Vedi MOSAICO dell'anno: 1963 - 1973 - 1995
MOSAICO (v. vol. v, pp, 209-240)
1) il mosaico ornamentale nell'ultimo secolo della repubblica. - Le origini del m. ornamentale e del tessallato stesso sono state fissate dal Pernice, per Pompei, nella fase finale del Primo Stile della decorazione parietale, ossia nella fase di transizione tra il Primò e il Secondo Stile, in un'epoca che si aggira attorno al 100 a. C. Per Roma si giunge alla stessa data tenendo conto delle scoperte di m. fatte sotto il Tabulario, in abitazioni distrutte dall'incendio dell'83 a. C., e sotto la chiesa di San Pietro in Vincoli sul Colle Oppio (tra i resti di costruzioni con murature in opus incertum).
I tessellati più antichi, a fondo bianco, si presentano con un ordito irregolare delle tessere che ricorda il "quasi reticolato" delle murature (talora le tessere sono disposte a ventaglio); una certa regolarità dell'ordito si ottiene con la comparsa di una fascia di cornice di tessere nere, talora di notevole spessore (Casa dei Grifi, Tabulario), fascia che rimane peculiare dei pavimenti in semplice tessellato bianco per quasi tutto il Secondo Stile (solo nella fase più recente di essa nel periodo II B, le fasce si raddoppiano: ad esempio la Casa di Livia sul Palatino).
I pavimenti di tessellato e di tessellato ornato non soppiantano però né i pavimenti di cocciopisto né i sectilia né i battuti arricchiti con l'inserzione di pietre o di marmi colorati che erano stati in uso nel periodo del Primo Stile e che continuarono a svilupparsi, specialmente gli ultimi, in forme nuove per tutto il Secondo Stile ed oltre; anzi è da osservare che i pavimenti di cocciopisto, con le decorazioni lineari di file di tessere, i sectilia con gli effetti pittorici e prospettici, i battuti con la loro apparenza variopinta ebbero un'azione determinante - insieme con elementi derivati dalla pittura parietale - nel costituirsi dei motivi e delle forme del primo repertorio ornamentale.
A giudicare da alcuni dei più antichi mosaici ornamentali a noi pervenuti, sembrerebbe che il gusto dominante, al momento del formarsi di questo repertorio, tendesse ad un rendimento policromo degli ornati con un effetto prospettico ottenuto per mezzo di una precisa alternanza di colori: si veda per esempio il meandro (tablino della Casa del Fauno; cella del Tempio di Apollo; Villa di Diomede da Pompei e cfr. gli esempî romani più antichi), motivo di incorniciatura largamente usato nei pavimenti di cocciopisto, che è reso in policromia con l'effetto plastico o assonometrico che gli è dato nella pittura parietale; così hanno effetto plastico alcuni disegni di reticolato di rombi noti da case del Secondo Stile più antico (Casa delle Nozze d'Argento e Casa del Labirinto a Pompei; frammento della villa repubblicana sotto Villa Adriana a Tivoli e Villa dell'Autostrada presso il Lucus Feroniae nelle vicinanze di Roma) e anch'esso è un ornato che ha larghissima diffusione nei pavimenti di cocciopisto. È logico attribuire invece a imitazione dei pavimenti in opus sectile i pochi esemplari di bugnato o piramidi (Villa rustica di Via Nomentana a Roma) e di cubi prospettici (ibid.), mentre chiara origine pittorica hanno i dentelli con effetto plastico (attorno al mosaico di Alessandro nella Casa del Fauno), le rosette, pure con effetto plastico agli angoli dello stesso m. (e cfr. gli esemplari della Villa di Via Nomentana a Roma; delle case pompeiane di Popidio Prisco, di Cesio Blando, del Sacello Iliaco e del Criptoportico) e le raffigurazioni di cassettoni, imitate dai cassettoni dipinti dei soffitti, sia nelle soglie (Villa dei Misteri a Pompei; Villa rustica di Via Nomentana a Roma) sia nel m. esteso a tutta la superficie di un ambiente trovato a Teramo.
Il gusto per gli ornati pavimentali policromi con effetto prospettico o a rilievo non sembra che sia durato a lungo, anche se per tutto il corso del Secondo Stile e fino al periodo del Terzo si incontrano ancora esemplari isolati soprattutto di meandri o di rosette con effetto plastico (si vedano per esempio il meandro della Casa di Olconio Rufo a Pompei e le rosette della Casa degli Amorini Dorati e delle case vi, 13, 13 e vi, 15, 5). Infatti, già agli inizi del Secondo Stile e contemporanei a quelli compaiono gli stessi ornati ma, o in tessere policrome e senza effetti di prospettiva oppure in tessere bianche e nere. La causa del rapido declinare dell'uso dei motivi resi prospetticamente è da vedersi forse nel fatto che quel tipo di decorazione di pavimenti, per quanto prezioso e preciso, era in contrasto con la natura stessa del pavimento, era anzi la negazione della sua essenza di superficie piana e della sua funzionalità: il ritorno dell'ornamentazione ad una semplice policromia e soprattutto il sopravvento che prese la decorazione in bianco e nero significarono il sorgere di un nuovo gusto, di una nuova sensibilità, più severa, che restituì al pavimento la sua solidità strutturale.
Il m. ornamentale in bianco e nero sorge agli inizi del Secondo Stile della decorazione parietale (è già presente nella Casa dei Grifi sul Palatino che rappresenta la fase più antica dello stile) e domina quasi incontrastatamente la produzione musiva per tutto il corso del I sec. a. C., del I sec. d. C. e per gran parte del II fino all'età antoniniana. Veramente vi è un succedersi di stili e una varietà di aspetti, in questa vasta produzione, a seconda del gusto predominante nelle varie epoche; è possibile tuttavia classificare storicamente gli aspetti e gli stili dei m. attraverso i monumenti di sicura datazione che sono, per il I sec. a. C., i pavimenti delle case romane e pompeiane con pitture parietali del Secondo Stile, poi quelle pompeiane del Terzo o Quarto Stile fino al 79 d. C.; quindi i punti di riferimento sono dati dai mosaici domizianei del Palatino e da quelli dei Mercati Traianei per la fine del I secolo e i primi decennî del II sec. d. C. e subito dopo da quelli degli Hospitalia della Villa Adriana di Tivoli. La precisazione cronologica dei varî aspetti della produzione musiva sulla base di tali monumenti sicuramente datati è indispensabile per la sistemazione dei m. in bianco e nero trovati nel resto dell'Italia e nelle province romane.
Il periodo più antico del m. in bianco e nero (che si pofrebbe definire "arcaico" o "severo") è contemporaneo allo sviluppo del Secondo Stile della decorazione parietale, dal suo inizio (le pitture più antiche dello stile sono quelle della Casa dei Grifi sul Palatino, ma non è detto che esse siano le prime) fino al periodo classificato dal Beyen, II A cioè fino all'età di Cesare. Si è già accennato che esempî di m. policromi, e policromi con effetto plastico, perdurano per tutto il corso del Secondo Stile, ma poiché il m. in bianco e nero è predominante e quelli policromi rientrano nello stesso repertorio ornamentale, essi saranno tutti esaminati insieme.
L'impiego dei tessellati ornamentali in questo periodo "arcaico" si può dire sobrio (accanto al tessellato sono sempre in uso i pavimenti di cocciopisto, di opus sectile e a incastro di scaglie di marmo o in battuto o in mezzo a tessere irregolari; e hanno origine i pavimenti di tessere rettangolari appaiate con o senza inserzione di scaglie); negli ambienti delle case il tessellato bianco può coprire tutto il pavimento, ornato (v. sopra) da una semplice fascia di cornice di tessere nere; non molto numerosi sono i casi in cui i pavimenti sono decorati da un disegno che si estende a tutta la superficie; più frequenti sono i riquadri centrali e le grandi fasce che ornano come tappeti le soglie delle stanze e che nei cubicoli sembrano rappresentare gli scendiletti; fasce con ornati di vario tipo sono spesso impiegate per incorniciare campi o tappeti; ma il repertorio è sostanzialinente limitato a un ristretto numero di disegni.
Fra gli ornati che sono impiegati a coprire tutto il pavimento le crocette, disposte in filari verticali e orizzontali, il reticolato di rombi e forse il cancello sono derivati dai pavimenti di cocciopisto. Per le crocette si vedano i pavimenti della Casa dei Grifi, periodo I A, della Villa dei Misteri, periodo I B e della Casa del Labirinto, periodo I C. Il reticolato di rombi policromo con effetto plastico è nella Casa del Labirinto (I C) e in quella delle Nozze d'Argento (II A) a Pompei; limitato al centro del pavimento è nella casa repubblicana sotto Villa Adriana a Tivoli e nella villa dell'Autostrada presso Lucus Feroniae; in bianco e nero è nella Casa dei Grifi, nella Casa repubblicana sotto San Pietro in Vincoli, nella Villa rustica di Via Nomentana a Roma; nelle Case del Labirinto, dell'Ancora e delle Nozze d'Argento a Pompei. Per il cancello esteso a tutto il pavimento vedi le Case dei Grifi e di Via Nomentana a Roma (dove però è bianco su nero) e cfr. il m. di Claterna, forse della metà del I sec. a. C.; limitato ad un quadrato centrale è nelle Case dell'Ancora e della Parete Nera a Pompei. Derivate dai pavimenti di cocciopisto sono anche le squame che, semplicemente delineate, sono piuttosto rare (tappeto del vestibolo della Casa dell'Ancora periodo II A; e cfr. per Roma un pavimento scoperto sotto l'Ospedale di Santo Spirito); per lo più sono bipartite in bianco e nero, come in uno scendiletto della Casa del Labirinto, in una soglia della Fullonica, in una nicchia della Casa del Menandro, e in un altro tappeto sotto Santo Spirito; bipartite e policrome sono in una soglia della Casa del Criptoportico.
Un ornato che compare invece soltanto nel repertorio in bianco e nero è quello dei cerchi allacciati (o serie di rosette quadripetali o rete di disegni fusiformi) esteso a tappeto nel triclinio della Casa delle Nozze d'Argento o limitato ad un riquadro centrale nella Casa dei Dioscuri (colla variante di rosette di sei petali) ed è ornamento di soglia nella Casa del Citarista. Le clessidre (coppie di triangoli opposti al vertice risultanti dalla partizione in diagonale di quadrati bianchi e neri alternati con altri quadrati bianchi e neri non quadripartiti disposti a scacchiera) coprono tutto il pavimento della Casa dei Marmi o di Popidio Prisco. Simili ad esse sono le pale di mulino: è un ornato che, se esteso a tutto il pavimento come nella Casa delle Nozze d'Argento, può intendersi come disegno di clessidre diritte e giacenti senza però l'inserzione dei quadrati bianchi e neri ma che assume l'aspetto di pale di mulino quando è limitato a soglie, come nella Casa del Citarista; vi è inoltre una redazione policroma nella Casa dei Grifi e nella villa rustica di Via Nomentana a Roma a ornamento di soglie e di alcove. È raro come ornato di pavimento la scacchiera di grandi quadrati alternati bianchi e neri (quello nero a sua volta scompartito in una scacchiera di singole tessere bianche e nere); si veda la Casa del Labirinto a Pompei e una fascia, inedita, di un ambiente sottostante al Tabulario; ma le scacchiere di singole tessere sono per lo più usate come bordure (policroma quella attorno all'impluvio della Casa dei Grifi) o a riempire soglie (nella casa pompeiana viii, 2, 34) o scendiletti (nella Casa di Gavio Rufo).
Un altro ornato, che è assai diffuso nel repertorio dei m. bianchi e neri del Secondo Stile, è quello dei triangoli a scala usato come decorazione di soglie o di scendiletti; tra gli esemplari più antichi si vedano i due policromi della Villa dei Misteri e quelli in bianco e nero delle Case del Labirinto, delle Nozze d'Argento e del Menandro.
Largo è l'uso del meandro, dapprima riprodotto in policromia e con effetto plastico (vedi sopra) impiegato a ornare incorniciature di riquadri oppure soglie; si presenta in varie redazioni o di sole svastiche o di svastiche alternate a quadrati. Tra gli esemplari in bianco e nero ricordiamo la soglia della Casa dei Grifi a Roma; della cella del Tempio di Ercole ad Alba Fucente; le fasce della Villa di Pompeo ad Albano Laziale e della Casa del Labirinto a Pompei; le incorniciature delle Case del Citarista, della Parete Nera e del Menandro; le soglie delle case delle Nozze d'Argento e del Toro.
Il motivo delle onde correnti ha una lunga storia nella decorazione dei pavimenti; già usato in Grecia come cornice nei pavimenti di ciottolini è largamente impiegato in quelli di cocciopisto; in tessellato i più antichi esempi sono i due della Casa del Fauno: uno policromo, di incorniciatura, del m. del fanciullo che cavalca la tigre e l'altro, in nero, nella stanza del m. del leone.
Tra i motivi di incorniciatura nei m. di questo periodo è rara la treccia: i pochi esempî sono policromi e appaiono o nella forma di intreccio di due capi così distanziati da lasciare uno spazio a forma di calice (frammento della colmata della Casa dei Grifi all'Antiquario Palatino, forse l'esempio più antico; m. di Teramo, attorno al riquadro del leone; Casa del Centauro, intorno al tondo del leone e degli amorini oppure, nella forma più semplice, con due capi a occhiello (Casa del Criptoportico, soglia della diaeta: intorno al tondo con le armi).
Gli ornati di carattere vegetale, in questo periodo più antico, non sono frequenti. Un posto a parte occupano le ricche ghirlande di frutti, avvolte da bende e con maschere intrecciate (cfr. Palermo e Malta) che fanno da cornice ai m. figurati della Casa del Fauno (fanciullo che cavalca la tigre; m. delle Colombe nella casa viii, 11, 34, e cfr. il m. delle Maschere nella Casa del Fauno); contemporanea è da considerare anche la pesante ghirlanda del m. a cassettoni di Teramo attorno al riquadro del leone. Più semplici sono i tralci del m. dei pesci nella Casa del Fauno e del m. di Posidone e di Anfitrite nella Casa del Granduca di Toscana a Pompei; del m. trovato sotto San Lorenzo in Panisperna a Roma e del m. di Claterna.
Isolati sono i cespi di foglie in policromia che ornano una soglia nella Casa delle Nozze d'Argento; più comuni le rosette policrome con effetto plastico agli angoli del m. di Alessandro nella Casa del Fauno e si confronti quella in una soglia della Casa del Criptoportico; tali sono pure le rosette o fiori nel centro dei cassettoni nel m. di Teramo e nella soglia della villa di Via Nomentana a Roma; rosette, corolle e fiori di vario tipo sono anche al centro dei cassettoni nel m. di Via Ardeatina, nella soglia della Villa dell'Autostrada presso Lucus Feroniae, nella cornice del m. di Francolise presso Caserta. Traki di acanto, come ornato di una soglia, sono nella Casa di Cesio Blando.
Gli ornati che abbiamo esaminati finora sono assai semplici: ornati di natura tutta diversa sono quelli delle mura merlate o delle arcate (di acquedotto?) e delle arcate con prore di navi che compaiono entro fasce in alcuni mosaici del Secondo Stile. L'origine è ellenistica (vedi il Palazzo Imperiale e la Casa del Console Attalo a Pergamo, o - in ciottolini - il m. di Lykosoura). A Roma l'esempio più antico di mura merlate è in uno dei m. della casa scoperta sotto San Pietro in Vincoli dove ornava una soglia, come a Pompei nella Casa di Cesio Blando. Arcate di acquedotto sono in una fascia di m. nella villa di Albano Laziale e in una soglia leggermente policroma della Casa delle Nozze d'Argento a Pompei. Per le arcate con prora di nave si veda la fascia (soglia) del m. di Via Ardeatina nella stanza di Eliodoro in Vaticano.
