cina vi esercitava, con un movimento di rivalutazione degl'ideali e delle tradizioni nazionali. I suoi studî sull'antica religione, lo scintoismo, rimisero questo in auge e prepararono gli animi a quella rivoluzione che, mezzo secolo dopo la sua morte, doveva restituire il potere effettivo, fino allora usurpato dagli shōgun, all'imperatore. M. fu prosatore e poeta sommo. Le sue opere sono scritte in una lingua purissima, con uno stile, perfezionamento di quello arcaicizzante (wabun), inaugurato da Mabuchi, che ebbe molti imitatori.