MOSCHE (lat. sc. Myodaria o Muscoidea; fr. mouches; sp. moscas; ted. Fliegen; ingl. flies)
Insetti Ditteri di grande importanza scientifica e pratica. Formano un aggruppamento sistematico vastissimo che comprende più della metà delle specie dell'ordine, le quali oggi sono distribuite nelle due serie (oltre ad alcune altre famiglie) dei Thecostomata e Haplostomata, ma che si possono suddividere ancora in Miodarî inferiori, medî e superiori. Tutte le specie hanno in comune la forma tozza del corpo, il grandissimo sviluppo del mesotorace rispetto al pro- e al metatorace, le due ali (mancanti talvolta) brevi ma adattissime al volo potente, la presenza sul corpo di numerose setole sensoriali speciali (macrochete), disposte con ordine fisso, l'apparato boccale caratterizzato dal predominio del labbro inferiore, atto, con ampî labelli distali, a succhiare qualunque liquido e talvolta, allungato e indurito, capace di perforare le epidermidi e di succhiare sangue da Vertebrati e da Invertebrati.
Le larve, prive di zampe e di occhi, col capo estremamente ridotto, col corpo allungato e attenuato in avanti, vermiforme, hanno uno speciale apparato boccale "cefalofaringeo" costituito principalmente da due robusti uncini boccali (uniti, alla loro base, da altri pezzi chitinosi) con i quali dilacerano ogni sorta di tessuti o di sostanze organizzate. La pupa è protetta da un involucro (pupario), costituito dall'ultima spoglia della larva.
La notevole uniformità d'aspetto delle Mosche (il cui tipo, noto a tutti, è offerto dalla mosca domestica) rende oltremodo difficile una loro precisa classificazione; ad essa hanno portato grandi contributi gl'italiani C. Rondani e M. Bezzi.
I Miodarî inferiori comprendono una cinquantina di famiglie. Tardi e deboli volatori, sfruttano per svilupparsi gli ambienti più disparati. Le larve possono vivere in acque ad altissimo grado di salsedine (Halmopota, Ephydra), nelle orine umane (Tichomyza), nelle acque termo-minerali (Caenia Beckeri), nell'aceto e nei mosti (Drosophila), nei formaggi e nelle carni insaccate (Piophila; v. mosca del formaggio), nelle pozze petrolifere (Psilopa petrolei); attaccano i vegetali in tutti gli organi di questi, e certe specie hanno acquistato così una trista fama quali nemici dell'agricoltura, come i Tripaneidi dei generi Dacus (v. Mosca olearia), Ceratitis (v. Mosca delle frutta), Rhagoletis (v. Mosca delle ciliege), Platyparea (v. Mosca degli asparagi), ecc., come la Lonchaea aristella (dannosa ai fichi), la Psila rosae (delle radici di Carota, di Sedano, ecc.), i Cloropidi Oscinella frit e Chlorops pumilionis (delle Graminacee), varî Agromizidi minatori di foglie, ecc.; il Cloropide Lipara lucens origina caratteristiche galle su Phragmites.
Mentre le larve di alcuni Sepsidi, Borboridi e Helomyzidi vivono negli escrementi dei Vertebrati, e alcune di Thyreophoridi e di Piophilidi in cadaveri e in carogne, altre sono parassite e attaccano Molluschi (Ctenulus, Colobaea, Discomyza), o soprattutto Artropodi: così certi Drosofilidi (Titanochaeta), distruggono i sacchi ovigeri dei Ragni, altri parasitano Afidi e Cocciniglie (Cryptochaetum, Leucopis, ecc.); i Pirgotidi hanno larve endofaghe in Coleotteri Lamellicorni adulti, che le femmine assaltano durante il volo per inocularvi le uova, mentre i Conopidi si assumono il pericoloso compito di fare altrettanto con gli adulti di Imenotteri Aculeati; invece alcune Leptocera (Borboridi) si tengono sul ventre dei grossi Scarabei stercorarî facendosi portare finché questi non abbiano sotterrato nel proprio covo la pillola di escrementi: allora vi depongono anch'esse le proprie uova. Altre specie (Leptocera pallidicornis) si fanno portare dai Millepiedi, oppure (Desmometopa) dai grossi Asilidi. Il Borboride Speomyia absoloni ha subito trasformazioni in relazione con la vita che conduce nelle profonde caverne; il Canaceide Xanthocanace ranula vola sul pelo dell'acqua pigliando nell'apparato boccale a staccio i microrganismi acquatici.