Esaminiamo da ultimo, appunto per la loro complessità, i pavimenti a cassettoni, imitazioni di soffitti, cui si è accennato più volte. Le soglie policrome e prospettiche della Villa dei Misteri e della villa rustica di Via Nomentana sono datate alla fase più antica del periodo delle pitture parietali di Secondo Stile e ad esse può associarsi il m. di Teramo che ha tutti gli elementi stilistici comuni ai pavimenti più antichi (i cassettoni e le rosette prospettiche, le ghirlande, la treccia a calice).
Alla fase più recente del periodo sono da attribuire le soglie policrome a scomparti (sette ciascuna) della Casa del Criptoportico e della Casa di Cesio Blando oltre alla soglia a cassettoni della Villa dell'Autostrada presso Lucus Feroniae; ad essi coevi sono da considerarsi il m. a cassettoni di Francolise e, con tutta probabilità, quello della Via Ardeatina. Solo in questi ultimi m. compaiono ornati che possiamo chiamare "riempitivi" cioè, oltre alle rosette e alle corolle di vario tipo, di cui si è già detto, anche i disegni di elmi, di scudi incrociati e di folgori.
Ci siamo soffermati così minutamente nell'esame dei motivi decorativi e delle forme del più antico stile ornamentale del m. romano per l'interesse di fissare l'origine degli elementi di un repertorio che, sia pure largamente arricchito e trasformato nel tempo, si trasmette sostanzialmente intatto alle epoche successive sino all'età tardo-romana: esame che ci è sembrato indispensabile affrontare per poter cogliere a mano a mano le trasformazioni del gusto e dello stile.
2) il mosaico ornamentale alla fine della repubblica e agli inizi dell'impero. - Si potrebbe dire che questa è una fase di transizione al m. del I sec. d. C. che è rappresentata, per gran parte del secolo, dai m. pompeiani coevi al Terzo e Quarto Stile della decorazione parietale. Il mutamento di stile è graduale. Si può ritenere iniziato già alla fine dell'età cesariana quando fanno la loro comparsa i primi elementi di un nuovo repertorio. Per esempio, nella Casa di Cesio Blando e in quella del Criptoportico compaiono i primi esemplari di un elaborato e complicato rosone detto rosetta ellenistica che si incontra nelle case della successiva fase II B del Secondo Stile (Casa di Trittolemo) o di transizione al Terzo Stile (Case del Marinaio, del Gladiatore e dei Capitelli Figurati). Ancora nella Casa di Cesio Blando, attorno alla rosetta, sono disegnati i primi esempî di ornamenti di incorniciatura che avranno grande fortuna in avvenire: cioè i denti di lupo e le file di quadratini neri accostati per angolo, nella Casa di Cesio Blando bianchi su fondo nero.
Non è certo che nella grande sala con le megalografie nella Casa del Sacello Iliaco il pavimento sia coevo alle pitture del periodo II A del Secondo Stile perché il repertorio ha elementi dell'ultimo Secondo Stile e del Terzo. Dei nove riquadri in cui è scompartito il m., quattro sono circondati da una treccia policroma (come in cassettonati posteriori, vedi infra) e compare forse per la prima volta (altrimenti il più antico esempio sarebbe quello della Villa di Orazio a Licenza del periodo II B) il disegno di quadrati racchiusi entro le braccia di stelle di otto rombi, ornato che mostra di derivare da un disegno di cassettonati.
L'inizio del nuovo gusto nella decorazione musiva può essere colto nella Casa di Livia sul Palatino (con pitture di Secondo Stile II B) in cui i m., di fine esecuzione ed eleganti nei disegno come quelli dell'età augustea, offrono la presenza di motivi del vecchio e del nuovo repertorio. Al repertorio antico appartengono (oltre alle redazioni assai precise di campi bianchi o neri con inserzione, a intervalli regolari, di grandi tessere nere o bianche) le clessidre, le squame delineate in bianco sul fondo nero. Ma sono innovazioni i disegni di esagoni delineati contenenti ciascuno una stella di sei triangoli campiti in nero intorno ad un fondo bianco esagonale; il disegno di rettangoli campiti di nero disposti sfalsati l'uno accanto all'altro in fasce a zig-zag in modo che il fondo bianco ripete lo stesso disegno dell'ornato (primo esempio di una serie di motivi campiti ambivalenti) e infine il grande disegno meandriforme del tablino in cui le fasce del meandro sono ornate da una serie ininterrotta di triangoli in bianco su nero collocati ciascuno con la punta al centro della base del triangolo contiguo: è uno dei primi esempi di un ornato che avrà larghissima diffusione nei bordi e nelle incorniciature. Nei m. a fondo tutto bianco della stessa casa la cornice è composta di due fasce piuttosto sottili anziché di una sola come nel periodo precedente (vedi sopra).
Al tardo Secondo Stile appartengono, oltre alla Villa di Orazio a Licenza, le Case pompeiane di Trittolemo, di Olconio Rufo e, ai confini del Terzo Stile, quelle del Marinaio, del Gladiatore, la casa vi, 13, 13 e quella dei Capitelli Figurati. Anche in queste case vi sono i disegni del repertorio più antico: clessidre (Casa del Marinaio), pale di mulini (vi, 13, 13), cerchi allacciati (Case del Gladiatore e del Marinaio), cassettoni (Casa del Marinaio); però l'esteso disegno di meandro nella Casa del Marinaio è una redazione che si pone all'inizio di una nuova serie di disegni meandriformi; gli archi con prore di navi in una soglia della stessa casa e le torri merlate in una soglia della Casa di Trittolemo sono disegnate con altro stile che nel periodo precedente e il nuovo gusto si manifesta anche nell'eleganza del disegno degli ornati vegetali. Per esempio le palmette attorno ai tondi delle rosette ellenistiche (di cui si è già detto) nelle Case del Marinaio, di Trittolemo, del Gladiatore; si vedano anche i tralci di edera in fasci nelle Case di Trittolemo, del Marinaio e nella casa vi, xiii, 13, le balze con campanule della Casa dei Capitelli Figurati e la fascia di foglie e bacche nella Casa del Gladiatore.
Si può osservare una trasformazione anche nei disegni di cassettonati: appartengono alla fine dell'età repubblicana o ai primi decenni dell'età augustea i m. di Via Aventina a Roma con il quale può confrontarsi uno, anch'esso romano, della ex Vigna Casali sul Celio. Ambedue le facce separatorie dei cassettoni sono ornate da file di quadrati campiti in nero, disposti obliquamente e accostati per angolo, separati l'un l'altro da una barretta orizzontale (cfr. i quadrati e le losanghe nella fascia meandriforme dei tablino della Casa di Livia) ma il m. di Vigna Casali conserva gli elementi policromi della tradizione ellenistica nelle diverse riquadrature dei singoli lacunari e nel fondo nero, su cui sono disegnati i vari ornamenti di riempitivo. Il m. di Via Aventina è tutto in bianco e nero e al centro di ogni lacunare è sempre un fiore stilizzato di quattro petali.
3) il mosaico ornamentale nel i sec. d. c. - Gli aspetti del m. ornamentale nel periodo che va dagli ultimi anni del I sec. a. C. fino al 79 d. C. si possono fissare cronologicamente solo per mezzo dei pavimenti delle case pompeiane datati dalle pitture del Terzo e del Quarto Stile. (Ricordiamo che, secondo il Beyen, a Pompei il Terzo Stile avrebbe inizio intorno al 15 a. C. e non dovrebbe oltrepassare il 63 d. C.; il Quarto Stile avrebbe inizio intorno al 45 d. C.; v. vol. vi, p. 358, s. v. Pompeiani, Stili).
Il repertorio dei motivi ornamentali è, per cosi dire, rinnovato ed arricchito, benché continuino ad essere impiegati quasi tutti gli elementi introdotti nel periodo arcaico, ed è diverso il modo di decorare i pavimenti stessi. La trasformazione dello stile e del repertorio al confronto di quello che abbiamo chiamato il periodo di transizione tardo repubblicano è già chiaro se esaminiamo nel loro complesso le case del periodo del Terzo Stile che rientrano nell'età augustea o nei primi due o tre decennî del I sec. d. C. (Case di Cecilio Giocondo; degli Amorinì dorati; di Championnet; viii, 2, 34; vi, 15, 5; vi, 16, 36) ma un deciso cambiamento di gusto sopravviene verso la metà del I sec. d. C. l'arte musiva abbandona la sobrietà nell'impiego degli ornati che era stata propria delle fasi anteriori e mosfra la tendenza ad affollare di ornamenti e di riempitivi i campi decorati che si estendono più di frequente a tutta la superficie del pavimento. La testimonianza di questa nuova tendenza artistica è offerta dai m. di un gruppo di case del tardo Terzo Stile e del Quarto: sono del Terzo Stile le parti più recenti della Casa di Meleagro, le Case del Centenario, del Cinghiale, del Poeta Tragico, del Camillo, di M. Lucrezio e le case viii, 5, 16 e 38 e viii, 5, 15. Appartengono al periodo del Quarto Stile la Casa di Nettuno, dell'Orso e della Caccia Nuova, la casa viii, 2, 13 e la Casa dei Capitelli colorati e di Arianna.
Sono ereditati dal repertorio precedente gli intramontabili cerchi allacciati e le clessidre o pale di mulino (a seconda del punto di vista) ambedue nella Casa Championnet del Terzo Stile, nella quale il disegno delle clessidre è impiegato anche come bordo di un pavimento a riquadri; il reticolato di rombi in un cubicolo di Terzo Stile della casa viii, 2, 34; le crocette di quattro tesserine in file regolari (casa viii, 5, 16 e 38 di Terzo-Quarto Stile); i pavimenti di tessellato bianco con tessere nere più grandi inserite in filari regolari (Casa del Poeta Tragico) oppure a fondo nero con grandi tessere bianche sempre a intervalli regolari (Ins. Occ. ang. N O) e cfr. la Casa di Cecilio Giocondo dove, nel fondo nero, sono inserite scaglie di taglio irregolare. Il meandro si presenta nella forma complicata a doppio T esteso in tutto il pavimento dell'atrio nella Casa del Cinghiale, e in un tardo pavimento della Casa di Sallustio (di Primo Stile, è intrecciato in un campo di ottagoni alternati a piccoli quadrati delineati.
Al nuovo repertorio del Terzo e Quarto Stile appartengono, tra i disegni che si estendono a tutta la superficie del pavimento, i tappeti di esagoni, di ottagoni, le combinazioni di quadrati e rettangoli, ornati che talora appaiono limitati solo a riquadri centrali o a soglie. Gli esagoni erano stati già disegnati in policromia e con effetto plastico in un pavimento del Secondo Stile (Casa del Sacello Iliaco); diventano comuni nel Terzo e nel Quarto Stile; sono semplicemente delineati sul fondo bianco nel triclinio, del periodo del Terzo Stile, della Casa del Meleagro, nell'esedra della Casa del Centenario, nell'ala sinistra della Casa del Cinghiale, nell'atrio della Casa dell'Orso, in due scomparti di un riquadro centrale nella Casa del Poeta Tragico. In una casa degli inizi del Terzo Stile (vi, 15, 5) gli esagoni, delineati entro un riquadro al centro del pavimento, sono scompartiti in modo da ottenere un effetto di cubi a rilievo. In un centro di pavimento della Casa di Cecilio Giocondo gli esagoni appaiono per la prima volta circondati da quadrati, sempre delineati, costruiti sui lati, alternati a triangoli di risulta: è un ornato che, arricchito e trasformato, avrà larga diffusione nei secoli successivi.
Il disegno di ottagoni (però con l'inserzione di piccoli quadrati campiti in nero) appare forse per la prima volta nella Domus Pontificis (o Atrium Vestae) al Foro Romano, ma la data è incerta tra gli ultimi decenni del I sec. a. C. e i primi decenni del I sec. d. C. Nella Casa Championnet gli ottagoni e i quadrati inseriti fra di essi sono delineati in bianco su fondo nero (ma un quadrato bianco è riservato sul fondo nero al centro di ogni ottagono). La stessa rete di ottagoni e quadrati delineati in bianco su fondo nero è nella Casa del Centenario però con una svastica bianca al centro di ogni ottagono e un disegno a V o a L (vedi infra) nei quadrati; infine nella Casa di Marco Lucrezio gli ottagoni delineati in nero su fondo bianco si intersecano e si allacciano in modo da ottenere il disegno di un quadrato al centro di ogni ottagono.
Uno schema decorativo che diventerà comune è quello del disegno di quadrati e rettangoli variamente alternati, talora campiti. In un elegante pavimento di età augustea, nella casa viii, 2, 3 file di quadrati neri, maggiori e minori, alternati e accostati per angolo, e con leggeri ornati bianchi all'interno, riservano nel fondo disegni di rettangoli bianchi. Invece, nella tarda Casa del Poeta Tragico, in due riquadri del pavimento centrale dell'ala destra, lo stesso disegno compare con i colori invertiti - bianchi i quadrati maggiori e minori, neri i rettangoli e al centro di ogni quadrato maggiore è una svastica. Simile è il disegno di una soglia nella Casa del Centenario dove i rettangoli sono campiti in nero e quadrati, pure neri, sono inseriti talora obliquamente entro quelli bianchi. Invece i rettangoli sono delineati in nero sul fondo bianco nell'ampia distesa del pavimento del tablino della Casa del Cinghiale formando una specie di intreccio a canestro attorno al piccolo quadrato centrale pure delineato (cfr. un ornato quasi simile nei bordi dell'impluvio nella Casa di Cecilio Giocondo). File di rettangoli disposti obliquamente e alternati a zig-zag sono delineati in un pavimento dal complicato disegno nell'ala destra, sempre nella Casa del Cinghiale.
Il disegno delle stelle di rombi e quadrati è conservato in pochi esemplari a Pompei in case del I sec. d. C. ma il loro vario impiego prova il favore che ebbe fin dai primordi questo ornato. I primi esempî sono in un pavimento della così detta Villa di Orazio a Licenza della fine del Secondo Stile (vedi sopra) e in un riquadro (è incerto se di periodo più antico) del pavimento dell'oecus della Casa Omerica o del Sacello Iliaco. Nel periodo del Terzo Stile il disegno compare in un centro a tappeto (con ornati policromi al centro di ogni quadrato) nella Casa degli Amorini Dorati, nelle soglie della Casa di Cecilio Giocondo e della casa vi, 15, 5 nella quale i quadrati sono ornati con nodi di Salomone o bocciuoli o quadrifogli; e con particolari molto ricchi nella casa tarda viii, 5, 15 (annessa alla casa viii, 5, 16 e 38) dove si estende con andamento obliquo a tutto il pavimento. L'ornato compare anche limitato ad una sola stella, per esempio nella casa vii, 6, 7.
Il disegno di stelle di rombi e quadrati costituisce, a partire dal II sec. d. C. l'ordito forse più comune dei m. ornamentali. A Pompei e a Licenza se ne sono incontrati finora gli esemplari più antichi. A Pompei vi è anche il primo esempio di un ordito che avrà anch'esso molta fortuna dal II sec. in poi cioè un intreccio di fasce verticali e orizzontali ad ogni incrocio delle quali è sovrapposto un quadrato variamente ornato: è nel vestibolo della Casa del Cinghiale: il disegno non è isolato come è documentato da una soglia di Terzo Stile nella Casa del Meleagro.
