Moschea
L’edificio sacro dei musulmani
La moschea è il luogo di culto della religione islamica. Nelle principali moschee i fedeli recitano la preghiera del venerdì, rivolti verso la direzione della Mecca. Nel mondo islamico sono varie le tipologie di moschee adottate nelle diverse aree geografiche: tipiche dell’Impero ottomano sono le moschee a cupole, che hanno come esempi più alti le opere dell’architetto Sinan a Istanbul ed Edirne
Nella religione islamica (Islam), la moschea è il complesso architettonico destinato al culto sia per la preghiera, sia per l’insegnamento religioso. In realtà anticamente non era solo un luogo sacro: ci si riuniva in una moschea oltre che per pregare anche per discutere dei problemi della vita pubblica, dalla politica alla giustizia.
Si crede che le moschee più antiche, realizzate a partire dal 7° secolo, ricalcassero la forma architettonica della casa del profeta Maometto a Medina, luogo che si può considerare la prima moschea. Proveniente dalla Mecca, sua città natale, Maometto giunse a Medina nel 622 e, secondo la tradizione, si lasciò guidare dal suo cammello per decidere il luogo dove sostare e fondare la sua casa, che divenne presto anche la prima moschea.
La forma era molto semplice: un ampio cortile chiuso da quattro muri, uno dei quali, rivolto verso la Mecca, indicava la direzione della preghiera attraverso una piccola struttura in legno. Attorno al cortile erano disposte le stanze per la residenza del profeta e della sua famiglia.
Il semplice impianto della casa di Maometto a Medina ha influenzato la struttura di tutte le moschee costruite fino ai nostri giorni.
Una moschea prevede un cortile quadrato circondato da portici (sahn) dove si trova la fontana per le abluzioni, rito di purificazione che il fedele deve compiere prima di entrare nello spazio sacro. All’interno una nicchia decorata con mosaici o marmi (mihrab) indica la direzione obbligata (qibla) verso cui i fedeli devono rivolgersi per la preghiera, seguendo l’orientamento verso la città santa della Mecca. A destra del mihrab si erge un pulpito (minbar), da dove l’oratore recita la preghiera del venerdì, secondo la tradizione musulmana.
Sono poi presenti una o più logge (dikka o dakka) destinate ad accogliere i direttori della preghiera e, solamente in alcuni casi, un’altra loggia (mansura), chiusa da una grata e riservata al califfo. Ma forse l’elemento più caratteristico e rappresentativo di una moschea è il minareto, alta torre situata in un angolo del cortile o all’esterno dalla quale il muezzin chiama i fedeli alla preghiera.
In epoca medievale la principale caratteristica delle moschee fu l’applicazione del cosiddetto schema arabo: cortile con fontana e minareto all’esterno, santuario coperto sul lato della qibla, con gli elementi ricorrenti e sempre presenti del mihrab e del minbar. L’espressione più monumentale di questo schema è ancora oggi visibile nella moschea di Ibn Tulun al Cairo e nella Grande moschea di Damasco, costruita nel 706, che è caratterizzata dalla presenza di una navata centrale più alta delle laterali che inquadra in prospettiva il mihrab.
Dopo la conquista della Spagna da parte degli Arabi, con la sconfitta dei Visigoti nel 711, si iniziarono a costruire moschee nella Penisola Iberica. La più famosa è quella di Cordoba, che adotta lo schema arabo con un’estensione e una dilatazione degli spazi attraverso una vera e propria foresta di colonne, che formano ben 19 navate parallele, tutte della stessa dimensione e tutte coperte da una spettacolare successione di archi e volte.
A partire dall’11° secolo, in Iran si cominciano a costruire moschee con grandi e profondi portali (iwan) situati al centro di ogni lato del cortile, il più grande dei quali indicava l’entrata alla sala di preghiera. Questo sistema, chiamato a quattro iwan, consentiva di rompere la monotonia delle file di arcate nel cortile e al tempo stesso rendeva più monumentale la facciata della moschea, che fino ad allora era evidenziata all’esterno soltanto dalla presenza del minareto. Un esempio ben conservato di questo schema si può vedere nella moschea del Venerdì a Ispahan, realizzata alla metà dell’11° secolo.
Le maggiori moschee urbane, dovendo svolgere la funzione anche di centri culturali e sociali, erano spesso collegate ad altri edifici con diverse funzioni; il più importante tra questi è la madrasa («scuola»), che ospitava professori e studenti delle scienze islamiche (legge e teologia). Lo schema più diffuso per questi edifici era quello a quattro iwan e ricalcava quindi lo schema delle moschee iraniane, ma ovviamente con dimensioni ridotte.
Le grandi moschee sorte nelle capitali dell’Impero ottomano, Istanbul ed Edirne, svilupparono nuove soluzioni costruttive rispetto a quelle che presero piede nel resto del mondo islamico.
Durante il periodo che va dalla conquista di Costantinopoli (1453) alla morte di Solimano il Magnifico (1566), si ebbe la tendenza a costruire le moschee seguendo un impianto centralizzato, con grandi sale di preghiera ad ambiente quadrato e cupolato, contornate da semicupole o cupole più piccole nelle navate laterali. Senza dubbio lo spunto per questo nuovo tipo venne dalle chiese bizantine, in primo luogo dalla grande basilica di S. Sofia a Costantinopoli (l’attuale Istanbul).
Nel periodo di maggior splendore dell’Impero ottomano, durante il sultanato di Solimano il Magnifico, a Istanbul e nel resto dell’impero operò il più grande progettista di moschee: l’architetto Sinan (15°-16° secolo). Un suo biografo gli attribuisce i progetti di ben 343 edifici tra moschee, bagni pubblici, caravanserragli e mausolei. Le sue moschee riprendono ed elaborano lo schema delle chiese bizantine: un grande spazio centrale coperto da cupola e ambienti laterali di dimensioni minori ancora coperti da cupolette. Le moschee più importanti progettate da Sinan sono: quella di Sokollu Mehmet Pascià, ricoperta all’interno da ceramiche multicolori; la Selimiye a Edirne, da lui stesso considerata il suo capolavoro; e la moschea di Solimano a Istanbul.
La moschea imperiale di Solimano è la più importante e maestosa di Istanbul. Venne costruita su progetto di Sinan tra il 1550 e il 1557 e caratterizza il profilo della riva occidentale del Corno d’Oro grazie alle sue cupole disposte a raggiera attorno alla vasta cupola centrale. Nonostante la sua monumentalità, l’effetto della costruzione risulta di estrema leggerezza e proporzione, grazie al digradare delle cupole minori che sembrano sostenere e accompagnare verso l’alto la cupola centrale. Nei giardini interni sono collocati i mausolei di Solimano e della moglie Rosselana; poco distante vi è anche la tomba di Sinan.
Nel 1990 si sono conclusi i lavori della prima grande moschea italiana, realizzata a Roma e destinata a diventare un centro mondiale di incontro e dialogo tra l’Islam e la Cristianità. L’intero complesso, progettato da un gruppo di architetti guidato da Paolo Portoghesi, comprende, oltre alla moschea principale, anche una biblioteca, un auditorium, spazi per mostre, sale di riunione e uffici: un vero e proprio centro religioso e culturale.
La moschea è costituita da un prisma a pianta quadrata coperto da una grande cupola centrale e sedici cupole laterali più piccole. Queste cupole sono realizzate con il principio costruttivo degli archi intrecciati, sistema molto usato sia nell’architettura islamica, per esempio nel mihrab della moschea di Cordoba, sia dagli architetti barocchi (barocco), come Francesco Borromini, Guarino Guarini e Bernardo Vittone.