Non sfuggono all'assalto dei rappresentanti di questo gruppo i Vertebrati, compreso l'uomo: in America, in India, nelle Filippine, arrecano notevole disturbo certi moscerini (Hippelates, Cryptochaetum) insinuandosi fra le palpebre per suggere gli umori che bagnano la congiuntiva; sono invece succhiatori di sangue i Cloropidi orientali del gen. Siphunculina, mentre le larve di quelli australiani del gen. Batrachomyia sono parassiti cuticoli di Anfibî Anuri. Alcune forme (tra cui il Carnus hemapterus ad ali caduche, che è un epizoo ematofago) abitano i nidi degli uccelli oppure (Helomyzidae, Borboridae) le tane dei Mammiferi. I Nitteribidi e gli Streblidi, straordinariamente modificati, frequentano come epizoi i Pipistrelli.
Fra i Miodarî medî (gruppo evidentemente artificioso, e oggi smembrato) troviamo le forme biologiche di passaggio dalla saprofagia su vegetali e dalla prevalente fitofagia delle larve dei Miodarî inferiori alla necrofagia e al parassitismo su animali di quelle dei Miodarî superiori. Abbiamo ancora specie fitofaghe, particolarmente fra gli Antomiidi (Pegomyia hyoscyami e P. betae dannose alla barbabietola di cui minano le foglie; Hylemyia, Chortophila, ecc.), ma molte ricercano materie vegetali o animali in decomposizione (perfino negli ascidî della Nepenthes pieni di insetti morti, come fa la Phaonia nepenthicola) o gli escrementi di erbivori, di onnivori e di carnivori. Poche sfruttano gli Artropodi, come predatrici (certe Chortophila per le ooteche di Ortotteri, certe Atherigona per le pupe di Coleotteri) od ospiti di nidi di Imenotteri Aculeati (le Hammomyia, ad es., saccheggiano le provviste di miele e polline dei nidi di Andrene); predano animali diversi, tenendosi fra i muschi bagnati dall'acqua corrente, le larve della Melanochelia riparia, mentre approfittano degli escrementi le Polyetes, Hydrotaea, Myiospila, Phaonia, Graphomyia, ecc. che succhiano altre larve loro compagne o magari quelle della propria specie. Forme con larve viventi nei nidi di uccelli come ematofaghe o perfino come cuticole si hanno fra le Philornis, le Neomusca, le Passeromyia; i Gastrofilini (v. estridi) e i Cobboldiini posseggono larve che causano miasi intestinali, che cioè si sviluppano nello stomaco e nell'intestino (per quanto siano segnalate miasi tegumentali nell'uomo causate da larve di Gastrophilus) dei grossi Mammiferi Ungulati, Elefanti, Rinoceronti, Cavalli, Asini e Zebre. Miasi intestinali e uretrali nell'uomo può causare la larva vistosamente spinosa della domestica Fannia canicularis, che normalmente si sviluppa in materie alimentari o putrescenti o nelle feci umane, e gli adulti della quale tutti conoscono per averli visti volteggiare instancabili, a gruppi, in mezzo alle stanze o sotto alle lampade di casa.
Negli adulti dei Miodarî medi è frequentissima l'ematofagia, con varî gradi: dalle specie con proboscide inerme che si limitano a leccare gli essudati della pelle (Hydrotaea, Ophyra, ecc.), a quelle che approfittano del sangue uscente da ferite (Placomyia, Musca, Hebecnema), a quelle in cui la proboscide è atta a forare la pelle (Stomoxys, Philaematomyia, Haematobia, Lyperosia, Glossina, gli Ippoboscidi [v. ippobosca], ecc.), e che, oltre a molestare il bestiame, trasmettono i germi di varie malattie inoculandoli con le loro punture: p. es. la domestica Stomoxys calcitrans, le cui larve vivono negli escrementi equini, trasmette anche nell'uomo il carbonchio, il tifo, il paratifo, ecc.; le esotiche Glossine (v.) o Mosche tsè-tsè diffondono, fra le altre, la malattia del sonno, ecc.