I pavimenti di Terzo e Quarto Stile con imitazione dei cassettoni di soffitti sono poco comuni e di tipi diversi. Si riannoda strettamente ai cassettoni del Secondo Stile, del periodo che abbiamo detto arcaico o severo (vedi sopra), il riquadro policromo a quattro scomparti con le maschere in un ambiente della Casa di Paquio Proculo. Anche il pavimento a grandi riquadri nell'atrio della stessa casa, che è decorato con pitture del Terzo Stile, fa pensare ad una derivazione dai cassettoni dei soffitti. Nei m. a cassettoni della fine del Secondo Stile (vedi sopra) avevamo già incontrato le file dei quadratini campiti di nero, disposti per angolo a decorare le fasce divisorie dei riquadri; i quadratini erano però, per così dire, incasellati ciascuno entro barrette di separazione. In pavimenti del tardo Terzo Stile e del Quarto si è attribuita, alle file di quadratini neri messi per angolo, la stessa funzione di separazione dei riquadri ma essi non sono più costretti entro le fasce divisorie. Di tali pavimenti derivati dai cassettonati certo il più appariscente è quello di una grande esedra della Casa del Camillo in cui le file dei quadratini neri scompartiscono il m. a fondo bianco in settantasette riquadri ognuno dei quali è variamente ornato da nodi di Salomone, pelte, svastiche, stelle a quattro o a otto punte, quadrifogli, quadrati a lati concavi, ecc. Più semplice, senza ornamenti nei riquadri, è il pavimento dell'atrio nella Casa dell'Orso; nelle Case di Nettuno e della Caccia Nuova era ornata a cassettoni soltanto la parte centrale della stanza. Il pavimento dello stesso tipo, scoperto nel solarium di una villa dell'isola di Ponza è da ritenersi coevo o di poco più antico.
Un altro tipo di pavimenti musivi a riquadri, da ritenere derivati dai cassettonati è quello in cui gli scomparti sono divisi dalla treccia continua che, in questa funzione, compare in un pavimento della Casa dell'Atrio a Mosaico di Ercolano (Quarto Stile) e nel già citato tappeto centrale a quattro scomparti nell'ala destra della Casa del Poeta Tragico; ma forse gli esempî ancora più antichi della treccia continua si possono vedere nelle riquadrature degli scomparti delle soglie dei tablini di due case pompeiane degli inizî del Terzo Stile, cioè nella Casa degli Amorini Dorati e nella casa vi, 15, 5. Soglie a scomparti, imitazione dei cassettoni,ci sono già note dal periodo più arcaico del m. ornamentale (vedi sopra) e le soglie a riquadri del Terzo Stile, ora citate, rientrano in una lunga tradizione: dobbiamo ricordare, per l'affinità del tipo e degli ornati di riempitivo dei riquadri, la soglia della Casa del Centenario in cui l'incorniciatura è di semplici liste di tessere nere; la soglia della Casa del Chirurgo con cornice di quadratini neri miniaturistici disposti per angolo (cfr. la soglia della Casa degli Epigrammi che è di Secondo Stile), la soglia dell'ala destra nella Casa del Poeta Tragico, con divisioni di quadratini neri pure per angolo, e infine quella della Casa del Cinghiale in cui i quadratini neri si alternano con losanghe semplicemente delineate.
Infine un altro tipo di cassettonato fa la sua comparsa già nella Casa Championnet: i riquadri sono scompartiti da una fascia ornata da clessidre. Nel m. ercolanese della Casa del Tramezzo di Legno di Quarto Stile la fascia che circonda i riquadri reca, semplicemente delineati, rombi e piccoli quadrati, questi ultimi scompartiti diagonalmente: cfr. la cornice della soglia già citata nella Casa del Cinghiale: ove è già formato un ordito di pavimento che avrà diffusione nel II e III sec. d. C.
Alla decorazione dei soffitti sono ispirati alcuni pavimenti pompeiani del tardo Terzo Stile e del Quarto nei quali, al centro di un grande quadrato, è disegnato un cerchio (come l'oculus di un soffitto) circondato da quattro semicerchi, uno lungo ogni lato del quadrato e da quarti di cerchio agli angoli. È un tipo di decorazione pavimentale di largo impiego specialmente nel III sec. d. C. L'esemplare più fine, a Pompei, è il m. al centro dell'oecus nella Casa del Poeta Tragico con delfini agli angoli, pesce nei semicerchi e disegni ornamentali negli altri spazi. Molto più semplice, senza i riempitivi, è quello della Casa dell'Orso. Il disegno è stato anche delineato con file di tesserine bianche sul pavimento di cocciopisto nel vestibolo della Casa viii, 11, 8.
Il disegno di rosone di triangoli (o disco ruotante) è in un pavimento della Casa degli Amorini Dorati (è derivato dall'opus sectile: si veda il pavimento di Ercolano in una sala del Museo Nazionale di Napoli): esso raggruppa intorno a sé alcuni m. con lo stesso disegno dell'Italia settentrionale (Piacenza, Cividale) ed è all'inizio di una lunga serie di m. in bianco e nero e policromi.
La stella a quattro punte (cioè il disegno di quattro triangoli isosceli campiti in nero attorno ad un quadrato bianco centrale) è un ornato di tappeti centrali di pavimenti nelle Case Championnet e delle Vestali; e di soglie nelle Case del Centenario, di Orfeo e vi, 15, 5, ma è anche usata come ornamento singolo all'interno di riquadri, per esempio nelle Case del Poeta Tragico e del Camillo. Le stelle a sei punte (sei triangoli attorno ad una figura di esagono) ornano una soglia della casa viii, 5, 16; e 38 e, nella stessa casa, un tappeto di stelle a sei punte circoscritte da esagoni può considerarsi una redazione più elaborata di un disegno già comparso nella Casa di Livia sul Palatino. In un ambiente di Terzo Stile della Casa di Trittolemo una grande stella di sei triangoli delineati attorno ad un esagono centrale, contenente una rosetta, inscritta in un esagono maggiore inscritto a sua volta in un cerchio, appartiene allo stesso tipo di ornamenti ed è forse derivato da un disegno in opus sectile.
I motivi di origine floreale nel periodo del Terzo Stile sono dapprima quelli ereditati dal repertorio precedente; e sono per lo più impiegati in bordi o riquadrature. Sono tralci di edera (Casa di Paquio Proculo), o di campanule (Casa dei Capitelli Figurati). Talora sono rappresentati uscenti da un vaso (i tralci di edera nella Casa di Cecilio Giocondo e il tralcio di fiori nella Casa di Paquio Proculo). Nelle case del periodo augusteo, cioè degli inizî del Terzo Stile, sono caratteristici i disegni floreali finemente stilizzati con gusto classicistico. L'esemplare forse più notevole è la soglia dell'insula occidentalis 13. Altri esempî offrono le due soglie della casa ix, 5, 14 e della Casa di Cecilio Giocondo, il centro a mosaico in un pavimento di cocciopisto nella Casa dell'Efebo e il riquadro centrale di un ambiente nella casa vi, 16, 36. Singolare è il disegno di una fascia di scendiletto in un cubicolo della casa viii, 2, 34, di Terzo Stile disegno che ritroveremo, quasi inalterato, nel bordo di uno dei m. degli Hospitalia nella Villa Adriana.
Elementi vegetali stilizzati si possono riconoscere anche nei fini ornamenti che decorano il riquadro centrale in una stanza della parte aggiunta (vii, 7, 2) della Casa di Trittolemo. Ma l'ornato vegetale prediletto nel Terzo e nel Quarto Stile - a differenza del gusto del periodo precedente, è il tralcio di acanto impiegato sia nelle soglie sia nelle riquadrature. Un esempio isolato era già nella Casa di Cesio Blando del Secondo Stile: i tralci escono da un cespo. Si vedano la soglia della casa vi, 16, 36, la lunga fascia con funzione di soglia nella Casa del Cinghiale e le riquadrature attorno a centri di marmo nelle Case di Marco Lucrezio e di Fabia (o della Regina Elena).
Degli altri motivi che vengono impiegati nel periodo del Terzo e Quarto Stile a ornamento di bordi o di riquadrature, alcuni erano già stati introdotti nel repertorio musivo sin dagli inizî del Secondo Stile (vedi sopra). Sono il meandro, le onde correnti, le trecce, le barrette oblique e le barrette a spina di pesce, i disegni di mura merlate e di arcate. Nel periodo che ci interessa il meandro non è disegnato, generalmente, in modo diverso dalla fase precedente: si vedano le cornici dei riquadri nelle Case del Poeta Tragico e dell'Orso. In una fascia della Casa del Cinghiale esso ha la forma del doppio T (come il meandro che ricopre tutta la distesa dell'atrio nella stessa casa). Le onde correnti sono impiegate o nella forma semplice (ancora nel Quarto Stile nella Casa di Arianna) oppure sono doppie (attorno al riquadro fioreale nella casa vi, 16, 36), oppure doppie e separate da una treccia (semplice, nell'Insula Occidentalis angolo NO; a calice, nella casa viii, 6, 28).
Le trecce, sia in policromia, sia - più numerose - in bianco e nero, vengono largamente usate nel Terzo e nel Quarto Stile e accanto alla treccia semplice e a quella a calice fa la sua comparsa la treccia a tre capi (vedi per esempio le Case del Cinghiale e di Cecilio Giocondo degli inizî del Terzo Stile). L'impiego è vario ma sempre come riquadratura o di impluvî o di campi ornamentali (vi, 15, 5) o di centri di lastre marmoree, venuti di moda verso la metà del I sec. d. C. Ma per la prima volta nella storia di questo ornato la treccia semplice assume la funzione di incorniciatura "continua" dei riquadri di una soglia nella casa vi, 15, 5 dove l'ornato è policromo, nella Casa degli Amorini Dorati, in bianco e nero, o nella Casa del Poeta Tragico (vedi sopra) dove scompartisce i campi di un tappetino centrale.
Le barrette oblique, di vecchia tradizione del Secondo Stile, continuano il loro impiego di riquadrature di cassettonati nel centro a scomparti della Casa di Paquio Proculo, in un pavimento policromo con forti reminiscenze del Secondo Stile. Disposte in doppia fila a spina di pesce circondano il disco ruotante nella Casa degli Amorini Dorati dove sono in bianco e nero come attorno ai riquadri di marmo nella Casa di Arianna di Quarto Stile e nella Casa dell'Orso.
Il disegno delle mura merlate occupa le fasce che circondano il pavimento a meandro dell'atrio della Casa del Cinghiale: le mura, sottilmente delineate in nero sul fondo bianco, sono interrotte da altre torri merlate. Nella Casa di Cornelio Rufo una serie di torri campite di nero riempie la fascia che gira attorno all'impluvio. Le arcate compaiono - sempre delineate in nero e sempre nella fascia attorno all'impluvio - nella Casa di Paquio Proculo e nelle singole arcate sono rappresentate teste, armi, vasi, prore, cornucopie, ecc.
Si è già parlato degli ornamenti di cornice o di bordura introdotti nella fase finale del Secondo Stile (vedi sopra) cioè i denti di lupo o di sega e i triangoli sovrapposti; questi ultimi si presentano spesso con i lati elegantemente concavi (come ad esempio nella Casa del Poeta Tragico).
Un posto importante, sia come bordi sia come elementi divisori di riquadri o scomparti assumono le file di quadratini disposti per angolo specialmente nelle soglie o nei cassettonati (vedi sopra). Sono file di quadratini neri miniaturistici quelli che separano gli scomparti nelle soglie della Casa degli Epigrammi e della Casa del Chirurgo, la prima ancora di Secondo Stile, la seconda di Terzo. Quadrati più grandi sono impiegati nella soglia della Casa del Poeta Tragico e in genere nei pavimenti più tardi, per esempio nel bordo del campo figurato in un'ala della Casa del Cinghiale. Compaiono con funzione divisoria di scomparti anche i quadratini disposti per angolo e alternati a losanghe (che già erano stati impiegati nella Casa di Livia a riempire fasce di un disegno meandriforme e ciascun elemento è separato da quello attiguo mediante una barretta); si veda la soglia della Casa viii, 5, 16 e 38 dove i quadrati sono campiti in nero e le losanghe semplicemente delineate; e la soglia della Casa del Cinghiale della quale si è già detto.
È invece un ornamento di soglia o di bordi introdotti per la prima volta nel Terzo Stile il disegno delle pelte o scudi delle Amazzoni. Come soglia si veda la Casa di Meleagro, la Casa del Centenario e la casa viii, 5, 16 e 38. Come bordo si vedano le Case dell'Orso e di Arianna. Ma la pelta è soprattutto usata come motivo isolato di ornamento o di riempitivo di riquadri per lo più a coppie addossate.
Nel repertorio del Terzo e del Quarto Stile fanno la loro comparsa, accanto alle pelte, altri motivi decorativi, impiegati per lo più anch'essi a riempimento di riquadri. In primo luogo è il nodo di Salomone; poi il quadrato per lo più campito in nero con i lati concavi e con un disegnino a L in tessere bianche nell'interno. Il quadrato a lati concavi deriva dal disegno dei cerchi allacciati e il disegno a L è, secondo il Pernice, un'abbreviazione della croce uncinata o svastica anch'essa introdotta nel Terzo Stile e riempimento consueto di quadrati a lati dritti. Si noti che nella Casa di Cecilio Giocondo una fila di disegni a L orna una fascia nel m. con la figurazione del cane da guardia all'ingresso. Non è invece molto comune il disegno dei quadrati l'uno dentro l'altro; anch'essi sono usati come riempitivi o semplicemente delineati nella soglia della Casa di Meleagro e nel tappetino della Casa di Nettuno o in bianco e nero entro cerchi in un pavimento della Casa di Arianna.
Riassumendo i caratteri del m. ornamentale, nel primo secolo dell'impero (dall'età augustea al 79 d. C.) cioè nel periodo che ci è noto dalle case pompeiane del Terzo e del Quarto Stile, osserviamo un più vasto e più vario impiego dei motivi del repertorio in gran parte ereditato dall'arte musiva dell'ultimo secolo della Repubblica (Secondo Stile) e in parte arricchito con nuovi elementi decorativi.
Il cambiamento di gusto nell'età augustea può essere avvertito confrontando per esempio il complesso dei m. ornamentali della Casa di Cecilio Giocondo con la più sobria Casa di Livia della fine della Repubblica. L'ulteriore trasformazione del gusto e dello stile verso la metà del I sec. d. C. e negli anni successivi è documentato dal complesso dei pavimenti sovraccarichi dei più svariati ornati della Casa del Cinghiale dell'inoltrato Terzo Stile.
In questo lungo periodo la policromia è in netto regresso e l'uso delle tessere colorate è limitato per lo più a motivi che nel precedente Secondo Stile avevano avuto una tradizione policroma (trecce, rosette, riempitivi di vario tipo, ecc.); predomina quasi assolutamente il tessellato in bianco e nero ma rari sono gli ornamenti delineati in bianco su fondo nero, e relativamente rari quelli campiti in nero: il fondo bianco del m. è ovunque predominante nel disegno ornamentale delineato in tessere nere.
