MOSHEH ibn ‛Ezrā (Abū Hārūn Musà b. Abī Isḥāq)
Poeta e filosofo ebreo, nato a Granata verso il 1060, morto verso il 1140. Compose numerose poesie ebraiche, religiose e profane. Larga diffusione ebbero le sue poesie religiose, e particolarmente quelle penitenziali (sĕlīḥōt), che gli valsero l'epiteto di ha-sallāḥ o hasalḥan (autore di sĕlīḥōt); in esse si riflette spesso il suo senso pessimistico della vita, dovuto probabilmente ai dolori e alle disavventure che lo amareggiarono. Di gran lunga più notevoli sono però le sue poesie profane, imitanti modelli arabi nella forma metrica, nella scelta degli argomenti e nel modo di trattarli, nelle immagini e nel linguaggio poetico, e segnalate per una limpida freschezza e un'elegante armonia che fanno di lui uno dei primissimi, e forse il primo senz'altro, fra i poeti ebrei del Medioevo. Sono numerose fra esse le poesie encomiastiche, le elegie per la morte di amici o di personaggi ragguardevoli, gli epitalamî, e altre composizioni d'occasione; poche le satire e le poesie amorose.
Il canzoniere da lui messo insieme è andato perduto, ma ci è pervenuto in tre manoscritti un altro canzoniere suo, raccolto da altra persona. Poesie isolate si trovano in diversi manoscritti. Appartiene alla categoria delle poesie profane anche il suo Sāfer hē-fǍnāq (Libro del monile) o Tarshīsh (nome di una pietra preziosa, costituito di lettere il cui valore numerico è 1210), contenente una serie di brevi composizioni poetiche, complessivamente 1210 versi, con rime omonime, secondo il modello del taǵnīs arabo. Scrisse ancora, in arabo: 1. un trattato dell'arte poetica ebraica, Kitāb al-muḥāḍarah wa'l-mudhākarah (Libro della discussione e della ricordanza); 2. una dissertazione filosofico-religiosa d'indirizzo neoplatonico, Maqālat al-ḥadīqah fī'l-maǵiāz wa'l-ḥaqīqah (Trattato del giardino, sul senso traslato e il senso proprio); 3. un'opera, perduta, sui pregi degli uomini colti e notabili.
Ediz. e trad.: Singole poesie furono pubblicate separatamente, sia in formularî di preghiere e in raccolte di poesie religiose, sia in periodici o in pubblicazioni diverse, Ch. N. Bialik e J. Ch. Rawnitzky hanno iniziato un'edizione completa, di cui è uscito finora il vol. I (Gerusalemme 1928), in corso di stampa è l'edizione di H. Brody. Sīfer hā-‛Ǎnāq, a cura di D. Günzburg, Berlino 1886; la quinta "porta", a cura di K. Albrecht, nella Wellhausen-Festschrift, Giessen 1914, pp. 1-12; commento di Yōsēf Shā'ūl ‛Abd Allāh, pubblicato col titolo Mishbeṣet ha-Tarshīsh (Castone del T.), a cura di S. Krauss, Londra-Vienna 1926. Dell'arte poetica i primi quattro capitoli furono pubblicati da P. Kokowzow, Pietroburgo 1895, e altri frammenti qua e là; di una traduzione ebraica, intitolata Eshkōl ha-kōfer (Il grappolo di Cipro) ci è pervenuto un frammento; una completa traduzione ebraica di B. Halper, col titolo Shīrat Yisrā'ēl (La poesia d'Israele), fu edita a Lipsia, 1924. Della Maqālat alḥadīqah un manoscritto frammentario si trova a Leningrado; una traduzione ebraica, ‛Ǎrūgāt ha-Bōsem (L'aiuola del balsamo), pur essa incompleta, fu pubblicata da L. Dukes nella rivista Ṣiyyōn, II (1843); un supplemento in Literaturblatt des Orients, X, p. 748.
Bibl.: La vasta bibliografia su M. b. E. è indicata da H. Brody, in Encyclopaedia Judaica, IX (1931), coll. 350-351.