Conviene fermarsi, in questo gruppo, sulla Mosca domestica o delle case (Musca domestica), che accompagna l'uomo su quasi tutta la terra, sviluppandosi a spese di tutti i rifiuti e sfruttandone gli stessi cibi; che è il nostro più vicino e subdolo nemico in quanto può portare su noi e sui nostri alimenti i germi di gravi malattie, come tifo, colera, carbonchio, tubercolosi, diarree, oftalmie, ecc. (trasportati sia sui peli delle zampe e del corpo, sia nell'intestino), germi che la mosca, nel suo eclettismo dietetico, raccoglie nelle materie più infette e deposita ovunque. La sua perniciosità è aumentata dalla rapidità con cui, in condizioni (specialmente di temperatura) particolarmente favorevoli, può compiersi il suo ciclo (da 6-8 giorni ad oltre un mese), questo si svolge negli escrementi e nelle immondezze, dove vengono deposte, a mucchietti, le uova, delle quali si cibano le larve, che s'impupano infine in un ambiente preferibilmente più secco. Per combattere il molesto nostro ospite conviene innanzi tutto eliminarne accuratamente i luoghi di moltiplicazione (coprendo o razionalizzando immondezzai, concimaie, latrine, ecc.), poi impedire alle mosche (con reticelle, dipingendo le pareti con colori, come l'azzurro, repulsivi per esse, ecc.) l'accesso alle abitazioni e particolarmente alle vivande, e infine distruggerle sia con insetticidi ad azione asfissiante (del tipo "flit" o "razzia"), sia con esche avvelenate a base di arsenico (100 parti di melassa, 2 di arsenito sodico, 10 di latte, 500 di acqua), che si devono mettere, rinnovandole spesso, particolarmente nei luoghi di sviluppo delle mosche (presso a concimaie, nelle stalle, ecc.), ma vigilando accuratamente per evitare avvelenamenti alle persone.
Del tutto abbandonata è l'ematofagia negli adulti dei Miodarî superiori; oltre a qualcuno predatore o coprofago, gli adulti di quest'ultimo gruppo sono quasi tutti nettarofagi: l'alimentazione a base d'idrocarbonati, in prevalenza di monosaccaridi solubili, accorda loro il massimo di energia necessaria al volo velocissimo e potente.
Le larve invece, tralasciato completamente il regime vegetariano, richiedono tutte un'alimentazione di azotati facilmente assimilabili e quindi, eccezion fatta di uno scarso numero che è coprofago, vivono essenzialmente come necrofaghe o come parassite di Vertebrati e Invertebrati.
Il primo gruppo dei Miodarî superiori, quello comprendente i Tachinidi (o Larvevoridi) e i Dexiidi, ha larve esdusivamente entomofaghe, cioè parassite di Insetti (raramente di altri Artropodi). Le femmine depongono sulle vittime o nelle immediate vicinanze le uova o le larvette, e queste penetrano, di forza o sfruttando un'apertura naturale, nel corpo dell'ospite; altre volte le larvettine, protette da particolari formazioni chitinose, attendono in agguato la vittima; altre volte ancora sono le uova del parassita, piccolissime e deposte sulle foglie che serviranno di pasto al predestinato, che vengono ingoiate inavvertitamente da questo e schiudono nel suo intestino. In tutti i casi le larvettine dell'endofago vivono in un primo tempo a spese del sangue e del grasso della vittima; in seguito ne attaccano anche gli organi più importanti e i varî tessuti, uccidendola solo quando hanno terminato il proprio sviluppo. La respirazione avviene dapprima grazie all'ossigeno disciolto nel sangue dell'ospite, mentre più tardi il parassita mette i proprî stigmi posteriori a contatto con l'aria esterna sia attraverso al tegumento del corpo di quello, sia nel lume dei canali tracheali di esso.
I Calliforidi e i Sarcofagidi, che costituiscono il rimanente dei Miodarî superiori, hanno comportamenti più eclettici. I Miltogrammini utilizzano le provviste di insetti paralizzati accumulate nei proprî nidi dagl'Imenotteri Sfecoidei; le femmine seguono in volo questi cacciatori e poi aspettano pazientemente all'ingresso del covo il momento opportuno per penetrarvi e deporre le uova sulle immobili prede. Alcuni Rincomiini sfruttano le ooteche di Ortotteri (Stomatorrhina) o i nidi di Formiche e di Termiti. I Calliforini indiani Ochromya depressa e O. peuhi depredano le Formiche del loro bottino o della stessa loro figliolanza, stando in agguato vicino alle "strade" degl'industri Imenotteri, lanciandosi sulle portatrici e infilando col rostro il fardello; depongono poi le uova nel terreno umido, vicino alle giovani coppie di Termiti che si accingono a formarsi il nido, e le loro larve raggiungono per via sotterranea le Termiti aggredendole e divorandole. Le larve della Sarcophaga affinis (Agria mamillata) invece saccheggiano i serici nidi dei bruchi delle Iponomeute e succhiano le crisalidi penetrando nei loro bozzoli. Tra i Polleniini (es. Pollema rudis) si trovano dei parassiti di Lombrichi che allo stato di larva penetrano nel corpo delle vittime per gli orifici genitali portandosi nelle vescicole seminali e poi nel celoma, finendo col distruggere l'ospite. Nel corpo dei Molluschi vivono ad esempio le Melinda. Alcune Sarcofaghe (S. Kellyi) sono parassite di ooteche di Cavallette, altre (Blaesoxypha lineata) depongono le uova sulle Cavallette adulte che esse raggiungono a volo facendole cadere a terra.