4) Il ii secolo d.c. - I sei pavimenti a m. geometrico in bianco e nero (in parte ancora inediti) del Ponte di Caligola (che è il loggiato della Domus Tiberiana sul Clivus Victoriae nella ricostruzione domizianea dopo l'80 d. C.) e gli undici delle tabernae dell'emiciclo dei Mercati Traianei sono così affini per repertorio e per fattura che paiono opera delle stesse maestranze. Le costruzioni cui i m. appartengono sarebbero datate dai bolli laterizi l'una negli ultimi anni del regno di Domiziano, l'altra nel primo decennio del II sec. d. C. Gli ambienti che contengono i pavimenti sono di modesta destinazione e i mosaici stessi non sono di alta qualità ma indicano un gusto e un intento stilistico preciso. Solo due di essi seguono la tradizione anteriore: quello del vano B del Ponte di Caligola con il disegno di rettangoli campiti in nero disposti lungo i lati di quadrati bianchi come nella Villa di Orazio a Licenza, della fine della Repubblica e nella Casa del Centenario a Pompei che è di Quarto Stile; e quello della taberna F dei Mercati di Traiano, con disegni di quadrati campiti in nero sui lati di losanghe bianche alternativamente verticali e orizzontali di cui si hanno a Pompei precedenti in opus sectile nella Casa di Cornelio Rufo di Secondo Stile, o in un signino, nella Casa di Nettuno di Quarto Stile e a Roma nella traccia di opus sectile di un impiantito inedito della Domus Aurea (circa 64 d. C.).
Tutti gli altri pavimenti sono ornati con motivi che hanno a fondamento piccoli quadrati neri isolati o appaiati a formare rettangoli o aggruppati in numero di tre a formare una squadra o in numero di quattro a formare disegni a T o a forma di scaleo. Questi elementi così semplici sono ripetuti, o variamente associati, in modo da comporre disegni talora di non chiara evidenza nei m. nei quali i motivi ornamentali sono ripetuti all'infinito e perciò dimezzati o troncati lungo i margini del pavimento (ad esempio i quadrati di scalei sovrapposti a croce greca nel vano A del Ponte di Caligola; la distesa di scalei su file sfalsate nel vano D; nei Mercati di Traiano la distesa di rettangoli in linee a zig-zag nella taberna A, medita, e i disegni di coppie di squadre affrontate alternate a file di quadratini disposti diagonalmente nel pavimento della taberna E, pure inedita). Un altro tipo di composizione degli ornati è quello dei m. di vani D ed E del Ponte di Caligola e dei vani B, D, G, H, I e M dei Mercati di Traiano: la superficie del m. appare suddivisa in scomparti quadrati e in ciascuno scomparto è ripetuto lo stesso disegno (squadre affrontate separate da una coppia di quadratini nel vano E del Ponte di Caligola e nella taberna B; scalei contrapposti ma sfalsati nel vano D del Ponte di Caligola e nella taberna I). Però il disegno può essere eseguito in nero su bianco in una formella o scompartito e ripetuto in bianco su fondo nero in quelle attigue (i rettangoli e i quadrati nel vano D dei Mercati di Traiano; croce di scalei nel vano G; croce greca accompagnata da quattro squadre nel vano H; quadrati, rettangoli e squadre di colori alterni nel vano M sempre nei Mercati di Traiano), poiché è da osservare che caratteristica della maggior parte di questi pavimenti è l'ambivalenza del disegno: cioè se gli ornati sono in nero essi sono commessi in modo che il fondo bianco di risulta mostri esattamente lo stesso disegno e vi sia una equivalenza perfetta tra le superfici bianche e quelle nere (vedi i m. dei vani C, D ed E del Ponte di Caligola e quelli delle tabernae A, B, E, I ed L) e se i disegni non sono ambivalenti ma sono ripetuti con i colori alternati nelle formelle adiacenti, viene ristabilito ugualmente nella superficie del m. il perfetto equilibrio tra i campi bianchi e quelli neri (vedi i m. citati delle tabernae D, G, H ed M dei Mercati di Traiano). Fanno eccezione a questa tendenza dell'equilibrio dei colori i due pavimenti di tradizione più antica (vano B del Ponte di Caligola e vano E dei Mercati di Traiano) con prevalenza del fondo bianco nell'uno e degli ornati neri nell'altro e il pavimento del vano A del Ponte di Caligola con assoluto predominio del disegno campito in nero; ma negli altri m. è così rigorosa la ricerca dell'equivalenza delle superfici campite con quelle del fondo che è da ritenere si tratti di un preciso intento decorativo il quale risponde a sua volta ad un determinato gusto dell'epoca.
Pavimenti con gli stessi disegni di quelli esaminati (o ad essi affini) e attribuiti per motivi struttivi all'età traianea sono stati trovati in alcune case ostiensi cioè nel Caseggiato della Reg. iii, Ins. ii e nell'Insula della stessa regione. Alcuni di questi motivi perdurano a Ostia per tutto il II sec. (nella Casa di Bacco Fanciullo, nella Caserma dei Vigili, nell'Insula delle Muse, nell'Insula delle Vòlte Dipinte, tutte di età adrianea; nel Palazzo Imperiale, nella Casa di Apuleio della metà del secolo e nel Foro delle Corporazioni della fine del secolo) e ancora alla metà del III sec. d. C. (Caupona del Pavone) quando ai disegni geometrici campiti in bianco e nero e rigorosamente rettilinei sono già subentrati, nella predilezione del gusto, come vedremo in seguito, i più svariati e complessi ornamenti curvilinei.
L'arte musiva dell'età di Adriano (117-138 d. C.) quale ci è nota dai pavimenti degli Hospitalia della villa tiburtina (pavimenti a dir vero di secondaria importanza in confronto dei sectilia che decoravano le sale e gli ambienti più nobili) si presenta con un repertorio di tipi e di motivi assai vasto e vario se paragonato con il tipo di ornato campito esclusivamente in bianco e nero sui m. del Ponte di Caligola e dei Mercati di Traiano. Inoltre il carattere dei pavimenti stessi è del tutto diverso anche se sono ripresi spunti e motivi del passato e lo stile della decorazione è singolare, nuovo e circoscritto ad un periodo di tempo che pare non oltrepassi l'età di Antonino Pio (138-160).
Il repertorio è formato da motivi tradizionali del I sec. d. C. trasformati secondo il nuovo gusto e da motivi introdotti per la prima volta con evidente predilezione per i disegni curvilinei che irrompono, per così dire, appunto in quest'epoca nell'ornamentazione dei pavimenti. Tradizionali sono: il pavimento tutto bianco con file regolari di crocette nere nel corridoio centrale degli Hospitalia; nelle alcove dei cubicoli, il reticolato di rombi, rara sopravvivenza del I sec. a. C.; i cerchi allacciati; l'ordito a intreccio di rettangoli delineati in nero attorno ad un quadratino centrale e le stelle di quattro punte campite in nero attorno ad un ampio quadrato bianco. Sono motivi di rado tessuto, se delineati, e di predominio del fondo bianco - se campiti - che ben si accordano con il carattere leggero, per così dire, arioso di tutto il complesso di questi mosaici. Così il meandro della riquadratura di un centro arabescato è diventato filiforme e nelle fasce ornamentali di un altro cubicolo i quadrati campiti in nero a lati concavi sono distanziati per dare più importanza al fondo bianco. A questo stesso gusto per il tracciato leggero e per gli spazi bianchi è adattato anche il disegno dell'ordito di stelle di rombi e di quadrati che nel pavimento di uno dei cubicoli degli Hospitalia è privo dei rombi campiti in nero entro i bracci delineati delle stelle mentre i quadrati sono ornati con tenui arabeschi; la stessa composizione ariosa è nel pavimento di un altro cubicolo ove lo stesso ordito di stelle di rombi appare per la prima volta trasformato con l'inserzione di disegni a L o a squadra, decorati con il motivo della treccia a due capi. Ancora il fondo bianco ha il predominio negli ornati campiti nel m. pavimentale della Piazza d'Oro che riproduce l'ordito compositivo già noto dal vestibolo della Casa del Cinghiale a Pompei: cioè di fasce incrociate e di quadrati sovrapposti ad ogni incrocio mentre altri quadrati obliqui sono inseriti nei campi di risulta: gli ornati di riempitivo sono le stelle di quattro punte e i quadrati neri circondati da rettangoli bianchi e poi da altri neri (vedi sopra i motivi dei Mercati Traianei) ma le file dei quadrati a lati concavi restituiscono movimento e leggerezza all'insieme.
Accanto a questi vecchi schemi assoggettati, come si è detto, al nuovo gusto, i motivi che si presentano per la prima volta rivelano più compiutamente qual è la tendenza dell'epoca: il vecchio motivo dei cerchi allacciati viene trasformato in modo che lo spazio bianco di risulta sia un esagono a lati concavi e i disegni neri fusiformi o a foglia di olivo si assottigliano, nel pavimento del triclinio degli Hospitalia. Gli stessi disegni fusiformi vengono impiegati a costruire i lati del quadrettato (o rete o grata che dir si voglia) esteso a coprire tutto il pavimento dell'esedra o triclinio d'estate. In questi m. il fondo bianco è sprovvisto di qualsiasi ornato; in altri i motivi di riempimento sono costituiti da disegni arabescati (di cui si dirà in seguito): si veda in un cubicolo la rete di ottagoni delineati e in un altro la redazione del tutto nuova di cerchi semplicemente delineati e allacciati; in un altro ancora la distesa di cerchi delineati e tangenti (su cinque file di cinque cerchi ciascuno): in questi pavimenti l'ordito geometrico di cerchi o di ottagoni è impiegato a incorniciare il disegno arabescato perdendo il suo carattere di decorazione autonoma. Simile è l'ordito dei cerchi maggiori e minori alternati e accostati a coprire tutto il pavimento di un cubicolo (lungo i margini del m. i cerchi sono dimezzati) solo che qui i cerchi sono separati da una fascia ornata per la prima volta da ramoscelli: i campi circolari e quelli ottagonali a lati concavi di risulta sono decorati con elementi floreali stilizzati a rabesco.
In altri cubicoli però manca l'ordito geometrico di sosteguo, per così dire, dell'ornamentazione: tuttavia l'ornato assume esso stesso forme geometriche come il grande rosone al centro di un pavimento o la distesa di rosette inscrivibili entro quadrati in un altro; talora infine i motivi floreali stilizzati sono disposti in perfetta simmetria entro i riquadri centrali del pavimento in modo da conferire ad esso l'aspetto di composizioni geometriche.
Questi elementi decorativi che abbiamo preferito chiamare arabeschi sono il carattere più singolare dei m. di età adrianea. La loro origine è da ricercare (come giustamente osserva il Becatti ne La mosaïque gréco-romaine, p. 133) in quei motivi vegetali stilizzatissimi che abbiamo visto ornare fasce, soglie e riquadri centrali in m. pompeiani dell'età augustea e, in genere, del Terzo Stile (e si può ricordare anche il pavimento in opus sectile, appartenente alla Domus Transitoria di Nerone scoperto sotto il ninfeo SO della Domus Flavia sul Palatino). Questi arabeschi non sono che la trasformazione in ornamenti astratti di elementi vegetali non più intesi nella loro natura o, se si preferisce, sono astratti disegni geometrici di cui "si è voluto attenuare il rigore sostituendo le linee con motivi vegetali già fortemente stilizzati" (Becatti, loc. cit.). La derivazione da ornati del I sec. d. C. è evidente se si considera la somiglianza della fascia di bordura del pavimento del triclinio degli Hospitalia con un ornato della casa pompeiana viii, 2, 34, oppure la continuità nell'impiego della composizione stilizzata in un riquadro al centro del pavimento (si confronti il centro arabescato di un cubicolo di Villa Adriana con il centro della casa pompeiana vi, 16, 36).
In complesso il gusto dell'epoca adrianea si rivolge, nel m., a forme chiare, eleganti e forse fredde, alla predilezione per le linee sottili, per i disegni movimentati e curveggianti, al predominio del fondo bianco del pavimento su cui gli ornati, rettilinei o arabescati, si dispongono in nitide composizioni geometriche come ampie reti o delicati ricami a larghe maglie.
Si accorda infine con la tendenza a far prevalere il fondo bianco anche il disegno dei motivi in bianco e nero: abbiamo già visto i motivi ereditati dall'arte precedente (cerchi allacciati e stelle a quattro punte); altri motivi appaiono per la prima volta negli Hospitalia. Uno è destinato ad avere larga fortuna fino all'età paleocristiana, cioè il disegno delle quattro pelte in nero poste a ruotare, come una girandola, attorno ad un quadrato nero centrale (il quadrato verrà poi sostituito con il nodo di Salomone). Un altro sembra il disegno di una stella a quattro punte smussate poste attorno ad un quadrato a lati concavi; un terzo è quello di campi esagonali circondati da rettangoli e clessidre in nero, dimezzate a triangoli lungo i margini. Sono tutti disegni lontani per forma e per concezione dagli ornamenti del precedente periodo traianeo.
Il repertorio degli schemi decorativi e dei motivi ornamentali nei m. della prima metà del II sec. d. C. risulta arricchito dal complesso di pavimenti di un gruppo di case ostiensi che le strutture murarie datano con ogni verosimiglianza nell'età adrianea: sono soprattutto le Insule delle Vòlte Dipinte, del Graffito, delle Muse, delle Pareti Gialle, di Giove e Ganimede ed altre che saranno a mano a mano citate. Come negli Hospitalia di Villa Adriana, gli schemi e gli ornati delle epoche trascorse sopravvivono accanto agli elementi nuovi, ma ovunque si avverte il nuovo gusto. In queste case è fatta larga parte ai pavimenti con le decorazioni geometriche campite (più raramente delineate) in nero su bianco, ma con ricercata prevalenza, come negli Hospitalia, del fondo bianco, e come negli Hospitalia sono impiegati nella decorazione musiva i disegni arabescati, nella tipica redazione adrianea, e varî tipi di schemi o orditi entro cui si inquadrano i motivi ornamentali. Sono strettamente imparentati ai modi decorativi adrianei i pavimenti di altri edifici ostiensi che per ragioni struttive si datano nell'età di Antonino Pio (138-160) o negli anni subito successivi: ad esempio la Casa di Apuleio, la Domus Fulminata, il Palazzo Imperiale, il caseggiato del mitreo di Lucrezio Menandro e altri; li esamineremo perciò insieme con i pavimenti adrianei. I motivi delineati appartengono tutti o quasi al vecchio repertorio del I sec. d. C. (fanno eccezione gli ottagoni allungati inframezzati da rettangoli nell'Insula di Bacco Fanciullo e il disegno di esagoni e losanghe dell'Insula del Sacello di Iside). Il disegno di mura e torri appare nelle due redazioni, in bianco e nero e in nero su bianco nelle Terme dei Cisiari di circa il 120 d. C. e in bianco su nero nel più tardo Palazzo Imperiale. Comuni sono i disegni meandriformi, per lo più a doppio T in soglie come nell'Insula delle Muse o in tappeti come nell'Insula di Giove e Ganimede e nell'Insula del Soffitto dipinto; un tappeto di meandri a rete è negli Horrea Epagathiana et Epaphroditiana, mentre in un pavimento del Palazzo Imperiale è disegnato un labirinto.
Di antica tradizione pompeiana sono il campo di esagoni nell'Insula delle Muse e la girandola di rettangoli attorno ad un quadratino centrale nell'Insula delle Muse, nell'Insula di Giove e Ganimede e nella Reg. iii, 9, 13.
