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MOTIVO

di Gastone ROSSI-DORIA - Enciclopedia Italiana (1934)
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MOTIVO (dal lat. motus)

Gastone ROSSI-DORIA

Voce che nella terminologia musicale corrisponde propriamente al nucleo (melodico, o armonico, o ritmico o timbrico o - come quasi sempre si dà - e melodico e armonico e ritmico e timbrico insieme) dell'idea che si svolge in una frase o in una dialettica tematica; p. es., nel tema

l'impianto (melodico, armonico e - intimamente - anche ritmico) è detemminato secondo la struttura del nucleo A (misure 1-2) che prende quindi il posto di motivo. Se, infatti, analizziamo il tema, troviamo che melodicamente la cellula di A

si riproduce nella cellula di A′ (mis. 2-3) e suggerisce quella del contromotivo B (mis. 3-4)

Inoltre troviamo che armonicamente (e ritmicamente, ché i due elementi s'ingenerano l'un l'altro) l'affermazione della tonica, confermata dall'iterazione in A′, determina per forza sintattica la contrapposizione - analogamente iterata in B (mis. 4-5) - della quinta.

Ma, beninteso, il valore poietico, generatore, del motivo può esercitarsi in un processo ideale e più intimo, tale - cioè - da non comportare necessariamente anche una'esplicazione continua di ogni derivazione e associazione di idee e di moti, quale s'è vista nel precedente esempio. Tale rigorosa esplicazione è però voluta dal concetto tecnico, scolastico di motivo. È così che a rigore non è lecito vedere sviluppo o conseguenza di un motivo se non dove questo motivo riproduca almeno gli elementi (anche soltanto i melodici, o i ritmici, ecc.) della sua cellula; qualora tale riproduzione non avvenga, si annunzierà la comparsa di altri motivi. E, del resto, va pur riconosciuto che se un moto, un'idea, nascono da moti e idee anteriori e fondamentali e ne sono quindi conseguenze e singole determinazioni, non per questo essi saranno meno nuovi e ormai autonomi. Da questo la possibilità, di cui l'uso si giova, di considerare come motivi non soltanto i nuclei delle idee da cui prende le mosse il discorso musicale, ma anche quelli di tutte le idee, di tutti i movimenti per i quali il discorso si snoda. In questo piano, il motivo non è considerato tanto nella proprietà generante quanto in esso stesso, nella sua immediata figura, e finisce infatti con l'identificarsi, sia pure illecitamente, con la figura stessa. Sì che è anche frequente la denominazione di "motivo a crome, o a terzine" invece di "gruppo di crome, o di terzine" come pur vorrebbe il concetto proprio di motivo come nucleo primo e generatore.

In altre accezioni, entrate nell'uso ma assolutamente inaccettabili per l'improprietà e l'ambiguità, il termine motivo viene identificato con quelli di Soggetto (nella composizione contrappuntistica) di Tema (nella sonata e derivati) di Leitmotiv (Grundthema secondo il termine proposto da R. Wagner), i quali soggetti, temi, ecc., sono non già nuclei, come i motivi, ma organismi complessi e differenziati, dei quali il motivo (come s'è detto secondo V. D'Indy) è il primo germe, o cellula. A maggior ragione va assolutamente respinta, poi, l'accezione di motivo come melodia, la quale è una frase compiuta.

Vocabolario
motivo²
motivo2 motivo2 s. m. [uso sostantivato dell’agg. prec.; cfr. movente]. – 1. Stato d’animo, convinzione intellettuale, principio morale e sim. che, influendo sulla volontà, spinge ad agire in un determinato modo o a compiere una determinata...
motivo¹
motivo1 motivo1 agg. [dal lat. tardo motivus, der. di movēre «muovere» attrav. il part. pass. motus]. – Atto a muovere o a esser mosso. È voce rara e ant., viva solo nell’espressione del linguaggio giur. errore m., errore che, consistendo...
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