Nelle carogne di ogni specie di animali e nei cadaveri umani si sviluppano numerose Sarcophaga, Calliphora, Lucilia, Phormia, ecc., le cui specie sono proprie ciascuna ad un diverso stadio della putrefazione. Passano però con altre specie anche all'assalto dei Vertebrati eterotermi (la Sarcophaga cistudinis sfrutta le Testuggini; la Lucilia [Bufolucilia] bufomvora depone le uova sui Rospi e le sue larve, talora in gran numero, spappolano la testa della vittima ancora vivente) e dei Vertebrati omeotermi. Abbiamo così delle larve succhiatrici di sangue, come quelle di Protocalliphora, viventi nei nidi degli uccelli, di cui attaccano principalmente i giovani impiantandosi di solito sotto alle ali, oppure quelle di Choeromyia che frequentano le tane degli Oritteropi e dei Facoceri africani, o infine quelle di Auchmeromyia: gli adulti di queste, amanti dell'ombra, si trattengono nelle capanne degl'indigeni d'Africa e depongono le uova nel pavimento terroso di esse; le larve vi si nascondono di giorno risalendo alla superficie quando gli uomini si coricano, sulle stuoie, e succhiando il sangue dei dormienti. Miasi intestinali nell'uomo, con gravi disturbi generali, produzione di catarro intestinale ed emorragie, sono causate talvolta da larve di Sarcophaga e di Calliphora. Varie specie saprofaghe approfittano di ferite, di mucose scoperte o di aperture naturali fetenti del corpo dei Mammiferi e dell'uomo per allogarvi la figliolanza, che dà luogo così a lesioni talora molto estese e pericolose, sia cutanee sia cavitarie (Cordylobia, Booponus, Neocuterebra, Calliphora, Chrysomyia, Cochliomyia, Lucilia, Sarcophaga, Wohlfahrtia: questi ultimi 5 generi anche sull'uomo). Tali miasi possono portare fino alla distruzione di organi (occhio o canale uditivo nell'uomo; Wohlfahrtia magnifica), di estese zone epidermiche sotto al vello degli ovini (Chrysomyia dux, C. rufifacies, Lucilia sericata, ecc., che possono condurre l'ospite anche alla morte), dei testicoli in certi Roditori (Bogeria emasculator), ecc. Ma altre volte, in caso di ferite purulente, l'azione delle larve delle mosche si esplica con l'asportazione dei tessuti necrotizzati e con la modificazione della reazione locale delle sierosità; cosicché dal 1932 sono in corso esperienze su vasta scala e con esito soddisfacente sull'utilizzazione di larve di mosche (specialmente di Phormia regina, Lucilia sericata, L. caesar, ecc.), applicate direttamente o no, per la cura, ad es., delle osteomieliti croniche e tubercolari.
Vi sono poi numerose specie le quali possiedono larve che penetrano a viva forza nell'ospite, come gli Estridi dei generi Oestrus, Gedoelstia, Kirkioestrus (delle pecore e delle antilopi), Cephalopsis (del dromedario), Rhinoestrus (del cavallo e dell'ippopotamo), Pharyngobolus (dell'elefante), Pharyngomyia, Cephenomyia (dei Cervidi), Tracheomyia (dei canguri), che provocano pericolose miasi nei seni frontali, nelle fosse nasali e nelle cavità respiratorie superiori, mentre finiscono per localizzarsi in tumori sotto alla pelle del dorso di diversi Mammiferi altri generi, come Oestromyia, Dermatoestrus, Oedemagena, Hypoderma, Rogenhoferia, Cuterebra, Bogeria.
Sull'uomo (oltre che naturalmente su animali domestici) vive spesso in Africa la Cordylobia anthropophaga, che depone numerosissime uova nel terreno e le cui larvette penetrano sotto alla pelle causando per 12-15 giorni forti dolori; nell'America tropicale invece causa gli stessi malanni la Dermatobia hominis (cyaniventris), che però per il trasporto a destinazione della prole sfrutta altri insetti ematofagi (zanzare, altre mosche, ecc.): la femmina della Dermatobia, che sta in agguato vicino agli animali, afferra (trattando però delicatamente) questi suoi ausiliari e vi depone su, a gruppi, le proprie uova dalle quali usciranno le larve (e si insinueranno nella pelle) quando l'ematofago si poserà sull'animale o sull'uomo per suggerne il sangue.