Tra i disegni campiti sono conservati dall'eredità del passato le stelle a quattro punte (Reg. iii, 9, 13 e Insula delle Muse), i disegni di esagoni bianchi circondati sui lati da quadrati campiti in nero (Insula delle Muse), le file di quadratini neri collegati per angolo (in disegno meandriforme nell'Insula delle Vòlte Dipinte), i tappeti di rettangoli e quadrati (per lo più quadrati bianchi circondati da rettangoli neri) in ordito obliquo come nella Insula delle Muse e nella Insula delle Vòlte Dipinte dove, al centro di ogni quadrato è posto un quadratino nero a lati concavi; talora in ordito diritto come nell'Insula di Bacco Fanciullo, nella Caserma dei Vigili in cui filari di quadrati bianchi e rettangoli neri si alternano con filari a colori invertiti, e nel Palazzo Imperiale dove i quadrati sono tutti neri e i rettangoli bianchi); infine la scacchiera dei quadratini bianchi e neri (Insula delle Pareti Gialle) e il noto disegno ambivalente delle squadre affrontate e separate da due quadratini (Insula delle Muse) e, disposte a svastica, nel Palazzo Imperiale. Però proprio questi ultimi disegni si presentano in una redazione più ariosa, con predominio del fondo bianco com'è nella tendenza del tempo: la scacchiera si trasforma in una serie di filari diagonali distanziati di quadratini neri (Insula delle Vòlte Dipinte e Insula delle Pareti Gialle): le squadre nere a coppia si affrontano sfalsate e in filari diagonali intervallati sul fondo bianco (Insula delle Vòlte Dipinte). Anche il motivo delle croci di Gerusalemme che conosciamo dai Mercati di Traiano appare in una redazione più ariosa con le croci nere disposte in linee diagonali e con grandi spazi ottagonali di risulta (Insula di Giove e Ganimede).
Il disegno dei cerchi allacciati in modo da lasciare esagoni bianchi a lati concavi al centro (Sacello del Decumano) è noto da Villa Adriana (vedi sopra) e così pure le file di quadrati a lati concavi che, quando sono disposti in file sovrapposte formano disegni di dischi bianchi di risulta (Insula delle Muse). Singolare è la redazione di questo motivo nell'Insula delle Vòlte Dipinte, in cui le file di quadrati neri a lati concavi sono ancora più distanziate sul fondo bianco mediante la curiosa appendice di disegni a foglia di edera. I m. di Ostia del periodo adrianeo-antoniniano mostrano però un repertorio più ricco dei motivi ornamentali in confronto con la decorazione musiva dell'età precedente: una datazione sicura nell'età adrianea può darsi pertanto a disegni che godranno di largo favore nei periodi successivi: le squame bipartite in bianco e nero (Insula delle Muse) che ricompaiono dopo un lungo intervallo (vedi sopra), la girandola di quattro pelte attorno al nodo di Salomone (Insula delle Muse), l'intreccio a tappeto (Insula delle Muse), la losanga fiancheggiata da due pelte alle estremità, in bianco su fondo nero (ancora Insula delle Muse). Per la prima volta in questa epoca si presenta in m. un disegno di ottagoni a lati concavi (già noto in opus sectile da un frammento forse della Domus Aurea, del Palatino). Essi sono disposti obliquamente sia isolatamente (in nero su bianco, Insula delle Muse), sia come campi bianchi risultanti dal disegno di quattro lunule nere attorno ad un disco bianco (Reg. iii, 9, 17) sia come fondo nero di risulta di un disegno di quadrilobi bianchi (Domus Fulminata).
Nel periodo adrianeo-antoniniano sono largamente in uso nei m. ostiensi disegni di arabeschi del tipico gusto adrianeo degli Hospitalia. Essi sono impiegati talora a ornamento di superfici non ampie come in riquadri di composizioni centralizzate (nell'Insula delle Muse e nell'Insula delle Pareti Gialle) o come elementi decorativi dei quadrati in un ordito di rombi (Insula del Graffito). Ma talora coprono la parte centrale del pavimento come nella Domus accanto al Serapeo o si estendono anche a tutta la superficie: il ricco m. del triclinio nel Caseggiato di Bacco e Arianna può considerarsi il capolavoro dei pavimenti adrianei di questo tipo. Nel m. della sala adiacente dello stesso caseggiato, in cui la stilizzazione degli ornati è del tutto diversa, è inserita per la prima volta una scena figurata in bianco e nero nel contesto ornamentale.
Lo schema compositivo più diffuso nei pavimenti ostiensi del periodo adrianeo-antoniniano è quello della stella di otto rombi (o composizione di losanghe e quadrati che, come a Villa Adriana appare semplicemente delineato con riempitivi geometrici o arabescati nei riquadri). Si vedano i due esemplari dell'Insula delle Muse, l'uno con ordito rettilineo, l'altro con ordito obliquo del disegno: dello stesso periodo adrianeo è il m. dell'Insula di Giove e Ganimede mentre è più tardo quello dell'Insula di Apuleio. Ma, come a Villa Adriana, il rigido schema disegnativo delle stelle di otto rombi, nelle cui braccia si inseriscono i quadrati maggiori e minori, viene alterato o con l'introduzione di disegni di squadre (Insula delle Muse; e cfr. il più tardo caseggiato del Mitreo di Lucrezio Menandro) oppure viene completamente disintegrato nei suoi elementi: in un m. dell'Insula del Graffito è difficile riconoscere il fondamentale disegno delle stelle di rombi scompaginate dall'inserzione di piccoli rettangoli sui lati di ogni quadrato maggiore.
La composizione centralizzata (forse imitazione di copertura a vòlta già incontrata a Pompei, che consta di un campo circolare al centro di un quadrato circondato da quattro campi semicircolari e da quattro quarti di circolo agli angoli del quadrato è l'ornato di un pavimento dell'Insula delle Pareti Gialle dove il riquadro forma il tappeto centrale di uno schema a cassettonato del tipo detto "di Ponza" del I sec. d. C. (vedi sopra: sono file incrociate di quadratini neri messi per angolo con i riquadri ornati alternativamente da quadratini a lati concavi e da nodi di Salomone); una modificazione di questo schema centralizzato sembra essere quello, più rigido, del riquadro scompartito in nove campi, un grande quadrato al centro, quattro minori agli angoli e quattro rettangoli sui lati. Tale è il m. dell'Insula delle Pareti Gialle al quale si può avvicinare per lo schema un m. dell'Insula di Giove e Ganimede con disegni meandriformi a doppio T che occupano lo spazio dei rettangoli laterali. Un m. dell'Insula delle Muse presenta la variante dei campi a squadre al posto di quelli quadrati agli angoli del riquadro. Nei due pavimenti a scomparti dell'Insula delle Pareti Gialle è da osservare l'uso della treccia continua per separare e collegare nello stesso tempo i campi ornati: l'origine di quest'uso risale al I sec. d. C. (vedi sopra) e andrà sempre più diffondendosi in avvenire.
Risalgono pure al I sec. d. C. gli altri schemi a cui rimane da accennare che ornano i m. ostiensi del periodo antoniniano. Nel caseggiato del Mitreo di Lucrezio Menandro è delineato un ordito di ottagoni e piccoli quadrati agli angoli (cfr. sopra il m. della Domus Publica al Foro Romano) ciascuno dei quali è decorato con un elemento fioreale. Nella Domus Fulminata lo schema è costituito da un tappeto di losanghe bianche circondate da quadrati neri ognuno dei quali è decorato da un quadrifoglio o da un quadratino bianco a lati concavi. Nella Domus di Apuleio un m. reca il disegno dello scudo ruotante con figurazione della testa di Medusa al centro. Nell'Insula del Sacello di Iside e, in forma più semplice, nel Palazzo Imperiale, è ripreso lo schema dei filari orizzontali e verticali di quadrati delineati collegati da linee verticali e orizzontali. Ancora nel Palazzo Imperiale vi è una redazione del disegno di cassettonato con fasce ornate di losanghe e di quadrati e con decorazioni arabescate in ogni riquadro.
5) Dalla fine del ii alla fine del iii se. d. c. - Una fase del tutto nuova nell'arte musiva romana, che si colloca in netta contrapposizione al gusto e allo stile dei m. degli Hospitalia e di quelli che abbiamo attribuiti al periodo adrianeo-antoniniano è rappresentata dai pavimenti severiani: pochi, e campiti in bianco e nero, sono quelli delle costruzioni di Settimio Severo sul Palatino: più numerosi e di vario tipo sono quelli delle Terme di Caracalla (Terme antoniniane, 211-216 d. C.: si ritiene, fintanto che non si presentino elementi nuovi a persuadere una datazione diversa, che i pavimenti esistenti siano contemporanei alla costruzione dell'edificio, contemporaneità negata dal van Essen, che attribuisce a circa il 345 d. C. un presunto rinnovo della pavimentazione originaria).
Non è possibile però stabilire con sicurezza quando sia avvenuto un così profondo cambiamento del gusto o quando si siano manifestate le tendenze della nuova arte perché mancano monumenti musivi datati nell'età che corre fra Adriano e i Severi. Non ci aiutano purtroppo i m. dei così detti Privata Hadriani (la ricca abitazione a due piani colmata, ma non distrutta, per la costruzione appunto delle Terme Antoniniane iniziate sotto Settimio Severo) perché essi, numerosi al momento della scoperta, ma ora mal visibili e forse in parte scomparsi, sono noti solo da vecchie fotografie che non consentono una valutazione stilistica.
È stato supposto che il cambiamento di gusto e di stile nel m. romano sia avvenuto contemporaneamente al mutamento di stile nella scultura che si attribuisce all'età di Marco Aurelio (175 d. C. circa). Forse non è errato ritenere che le nuove tendenze si siano manifestate gradualmente dopo Adriano a partire dall'epoca di Antonino Pio per assumere il predominio definitivo negli ultimi decennî del II sec. d. C.
I m. superstiti delle costruzioni di Settimio Severo sul Palatino sono scarsissimi e tutti di ambienti modesti o di servizio e senza sostanziali diversità con i pavimenti delle Terme Antoniniane. Nell'esedra dello Stadio i tralci di acanto sono disegnati con un certo naturalismo e benché più modesti, si confrontano con i ricchi racemi dei peristilî delle Terme Antoniniane. I nastri ondulati a ellissi bianchi su fondo nero in un ambiente delle costruzioni sul Palatino appartengono allo stesso repertorio.
Una caratteristica del nuovo gusto è la predilezione per i fondi neri, come nel disegno dei nastri o, comunque, per una preponderanza degli ornati campiti in nero sul fondo bianco che risulta ridotto; ed è caratteristico inoltre il predominio delle forme curvilinee degli ornati stessi: si vedano, nelle Terme sul Palatino, i disegni di bipenni campite in nero su fondo di risulta di squame bianche alternativamente diritte e rovesce e i gruppi di campane e di quadrati a lati concavi pure campiti in nero su fondo bianco. In un ambiente di un'altra costruzione palatina il motivo è di fusi e di dischi in un disegno complesso.
La natura però del nuovo stile che si contrappone così vigorosamente a quello adrianeo (e antoniniano) è rivelata in pieno dai pavimenti identici dei due peristili (o palestre) delle ali sudorientale e nordoccidentale delle Terme di Caracalla. In questi m. è ritornata la policromia. I ricchissimi tralci di acanto della cornice, in tessere di serpentino su fondo bianco, hanno riacquistato un naturalismo ben lontano dagli arabeschi adrianei. Le squame bipartite degli ambulacri dei porticati sono riprese dal repertorio ellenistico, sebbene con una nuova e ricca alternanza di colori nelle tessere di serpentino, porfido, marmo bianco e giallo rosato e con una progressione, nel disegno, da squame semicircolari a squame lanceolate; gli ovali dei campi, con la stessa varietà e alternanza dei colori, paiono traduzioni in tessellato di pavimenti in opus sectile fatti degli stessi materiali pregiati.
È in policromia anche il pavimento a m. del vano NO del vestibolo nell'ala sudorientale. L'ornato consiste di file parallele di grandi esagoni allungati (che si toccano l'un l'altro con gli angoli ottusi), delineati in serpentino con i campi interni in tessere gialle, o rosa, o grige. Il terzo ed ultimo m. policromo conservato nelle Terme di Caracalla nell'ala nordoccidentale, in un ambiente a O del Frigidario, mostra il disegno di rettangoli delineati in serpentino a guisa di struttura isodoma di muro, su un fondo di portasanta. La cornice di questo pavimento alterna grandi dischi di serpentino e dischi minori inscritti a vicenda in quadrati e rettangoli pure delineati.
Gli altri m. di questo complesso sono in bianco e nero; preminenti, per la grandiosità del disegno, sono le distese di squame bipartite di elegante forma lanceolata che pavimentano gli apodyteria delle due ali. Il motivo è ripreso, come si è detto, dall'arte ellenistica, ma qui le file di squame sono disposte obliquamente e alternativamente nei due sensi così che ne consegue un aspetto singolarmente inquieto di tutta la superficie: anche questo effetto di movimento, che si incontrerà spesso nell'arte musiva del III sec. d. C. significa un ritorno a certi aspetti dell'arte del I sec. a. C. Nel pavimento dell'ala sudorientale la cornice è costituita da una serie di mezzi dischi neri accostati in modo da formare come una enorme frangia; in quello dell'ala nordoccidentale la cornice mostra disegni campiti in bianco di difficile comprensione, a contorni curvilinei, disposti con una certa simmetria sull'esteso fondo nero. Il m. di un ambiente a S del peristilio dell'ala SE ha un disegno di lunga tradizione: è quello dei quadrati circondati da rettangoli (vedi sopra i Mercati di Traiano), ma qui naturalmente sono prevalenti i campi neri dei quadrati sul bianco dei rettangoli. Il fondo nero ha l'assoluto predominio nei pavimenti dei vani che circondano, quattro per parte, gli apodyteria dell'una e dell'altra ala. I disegni sono rispettivamente nell'ala di SE: disegni di nastri bianchi a profonde ondulazioni (vani a S e a N); croci greche in nero inscritte in dischi bianchi collegati da rettangoli bianchi (a E il fondo nero di risulta è di ottagoni con quattro lati diritti e quattro concavi); distesa di disegni quadrilobati delineati in bianco su fondo nero (a O). Nei vani della corrispondente ala NO i motivi sono: a S cerchi allacciati in modo da lasciare al centro campi esagonali (vedi, sopra, gli Hospitalia di Villa Adriana: ma alla chiarità del disegno a fondo bianco si contrappone, nelle Terme, il pesante fondo nero); a O croci greche in nero inscritte in dischi bianchi collegati da quadratini bianchi su fondo di ottagoni neri come sopra; a N un quadrettato di dischi bianchi (del diametro di oltre mezzo metro) collegati da disegni fusiformi pure bianchi su fondo di ottagoni neri, come sopra. Infine a E quadrati neri a lati concavi inscritti in dischi bianchi e collegati da lunghe linee di tessere bianche su fondi di ottagoni neri.
La predilezione per i fondi neri si manifesta anche nell'elegante ornato di tralci di acanto corrispondente, per lo stile, a quello delle cornici dei peristilî, conservato in alcuni frammenti dei pavimenti del piano superiore delle Terme; possiamo ricordare anche le grandi cornici che circondano le figurazioni in bianco su nero del thìasos marino, sempre nel piano superiore. Nell'ampio fondo nero della balza di cornice è ripetuto il motivo decorativo di due delfini guizzanti ai lati di un tridente.
Nelle Terme di Caracalla osserviamo anche il ritorno della figura policroma accanto alle rappresentazioni in bianco e nero. Infatti sono riprodotti in tessere colorate atleti e giudici delle gare nei grandi m. delle esedre dei peristilî: ma è da notare qui, come in un gran numero di m. policromi del III sec. d. C. che le figure non sono intese a comporre una vera e propria scena, ma sono introdotte isolatamente come elementi di ornamento entro i riquadri formati da una fascia di cornice (una vistosa treccia a quattro capi) che costituisce l'intelaiatura di tutto il pavimento e lo scompartisce in campi ornamentali.
I m. severiani che abbiamo finora esaminato offrono un quadro ben preciso dell'arte musiva ornamentale del III sec. d. C. Da un lato è un ritorno della policromia nell'ornamentazione, ed è questo il fenomeno più caratteristico di quest'arte; dall'altro è la fisionomia particolare che assumono i pavimenti con ornati campiti in bianco e nero, nei quali i motivi ornamentali sono più vistosi, con assoluta predilezione per i contorni curveggianti e movimentati, anche se si conservano tenacemente alcuni motivi rettilinei del passato (si vedano i quadrati e i rettangoli in un ambiente del Palazzo dei Laterani). Per completare, almeno in parte, il repertorio decorativo in bianco e nero del III sec. d. C. attraverso i numerosi pavimenti soprattutto di Roma e di Ostia, ricordiamo i grandi ovoli neri, in gruppi di quattro degli ambienti B e C del Pedagogium sul Palatino e ovoli simili, ma bianchi, nella Domus di Apuleio e nell'Antiquario Ostiense, i dischi neri, i quadrati a lati concavi, le pelte, i disegni petaloidi variamente associati in altri m. della Domus di Apuleio e della Domus del Protiro; i disegni di grandi vasi campaniformi, pure in gruppi di quattro, che ricorrono in redazioni alquanto variate a Roma nella Domus Aripporum et Ulpiorum Vibiorum (trovata accanto alla Basilica di Giunio Basso) e ad Ostia nella Caupona del Pavone e nel Santuario della Bona Dea e, associati con altri elementi, nella Domus della Fortuna Annonaria. Sono pure raggruppati a quattro, attorno ad un disco centrale disegni di mitrie, di calici, di bipenni doppie in m. delle Terme del Foro di Ostia mentre le bipenni vengono associate a grandi ventagli bilobati o a pelte innestate sui vertici di grandi quadrati a lati concavi in m. ostiensi della Schola del Traiano, in disegni che non sono privi né di fantasia né di una certa eleganza. Per altri motivi ancora si vedano i pavimenti dell'Atrium Vestae al Foro Romano o del Palazzo dei Laterani; non mancano redazioni ambivalenti, per esempio delle bipenni, in un m. di Ostia, nel Foro delle Corporazioni, al quale corrisponde esattamente uno di Clerval nella Belgica. È probabile che la fonte dei disegni campiti in bianco e nero sia da ricercare in pavimenti coevi in opus sectile.
Gli ornamenti vegetali, soprattutto i girali di acanto, impiegati talvolta come decorazione di campo ma più spesso nelle fasce di cornice, sono eseguiti come si è visto nelle Terme Antoniniane con uno stile naturalistico di cui possiamo osservare la comparsa già nel primo periodo antoniniano, come una reazione ai disegni arabescati, in sostanza geometrici ma arricchiti con elementi vegetali, che erano stati la caratteristica dell'ornamentazione dell'età adrianea (vedi sopra). Forse all'inizio dello stile sono da collocare i m. della Villa detta di Nerone ad Anzio, conservati al Museo Nazionale Romano, che andrebbero così attribuiti a circa il 16o d. C.; seguono verso la fine del II sec. alcuni m. ostiensi come quello dell'Insula del Dioniso.
All'età severiana appartiene, come si è detto sopra, il m. dell'esedra dello Stadio Palatino col quale può associarsi il m. con la testa di Oceano degli Horrea Agrippiana. Abbiamo visto la policromia nella fascia con girali di acanto delle Terme Antoniniane; pure policromo è l'elemento vegetale nel m. dell'Esquilino con testa di Medusa al Museo Vaticano; notevole in questo m. come in uno da Via Merulana (dallo stesso edificio?) al Museo Nazionale Romano la bordura, pure policroma, ma su fondo nero, nella quale un semplice nastro ondulato è stato trasformato in tralcio di acanto mediante l'inserzione di foglie e di fiori stilizzati entro ogni curva.
Con il ritorno della policromia nel m. ornamentale sono connessi nuovi aspetti: fra essi noteremo, in primo luogo la ripresa degli effetti plastici o assonometrici di alcuni motivi (policromia ed effetto plastico erano stati caratteristici dei m. "ellenistici" dell'ultimo secolo della Repubblica, v. sopra). In modo speciale è l'ordito delle stelle di otto rombi anche nelle sue forme disintegrate (vedi infra) a provocare l'impressione di prospettiva, così che viene a mancare al pavimento musivo la sua essenza di superficie immobile e sicura perché il disegno prospettico conferisce irrequietezza alla superficie e nega la stabilità al piano di calpestio.
Come si è detto l'apparizione della policromia nei m. è stata graduale, iniziando dai motivi decorativi dei riquadri o dei campi ornati delineati dallo schema struttivo della composizione; ma non sappiamo in che momento, entro questi campi, siano state introdotte figure policrome umane o di animali al posto dei motivi ornamentali o alternate con essi: figurazioni tuttavia che non sono composte a rappresentare una scena, ma che hanno scopo e funzioni di ornamento anche se fra esse vi è spesso una pertinenza di soggetto o una subordinazione (per esempio i m. con Orfeo e le fiere, o con Dioniso e il corteggio bacchico, ecc.). In questi m. è quasi sempre un perfetto equilibrio tra la parte ornamentale e quella figurata e poiché le figure, come si è detto, hanno un valore puramente decorativo, includeremo anche questi pavimenti nell'esame dei m. ornamentali del periodo che ci occupa.
Gli schemi decorativi che erano stati impiegati nei secoli precedenti continuano ad essere in uso nel III sec. ma assoggettati al nuovo gnsto e alla nuova visione. Lo schema a cassettonato, a stelle di otto rombi, tanto favoriti nel I-II sec. (vedi sopra) viene ben presto adattato a ricevere l'elemento figurato accanto a quello ornamentale. Ma ciò avviene in forme svariate: ad Antiochia è conservato lo schema tradizionale come campo in cui vengono inseriti riquadri figurati (Casa del Banchetto; Casa della Barca di Psyche; livello inferiore della Casa di Aion); in un m. di Aquileia e in uno svizzero di Oberweningen è introdotto al centro dell'ordito a tappeto un campo ottagonale con la figurazione principale. Ma in alcuni m. la trasformazione è più profonda perché l'inserzione dell'ottagono centrale scompagina l'ordito delle stelle in coppie di rombi con forte effetto di prospettiva: tali sono il m. con la figurazione del corpo di Ettore trascinato, al Vaticano da Vigna Brancadoro, quello di Sousse (Hadrumetum) con l'Oceano e i Venti e il m. di Victorinus a Treviri: una variante, con grande quadrato centrale è il m. di Bellerofonte a Reims. Forte effetto di prospettiva è anche nel m. dei Gladiatori di Nennig in cui la compagine delle stelle è turbata dall'inserzione di disegni cruciformi all'interno di ciascuna stella. Disegni cruciformi entro le stelle ma in m. solo ornamentali si incontrano in un pavimento del museo di Ancona ancora del II sec. e in uno assai ricco di ornati di Montmorot nella Belgica: il motivo godrà di largo favore nel periodo tardo-antico. Il gusto per l'effetto prospettico si rivela anche in un m. di Besançon in bianco e nero, forse della fine del III sec. in cui sono moltiplicati i campi decorati e le coppie di rombi.
Più raro è l'ordito a campi esagonali circondati da stelle a sei punte (che pure trae origine da esemplari del II sec., vedi sopra): esemplari figurati sono quelli di Aquileia (Casa di Licurgo e di Ambrosia) e di Rimini mentre puramente ornamentale è un m. di Condat sur Vienne.
Un altro tipo di m. ereditato dall'arte del I e del II sec. d. C. è quello a composizione centrale che si ritiene derivato dall'imitazione di soffitti a vòlta con apertura nel mezzo (vedi sopra per gli esemplari di Pompei, Ostia, ecc.). Nella redazione più comune il tondo centrale è fiancheggiato da semicerchi sui quattro lati e da quarti di cerchio agli angoli: i m. puramente decorativi di questo tipo mostrano talora un sovraccarico di ornamenti caratteristico del III sec. (per esempio, il m. di Besançon e un altro, perduto, della stessa località); altri ricevono le figure come il m. con Dioniso e Satiro da Koroni, quello con Oceano di Vienne, quello con Orfeo da Salona, al museo di Spalato quello, perduto, con Dioniso e Arianna (?) da Bavay e quello, probabilmente più antico, di Unterlunkhofen con animali marini.
Lo schema riceve presto curiose deformazioni come in due m. ornamentali, uno di Roma, di incerta provenienza, e l'altro di Bologna (Museo Civico), nei quali il campo centrale ha preso forma quasi ottagonale a lati concavi, i campi circolari sono diventati campaniformi e i quarti di cerchio sono passati a cerchi; ulteriormente trasformati sono gli schemi del m. con Bacco e le Stagioni di Treviri e del m. dei Gladiatori di Bad Kreuznach. In una redazione affine vi sono quadrati di raccordo agli angoli invece dei quarti di cerchio. È puramente ornamentale, con decorazioni di rosette e nodi di Salomone il m. di Avenches (Aventicum) nella Svizzera, ancora del II sec. d. C.; sono figurati il m. con Orfeo e le fiere di Yvonand-La Baumaz e quello con Bellerofonte di Herzogenbuchsee.
Vi è poi una redazione tutta lineare di m. quadrati scompartiti in nove campi (un quadrato centrale, rettangoli sui lati, quadrati minori sugli angoli) che già abbiamo incontrato a Ostia nella Insula delle Muse e nella Insula delle Pareti Gialle, di età adrianea ed antoniniana e che diventano più frequenti nelle province a partire dal II sec.: si vedano, nella Svizzera, i m. di Toffen, ornamentale, e di Avenches, con le imprese di Ercole e, con la variante del tondo inscritto nel quadrato centrale, il m. ornamentale di Teting nella Belgica e il m. con la figurazione di Oceano a Münsingen.
Le composizioni centralizzate sono particolarmente favorite nel III sec. e ve ne è una grande varietà di tipi, oltre quelli descritti. Citeremo il semplice tondo con il busto di Atena in un m. vaticano proveniente dalla Villa Ruffinella di Tuscolo e si colifrontino quelli con lo Zodiaco e con la figura di Oceano da Avenches e due singolari m., l'uno da Rottweil nel Württenberg, con la figura di Orfeo al centro, l'altro da Westerhofen in Baviera con figure marine, ambedue con la parte centrale a forma di croce che sembra sprofondarsi per l'illusione prospettica data dal disegno delle coppie di losanghe collocate agli angoli. Particolarmente caratteristici del secolo sono quegli schemi in cui attorno ad un tondo centrale si dispongono altri campi circolari formati dall'intreccio di due o più nastri di vario tipo (a treccia, a cani correnti, ad arcobaleno, a onde plastiche, a ramoscelli o a fasci di foglie): si vedano, per esempio, il m. vaticano con testa di Flora al centro, da Palazzo Sora, per il quale però è stata proposta dal van Essen una datazione nel IV sec., il m. da Genazzano con teste di Pan e Satiro (al Museo delle Terme), quello di Baalbeck con la testa di Calliope al centro e di Socrate e dei Sette Sapienti negli altri cerchi. Dello stesso tipo è il m. di Sousse (Hadrumetum) con la figura di Orfeo nell'esagono centrale e le figure di fiere e di uccelli nelle due serie di triangoli a lati curvi creati dalle due ampie fasce che si intersecano.
Questi ultimi tipi di composizioni centralizzate, ornamentali e figurate nello stesso tempo, nelle quali le trecce o i nastri formano tondi o campi ornati, ci conducono ad esaminare un'altra numerosa categoria di m. della fine del II sec. e del III che sono stati chiamati a medaglioni. Si tratta di schemi decorativi fondamentali che si possono rintracciare, delineati o campiti o in opus sectile in pavimenti romani e pompeiani del I sec. d. C. e che sono stati sottoposti alle trasformazioni che a mano a mano erano imposte dal variare del gusto. Le distese di esagoni sono note a Pompei fin dal periodo del Secondo Stile (Casa del Sacello Iliaco) ove compaiono delineati e con altri esagoni campiti al centro; ma già nella Casa di Livia ogni esagono era riempito di stelle di triangoli campiti a cui si erano aggiunti disegni di rosette in bianco e nero in m. del I sec. d. C. (Reggio Emilia, Besançon). Avevano subìto una trasformazione profonda quando tra esagono ed esagono erano state inserite fasce divisorie che avevano isolato ogni elemento, come in un m. del Museo Archeologico di Aquileia, in bianco e nero: nel III sec. lo schema, sovraccarico di ornamenti policromi, è in un m. di Montmorot e riceve l'ornamento figurato in ogni medaglione nel m. di Licurgo e di Ambrosia di Aquileia e in quello con thiasos marino di Rimini. Più comune è la redazione centralizzata di questo tipo di m. a medaglioni esagonali. Sono disegnati sei esagoni attorno ad uno centrale, forse imitazione di una vòlta a cupola con lacunari esagonali: lo schema è già a Pompei nella casa vi, 15, 5. Al II sec. sono stati attribuiti gli esemplari policromi di Pesaro con fascia di astragali tra gli esagoni contenenti motivi ornamentali, e del Palazzo dei Procuratori di Treviri, ornamentale, con testa di Medusa al centro e treccia continua di separazione; invece quelli di Sant'Agata in Petra Aurea (sullaVia Nomentana al Museo Vaticano; da ricordare anche per la cornice di mensole con effetto plastico), della villa romana di Cnosso e di Sainte Colombe, con la figura di Orfeo al centro, sembrano appartenere già agli inizî del III secolo.
Un altro schema di esagoni che ben si prestava per composizioni a medaglioni era quello in cui sul lato di ogni esagono era costruito un quadrato. Lo schema semplicemente delineato appare in Pompei nella Casa di Cecilio Giocondo mentre i quadrati sono campiti in nero attorno all'esagono bianco in un m. superstite della Domus Aurea (64 d. C.; confronta il m. delle Terme di Windisch [Vindonissa]). Gli ornati e la policromia vengono introdotti nel corso del IIsec. d. C.: si vedano il m. di Padova con la variante dei rettangoli attorno agli esagoni, al posto dei quadrati e quello della sala 46 della villa di Fliessem; già al III sec. si può attribuire il m. dell'abside del vano 19 della stessa villa e quello ancor più ricco del fondo Cossar di Aquileia, ambedue puramente ornamentali; alla seconda metà del secolo appartiene invece il m. dei Filosofi di Colonia che è riccamente ornato nei campi musivi e che raffigurava, negli esagoni sul fondo bianco, busti di filosofi e di poeti.
Anche gli schemi decorativi che hanno a fondamento disegni di ottagoni sono stati trasformati nel II-III sec. in composizioni a medaglioni. Lo schema era puramente lineare nell'Atrium Vestae; era a fondo nero con sobrî ornamenti geometrici nella Casa Championnet e nella Casa del Centenario e lo troviamo impiegato nel II sec., sempre in forma lineare e con l'inserzione di ornati geometrici e di un uccellino in una tomba a camera di Grottarossa sulla Via Flaminia. Un ulteriore passo, con l'introduzione della policromia, è compiuto nel m. di Este e in quello della Sala 20 di Oberweiss, ambedue ornati con motivi decorativi negli ottagoni e nei quadratini. Al III sec. appartengono i m. nei cui ottagoni sono introdotte le figure: citiamo quello di Treviri con rappresentazioni di quadrighe (e cfr. il frammento, sempre di Treviri, con la stessa figurazione) e quelli di Orbe, in Svizzera, con Teseo e il Tritone e con gli "dèi della settimana", e di Avenches con le Stagioni, e con Dioniso.
Uno schema diverso di composizione a medaglioni ottagonali è dato dal m. di Monnus (l'artefice a Treviri) pure del III sec. d. C. : gli ottagoni sono disposti in una composizione centrale separati dai quadrati e dai rombi costruiti sui lati; in ciascuno dei campi ottagonali sono raffigurati una Musa o un filosofo o poeta (restano quattro coppie) ma i busti dei poeti, dei mesi e delle stagioni inseriti nei quadrati hanno funzione esclusivamente ornamentale.
Ma il repertorio degli schemi decorativi nell'arte musiva del periodo che va dagli ultimi decennî del II sec. alla fine del III è infinitamente ricco anche se non mancano già prima precedenti di trame (orditi) che appaiono in pieno sviluppo in quell'epoca. Un m. di Aquileia, fondo Ritter, che, nonostante l'elemento arcaico della cornice (file di triangoli sovrapposti), è da collocarsi verso la fine del II sec. d. C., mostra già definitivamente formato lo schema delle stelle di otto punte (risultate dalla intersezione di due quadrati e con spazî ottagonali al centro) che con poche varianti e con l'introduzione di figure costituisce l'ordito del m. di Colonia con Dioniso e il thìasos bacchico dei primi decennî del III secolo. Lo stesso motivo delle stelle a otto punte, in forma più schematica e adattato a una composizione centrale con più vivo effetto a medaglioni, è in un m. coevo di Treviri.
Ma soprattutto sono prediletti in questo periodo gli schemi in cui predominano gli ornati curvilinei: il pavimento della sala 19 della villa di Fliessem con un ordito di cerchi e quadrati alternati in filari obliqui ha un precedente in un più semplice m. in bianco e nero di Nyon la Muraz (circa 150 d. C.) con lo stesso schema fondamentale; più ricco di ornamenti era quello (perduto?) di Membrey nella Belgica. Una variante con disegni a mandorla invece che a losanga inserita fra cerchi e quadrati si presenta nel m. di Avenches con la figura di Bellerofonte nel riquadro centrale e nel mosaico del Sole di Rottweil, esemplari databili alla fine del II se non già al III sec. d. C.
Schemi più complessi, che pure sembrano avere avuto inizio negli ultimi decennî del II sec., mostrano i cerchi associati con altri disegni anch'essi di carattere curvilineo. Lo schema di cerchi collegati da quadrifogli con spazî di risulta a forma di esagoni con lati rientranti è in bianco e nero in un altro m. del fondo Ritter di Aquileia e in policromia in uno di Serravalle Scrivia (Libarna: è un solo tondo centrale circondato da quattro esagoni e da quattro quadrifogli). Simili e solo ornamentali sono i pavimenti delle sale 48, 49 e 50 della villa di Fliessem, mentre figure di animali, pesci ed uccelli sono introdotti nei cerchi e nei campi esagonali di un m. di Colonia.
File di cerchi collegati da disegni a mandorla, con campi di risulta in forma di ottagoni a lati concavi, appaiono in un m. di Brescia che sembra essere il precedente (con molto maggiore sviluppo dato alle mandorle con l'uso della treccia continua) dello schema del m. dell'Esquilino, al Museo Nazionale Romano che è forse ancora del III sec., schema largamente usato nei m. del IV sec. (si vedano per esempio quelli della Basilica Teodoriana di Aquileia e quello "dei Misteri" di Treviri). D'altra parte il frammento di m. della Casa di Lucina a Palazzo Almagià a Roma riproduce nello schema uno dei pavimenti degli Hospitalia di Villa Adriana; un altro esemplare, con al centro un emblema di duellanti, è al Museo Municipale di Reims.
Intrecci singolarmente complicati con l'inserzione di elementi quadrilobati sono dati da un m. di Cremona cui si può accostare uno in parte distrutto da Bazoches presso Soissons: il disegno del quadrilobo, usato isolato in un m. di Wiltingen faceva parte del ricco ed estremamente sovraccarico m. di Bergheim in Alsazia e ritornerà frequente nei pavimenti del secolo successivo.
6) Dal tardo antico al periodo protocristiano. - Le realizzazioni dell'arte musiva ornamentale a partire dal periodo severiano per tutto il III sec. fino all'età tetrarchica sono state fondamentali per la formazione degli schemi e del repertorio decorativo dei m. del IV sec. ed oltre. Nel III sec. si erano elaborati motivi e trame (gli uni e le altre peraltro desunti dall'eredità dei secoli precedenti) che si erano portati a forme per così dire definitive, poiché le innovazioni dei secoli successivi sono state per lo più di interpretazione e di stile: non è molto quello che si può attribuire a nuova creazione del periodo che ci interessa.
Il complesso monumentale da porre come base per l'esame dell'arte dei prirni decennî del IV sec. è dato dai pavimenti della basilica aquileiese del vescovo Teodoro datati con una certa precisione a poco prima del 319, anno della morte del fondatore; con essi si collegano i m. della cripta, in parte forse ancora anteriori alla pace della Chiesa (313 d. C.).
Troppo scarsi invece sono i m. datati dell'epoca di Diocleziano: puramente ornamentale è quello superstite nella forica delle Terme di Roma e quelli del Palazzo di Spalato: tra questi, il pavimento del corridoio del criptoportico con il suo motivo di campi cruciformi alternati ad ottagoni si pone come anello di congiunzione fra schemi, sia pure differenti, del II-III sec. (cfr. il m. già citato del museo di Ancona e quello di Rimini) in cui però compare già il disegno cruciforme che sarà largamente sfruttato, come vedremo, nei pavimenti protocristiani.
Nei più antichi pavimenti cristiani aquileiesi sono particolarmente seguite due tendenze manifestatesi nell'arte musiva del III sec., cioè quella di inserire figure anche umane (e talora anche ritratti) nei campi ornamentali e quella di moltiplicare i campi ornati, onde la predilezione per gli schemi "a medaglioni" (che hanno a fondamento disegni di quadrati e di ottagoni) e per schemi che consistono di disegni di vario tipo, per esempio circolari come clipei o a forma di quadrilobi (così detti cuscinetti) o di poligoni a lati concavi; vengono collocate nei campi principali (quadrati, ottagoni, clipei, ecc.) le figurazioni o i simboli a cui si vuol dare maggiore evidenza mentre i campi minori o di collegamento vengono riservati all'ornamentazione vera e propria, in modo da ristabilire un certo equilibrio tra la figura e l'ornato.
Nella Basilica del vescovo Teodoro il motivo degli ottagoni alternati con piccoli quadrati (lo schema dell'Atrium Vestae) è arricchito da pesanti incorniciature dei campi (mentre nell'aula N lo stesso disegno è semplicemente lineare); una variante è data dallo schema, pure di ottagoni (decorati con figure umane e di uccelli su rami fioriti) circondati da ottagoni minori (con nodi di Salomone e intrecci più complessi) e da piccoli rettangoli (con elementi di treccia semplici). Schemi più complessi, sempre a base di ottagoni sono quello con l'inserzione di campi a croce greca (come nel corridoio già citato del criptoportico del Palazzo di Spalato) e quello - derivazione dall'antico disegno delle stelle di rombi - con quadrati, ottagoni e croci inserite nel disegno dei rombi; è uno dei più sobrî m. della Basilica, per quello che riguarda le figurazioni umane (ritratti) e quelle di uccelli inserite in una parte dei campi quadrati, mentre è predominante l'elemento puramente decorativo. Risale forse ancora al III sec. (v. sopra) lo schema che presenta una distesa di cerchi su file ortogonali collegati da disegni a mandorla, che lasciano ampî spazî a forma di ottagoni a lati concavi che, nelle due campate della Basilica di Teodoro sono decorate da figure di quadrupedi (e, nel m. dell'aula N, anche da trofei floreali fiancheggiati da uccelli) mentre ornamentali sono i cerchi e le mandorle. È uno schema decorativo che incontra largo favore nel IV sec. anche in m. di contenuto mitologico o profano: si vedano il frammento di Ostia con le figure dei mesi dalla Villa Suburbana, e il m. di Treviri, così detto dei Misteri, del tardo IV sec. che però contiene figure in ogni campo (v. vol. v, fig. 317, p. 228). Uno schema che possiamo considerare nuovo, nella Basilica di Teodoro, è quello con filari di clipei con cornici varie di trecce o meandri spezzati o nastri ondulati che contengono busti di donatori e figure di pesci in file alterne mentre negli spazî di risulta sono delineati ottagoni a lati concavi con le solite figure di uccellini posati su ramoscelli fioriti; invece è di più antica origine (III sec.? v. sopra) il m. di Cremona anche se riprodotto in una interpretazione originale lo schema in cui un disegno di quadrilobi o cuscinetti (di cui l'esempio più antico è in un pavimento neroniano in opus sectile appartenente alla Domus Aurea [?] sotto la Domus Flavia sul Palatino) è alternato con cerchi e quadrati; nell'aula N lo schema leggermente è variato e i quadrilobi contengono figure di uccelli, di quadrupedi o di crostacei; nella Basilica invece il mosaico è quasi completamente ornamentale con elementi floreali stilizzati o geometrici (nodi di Salomone, stuoie, scacchiere e girandole di pelte): è inserito a mo' di emblema un quadretto con la lotta del gallo e della tartaruga (v. vol. v, fig. 318, p. 229).
M. ornamentali cristiani o di carattere profano del IV sec. non sono databili con la stessa precisione dei m. teodoriani di Aquileia, se si eccettuano quelli che però ornano la vòlta del corridoio anulare del mausoleo di Santa Costanza in Roma (320-330 d. C.). Ne parliamo per le affinità di schema e di repertorio con i pavimenti dello stesso periodo. Nella prima campata della vòlta lo schema è quello delle croci alternate ad ottagoni, di cui è assai ampia la diffusione (vedi per esempio il m. del vano 3 della villa costantiniana di Antiochia); nelle campate ii e ix è ripreso un motivo puramente ornamentale, anzi delineato, di file ortogonali di losanghe che lasciano spazî a forma di stelle a quattro punte (v. una redazione in bianco e nero del motivo in un m. del II sec. di Zofingen in Svizzera); altri esempî si vedano a Verona, in un pavimento sotto la chiesa capitolare, della fine del IV o degli inizî del V sec., e cfr., ad Antiochia, il m. con l'emblema di Ktisis nel livello superiore della Casa di Gea e delle Stagioni, dell'inizio del V sec. (v. vol. v, fig. 322, p. 233). Nelle campate iii e x del mausoleo lo schema è di cerchi maggiori e minori alternati in filari ortogonali e di spazî di risulta in forma di ottagoni a lati concavi: ma cerchi ed esagoni sono creati dall'intreccio di nastri di vario tipo e colore disegnati in forma di quadrilobi così che lo schema può leggersi in modo diverso: i tondi maggiori sono ornati con figure di eroti, Psyche, ecc.; gli ottagoni con volatili, e scarso è l'elemento decorativo. Le campate v e viii sono uniformemente ornate da distese di clipei tangenti nei due sensi; l'ornato è di busti o figure alternate con grandi rosoni; questo disegno ricompare in forma più vistosa (ogni cerchio è circondato da una treccia) ma puramente decorativa nel m. dell'ala meridionale attorno al cortile C della villa di Desenzano.
La villa di Desenzano contiene il complesso musivo ornamentale più importante del IV sec.; la sua datazione si può stabilire attraverso confronti stilistici con i m. costantiniani ed appare probabile l'appartenenza dei pavimenti ad un'epoca alquanto posteriore al 330 d. C. I m. della villa sono, ad eccezione di quelli della sala tricora G, tutti di carattere esclusivamente ornamentale: per esempio nelle ali N ed E attorno al cortile C ricompare il disegno, già noto da Ercolano (vedi sopra), di distese di quadrati separati, a mo' di cassettoni, da fasce scompartite in quadratini e losanghe (cfr. la sesta campata settentrionale di Monastero di Aquileia, della I fase e la seconda meridionale); nell'abside del vano M ricompaiono i cerchi allacciati; nell'ala orientale, attorno al cortile C, è una redazione, con motivi ornamentali, del motivo di quadrati costruiti sui lati di losanghe (v. sopra, in bianco e nero, l'esempio dei Mercati di Traiano). Il motivo è diffusissimo nel IV sec. ed oltre (vedi a Ostia il m. del Piazzale della Vittoria; a Euren un pavimento della villa tardocostantiniana e uno della fine del secolo di Treviri); nell'abside meridionale della sala F è il disegno delle squame bipartite di varî colori alternati; infine nella campata centrale dell'ala N attorno al cortile C è una redazione nuova di un vecchio schema, di cerchi alternati a quadrati, a tappeto, in cui i quadrati sono disegnati a lati concavi e gli spazî di risulta assumono la forma di una doppia ascia (simile un disegno di Monastero: in questa basilica si noti anche il disegno del m. in cui, negli spazî di risulta fra i cerchi e i quadrati, sono inserite coppie di pelte addossate). Tra i vecchi schemi si possono collocare la distesa di ottagoni e quadrati nell'abside occidentale della sala tricora G e il grande pavimento della stessa sala a tre absidi. Il disegno di questi pavimenti si è già veduto nella Basilica Teodoriana (v. sopra): è un tappeto di quadrati e di ottagoni con croci greche inserite - scompaginandole - entro le stelle di otto rombi. Ma è singolare che questo ordito, che può estendersi all'infinito mediante la giustapposizione degli stessi disegni fondamentali, nella sala G di Desenzano è stato ridotto ad una composizione di tipo centrale (forse ad imitazione della copertura?): vi è un rigoroso ritmo tra i campi quadrati (in numero di nove), gli ottagoni (che sono dodici) e i quattro campi cruciformi (in totale venticinque): la partizione è ottenuta per mezzo di una treccia a due capi: nei quadrati e negli ottagoni sono composizioni figurate di carattere mitologico; le croci contengono ornati vegetali, e le coppie di rombi, decorate da elementi di treccia a due capi, ora chiari, ora scuri, conferiscono all'ornato effetti di profondità che sono ormai rari nel IV secolo. Possiamo associare a questo m. di Desenzano, per la somiglianza dello schema e per lo stesso carattere mitologico degli ornati figurati, il m. delle Muse della Johannisstrasse di Treviri, quello con Dioniso e Arianna del Museo Carnuntino di Deutsch Altenburg e quello con figure di Stagioni da Djebel Oust.
Ancora nella villa di Desenzano si presentano disegni di tipo nuovo: nella sala ottagona A lo schema è costituito da coppie di grandi esagoni allungati incrociati a X, in modo da formare al centro di ciascuno un ottagono in cui è inscritto un cerchio; con qualche leggera variante il motivo si incontra a Ostia nella Domus dei Dioscuri, a Pfalzel in Germania e ad Antiochia nella Kaoussiè. Nell'abside settentrionale della sala tricora G l'ornato è una distesa di cerchi, (ciascuno con cornice a treccia semplice) collegati da sottili elementi quadripetali a croce; infine è assai diffuso, anche nei secoli successivi, lo schema del pavimento dell'ala occidentale attorno al cortile C con tappeto di ottagoni allacciati in modo da formare un disegno di quadrato al centro di ognuno (nel IV sec. è nella basilica paleocristiana dei SS. Felice e Fortunato a Vicenza; altri esempî da Rimini, area del Palazzo Palloni).
Ma questi esempî non esauriscono il repertorio degli schemi dei m. ornamentali del IV sec. che, nonostante lo stile e il gusto particolare dell'epoca rappresentano la continuazione tenace di schemi già formati nei secoli precedenti e tuttora ostinatamente impiegati: li elenchiamo brevemente:
ordito di stelle di rombi e quadrati (Treviri, m. della Simeonstrasse; Aquileia, Monastero, quarta campata meridionale della prima fase). Disegno di ottagoni con quadrati costruiti sui lati (Monastero di Aquileia, terza campata meridionale della prima fase; Treviri, Johann Philipp Strasse, ambedue della seconda metà del IV sec.). Alla fine del secolo appartiene il m. di Felicitas di Salzburg in cui uno dei quattro campi mostra un disegno un po' variato del motivo; ancora agli inizî del V sec. il disegno si trova ad Antiochia, nella casa di Gea e delle Stagioni.
Ordito di disegni di due quadrati che si intersecano formando stelle di otto punte: i precedenti li abbiamo osservati nel m. del fondo Ritter di Aquileia e nel m. di Dioniso a Colonia. Il disegno continua ad essere favorito nel IV sec.; si vedano: il m. di Aquileia scavato nel Fondo della Cooperativa del Lavoro (CAL) che ha al centro un riquadro del Buon Pastore, e quello, pure aquileiese, della Casa del Clipeo con figure di Stagioni e di animali nei campi.
Tra i pochi motivi che hanno avuto origine nel IV sec. ricorderemo infine quello dei cerchi collegati orizzontalmente e verticalmente da segmenti in modo da formare ottagoni mistilinei (quattro lati diritti, quattro concavi). Il motivo appare a Ostia, in forma lineare e semplice, nella Domus di Amore e Psyche, in quella delle Colonne e nelle Terme del Filosofo; più tardi, e con trecce di raccordo, è in un m. scoperto sotto la chiesa di Santa Maria della Piazza ad Ancona, a Ravenna, nel pavimento di un edificio presso i ruderi della Basilica di San Severo, di disegno più complesso e già appartenente alla seconda metà del VI sec. d. C.
Bibl.: Opere generali: M. E. Blake, The Pavements of the Roman Buildings of the Republic and early Empire, in Memoirs Am. Acad., VIII, 1930, p. 7 ss. (Blake, I); id., Roman Mosaics of the second century in Italy, in Memoirs Am. Acad., XIII, 1936, p. 67 ss. (Blake, II); E. Pernice, Pavimente und figürliche Mosaiken (Die hellenistische Kunst in Pompeji), Berlino 1938; M. E. Blake, Mosaics of the Late Empire in Rome and Vicinity, in Memoirs Am. Acad., XVII, 1940, p. 81 ss. (Blake, III); D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947; K. Parlasca, Die roemischen Mosaiken in Deutschland, Berlino 1959; G. Becatti, Mosaici e pavimenti marmorei (Scavi di Ostia, IV), Roma 1961; V. von Gonzenbach, Die roemischen Mosaiken der Schweiz, Basilea 1961; H. Stern, Recueil général des mosaïques de la Gaule, Parigi I, 1957; II, 1960, III, 1963, IV, 1967; La mosaïque gréco-romaine (Colloques internationaux du Centre International de la recherche scientifique, Parigi 29 agosto-3 settembre 1963), Parigi 1965; M. L. Morricone, Mosaici antichi in Italia, R. I - Roma: R. X, Palatium, Roma 1967.
Reperto topografico:
Alba Fucente, cella del Tempio di Ercole: meandro (Mon. Ant. Lincei, XLVI, 1963, fig. 7 alle coll. 347-348).
Albano Laziale, così detta villa di Pompeo: arcate di acquedotto (Not. Scavi, 1946, fig. 18 a p. 76; fig. 23 a p. 81; fig. 24 a p. 82); meandro (op. cit., fig. 20 a p. 78).
Ancona, Museo Nazionale: disegni cruciformi entro stelle di rombi (Blake, II, tav. 17.2); m. sotto Santa Maria della Piazza, cerchi e ottagoni (Corsi, Ravenna, XIII, 1966, pp. 38-39, figg. 10-11).
Antiochia, Casa di Aion, liv. inf.: stelle di rombi con riquadri figurati (Levi, tav. XLIII); Casa del Banchetto: stelle di rombi con riquadri figurati (Levi, tav. XXX); Casa della Barca di Psyche: stelle di rombi con riquadri figurati (Levi, tav. XXXVIII); Casa di Gea e delle Stagioni: ottagoni con quadrati costruiti sui lati (Levi, tav. LXXXII); Chiesa di Kaoussie: esagoni allungati e incrociati a X (Levi, tav. CXIV), Villa costantiniana, croci e ottagoni (Levi, tav. CXXIII).
Anzio, Villa di Nerone: elementi vegetali (Roma, Museo Nazionale Romano, Inv. 124528).
Aquileia, Basilica Teodoriana: cerchi collegati da disegni a mandorla (G. C. Menis, I mosaici cristiani di Aquileia, Udine 1965, tavv. 40, 7, 11, e 55); clipei ed ottagoni a lati concavi (op. cit., tavv. 21, 22, 61-63); ottagoni alternati a quadrati (op. cit., tavv. 24-26, 65); ottagoni circondati da ottagoni minori e da piccoli rettangoli (op. cit., tavv. 57-60); ottagoni e croci greche (op. cit., figg. 3 e 4 a pp. 20 e 25); quadrati, croci ed ottagoni inseriti in un contesto di rombi (op. cit., fig. 3 a p. 21, tav. 64); quadrilobi (op. cit., tav. 3-6, 35, 69, 70); Casa del Clipeo, quadrati che si intersecano formando stelle di otto punte (Boll. d'Arte, 1964, fig. 13 a p. 261); Casa di Licurgo e di Ambrosia, esagoni circondati da stelle a sei punte: m. a medaglioni (op. cit., fig. 7 a p. 260); Fondo della C.A.L., quadrati che si intersecano formando stelle di otto punti (G. C. Menis, op. cit., fig. 6 a p. 31); Fondo Cossar, esagoni con quadrati costruiti sui lati (Blake, II, tav. 30, 2); Fondo Ritter, cerchi collegati da quadrifogli con spazî di risulta in forma di esagoni (Blake, II, tavv. 30, 3 e 32, 3); stelle di otto punte (Blake, II, tavv. 30, 4 e 31); Monastero, cerchi alternati a quadrati con coppie di pelte addossate negli spazî di risulta (L. Bertacchi, in Aquileia nostra, XXXVI, 1965, fig. 27, coll. 111-112); ottagoni con quadrati costruiti sui lati (op. cit., fig. 28, coll. 113-114); quadrati separati da fasce scompartite in quadratini e losanghe (op. cit., fig. 10, coll. 89-90; fig. 16, col. 98); stelle di rombi e quadrati (op. cit., fig. 29, coll. 115-116); Museo Archeologico: esagoni (Blake, I, tav. 37, 2); ordito di stelle di rombi con campo ottagonale al centro (Fasti Arch., X, 1955, 4292, fig. 112).
Avenches: m. con Bellerofonte (von Gonzenbach, tav. 70); m. di Dioniso (op. cit., tav. 78); m. con le imprese di Ercole (op. cit., tav. 76); ottagoni con le stagioni (op. cit., tav. 45); tondo centrale circondato da quattro semicerchi e da quattro quadrati (op. cit., tav. 7); m. con lo Zodiaco e Oceano (op. cit., tav. 79).
Baalbeck: m. con testa di Calliope (M. Chehab, Mosaïques du Liban, Parigi 1958-1959, II, tav. XV). La firma del mosaicista era stata letta Amitaion (v. vol. I, p. 319), mentre una nuova lettura dà Amphaion, Bull. Musée Beirout, 1959.
Bad Kreuznach: m. con gladiatori (Parlasca, tav. 88.1).
Bavay: m. con Dioniso e Arianna (Stern, Recueil, 1957, tav. XXXIX, n. 109).
Bazoches: elementi quadrilobati (Stern, Recueil, 1957, tav. XXI a-b; XXII, a-c, n. 75).
Bergheim: quadrilobi (Stern, Recueil, 1963, tavv. XCV-XCVIII, n. 472 A).
Besançon: coppie di rombi (Stern, Recueil, 1963, tav. XXII, n. 302 c); esagoni riempiti di rosette (op. cit., tav. III, n. 265); tondo centrale fiancheggiato da semicerchi (op. cit., tavv. XIV-XV, n. 297 B); tondo centrale fiancheggiato da semicerchi, m. perduto (op. cit., tav. XXI, n. 301).
Bologna, Museo Civico: ottagono a lati concavi (Blake, II, tav. 19,2).
Brescia: cerchi collegati da disegni a mandorla (Blake, II, tav. 29,1).
Cividale: rosone di triangoli (Blake, I, tav. 38, 1).
Claterna: cancello (Arch. Class., XV, 1963, tav. XCII); tralcio policromo (op. cit., tav. XCI).
Clerval: bipenni (Stern, Recueil, 1963, tavv. XXVII B e XXXI, n. 314 B).
Cnosso, villa romana: esagoni disposti attorno ad uno centrale (Journ. Hell. Stud., LV, 1935, tav. 11).
Colonia: cerchi e campi esagonali (Parlasca, tav. 63, 2); m. di Dioniso (op. cit., tav. 66); m. con i Filosofi (op. cit., tav. 80, 1).
Condat sur Vienne: esagoni circondati da stelle a sei punte (Stern, in Gallia, 1967, p. 64, fig. 16).
Cremona: elementi quadrilobati (Blake, II, tav. 30, i).
Desenzano, villa romana: sala ottagona A, esagoni allungati e incrociati a X (E. Ghislanzoni, La villa romana in Desenzano, Milano 1962 [1965], tav. I e fig. 10); cortile c ala meridionale, clipei (op. cit., tav. 9); ibid., ala occidentale, ottagoni allacciati (op. cit., tavv. 7 e 8); ibid., ala orientale, quadrati costruiti sui lati di losanghe (op. cit., tav. 2); ala settentrionale, cerchi alternati a quadrati (op. cit., tav. 5); ali settentrionale e orientale, quadrati separati da fasce scompartite in quadratini e losanghe (op. cit., tavv. 2-4); sala F, squame bipartite (op. cit., tav. XII); sala G (tricora) cerchi collegati da elementi quadripetali a croce (op. cit., tavv. 16 e 17); ibid., ottagoni, quadrati e croci greche (op. cit., tavv. 18-24); ibid., abside occidentale, ottagoni e quadrati (op. cit., tav. 15); vano M, cerchi allacciati (op. cit., tav. 25).
Deutsch Altenburg: m. con Dioniso e Arianna (H. Kenner, in Mos. Gr. Rom., fig. 15, p. 85 ss.).
Djebel Oust: croci, ottagoni e quadrati (M. Fendri, in Mos. Gr. Rom., fig. 7, p. 157 ss.).
Ercolano, Casa dell'Atrio a Mosaico: riquadri scompartiti da treccia continua (A. Maiuri, I nuovi scavi di Ercolano, Roma 1958, fig. 224, a p. 282); Casa del Tramezzo di Legno, riquadri scompartiti da quadratini alternati a rombi (op. cit., fig. 168 a p. 215); rosone di triangoli: pavimento in opus sectile al Museo Nazionale di Napoli (E.A.A., vol. VII, fig. 193 a p. 148, s. v. Sectile Opus).
Este: ottagoni e quadrati (Blake, II, tav. 20, 1).
Euren: quadrati costruiti sui lati di losanghe (Parlasca, tav. 52, 4); esagoni allungati e incrociati a X (op. cit., tav. 52, 3).
Fliessem, villa romana: sala 19, cerchi e quadrati (Parlasca, tav. 21, 1); ibid., abside: esagoni con quadrati (op. cit., tav. 21); sala 48: cerchi e quadrifogli (op. cit., tav. 30, 5); sala 46: esagoni con quadrati (op. cit., tav. 20, 4); sala 49: cerchi e quadrifogli (op. cit., tav. 20, 6); sala 50: cerchi e quadrifogli (op. cit., tav. 20, 3).
Francolise, Villa di San Rocco: cassettoni e rosette (M. A. Aylwin Cotton, P. von Blanckenhagen, J. B. Ward Perkins, in Papers of the British School at Rome, XX, 1965, tav. XII a).
Genazzano: m. con Satiro e Pan: Museo Nazionale Romano (Blake, II, tav. 43, 3).
Herzogenbuchsee: m. con Bellerofonte (von Gonzenbach, tav. 24).
Koroni: m. con Dioniso e Satiro (M. N. Valmin, The Swedish Messenia Expedition, 1938, tav. 5).
Licenza, così detta Villa di Orazio: rettangoli neri sui lati di quadrati bianchi (Mon. Ant. Lincei, XXXI, 1926, fig. 31 a. col. 548); stelle di rombi (op. cit., figg. 29-30 alle coll. 543-546; Blake, I, tav. 37, 4).
Lucus Feroniae, villa dell'Autostrada: cassettoni e rosette (M. Moretti, in Autostrade, XX, n. 8, agosto 1968, tavv. 45-48); reticolato plastico policromo (op. cit., copertina; tavv. 26 e 45).
Lykosoura, cella del Tempio di Despoina: mura merlate (P. Lehmann, in Essays... in memory of Karl Lehmann, New York 1964, figg. 2-7).
Malta: ghirlanda (Pernice, tav. 2, 3-4).
Membrey: m. ornamentale con cerchi, quadrati e losanghe (Stern, Recueil, 1963, tav. LIV, n. 366 A).
Montmorot: disegni crucifori entro stelle di rombi (Stern, Recueil, 1963, tav. XLI, n. 334 A); m. a medaglioni (op. cit., tav. XLII, n. 334 B).
Münsingen: m. con Oceano (von Gonzenbach, tav. 15).
Nennig: m. con i gladiatori (Parlasca, tavv. 36-37).
Nyon la Muraz: cerchi e quadrati in filari obliqui (von Gonzenbach, tav. 27).
Oberweiss: ottagoni e quadrati (Parlasca, tav. 19, 1).
Oberweningen: stelle di rombi con un campo ottagonale (von Gonzenbach, tavv. 18-19).
Orbe: m. con Teseo e il Tritone (von Gonzenbach, tav. 54); m. con gli dei della settimana (op. cit., tav. 60).
Ostia, Antiquario Ostiense: ovoli (Becatti, Mos. Ostia, tav. XLIX, nn. 440-441); caseggiato del Mitreo di Lucrezio Menandro, ottagoni e quadrati (op. cit., tav. 22, n. 6); stelle di rombi e squadre (op. cit., tav. 26, n. 6); caseggiato di Bacco e Arianna, arabeschi (op. cit., tavv. 75-76, n. 292); arabeschi con scena figurata (op. cit., tav. 80, n. 293); Caserma dei Vigili, rettangoli e quadrati (op. cit., fig. 18, n. 75); Caupona del Pavone, vasi campaniformi (op. cit., tav. 54, n. 326); Domus di Amore e Psyche, cerchi e ottagoni mistilinei (op. cit., tav. 58, n. 48); Domus di Apuleio, dischi e quadrati a lati concavi (op. cit., tav. 51, n. 145); ovoli (op. cit., tav. 49, n. 144); scudo ruotante con testa di Medusa (op. cit., n. 153, tav. 70); stella di rombi (op. cit., tav. 25, n. 152); Domus delle Colonne, cerchi e ottagoni mistilinei (op. cit., tavv. 57-58, nn. 333-334); Domus dei Dioscuri, esagoni allungati e incrociati a X (op. cit., tavv. 65 e 223, n. 215); Domus della Fortuna Annonaria, vasi campaniformi (op. cit., tav. 99, n. 408); Domus Fulminata, losanghe circondate da quadrati (op. cit., n. 201, fig. 42); ottagoni a lati concavi (op. cit., n. 198, fig. 40); Domus del Protiro, dischi, quadrati a lati concavi, pelte e disegni petaloidi (op. cit., tav. 51, n. 403); Domus accanto al Serapeo, arabeschi (op. cit., tav. 79, n. 287); Foro delle Corporazioni, bipenni (op. cit., tav. 175, n. 85); Horrea Epagathiana et Epaphroditiana, meandro a tappeto (op. cit., tavv. 19 e 92, n. 18); Insula di Bacco Fanciullo, rettangoli e quadrati (op. cit., tav. 32, n. 14); ottagoni allungati intramezzati da rettangoli (op. cit., tav. 21, n. 15); Insula di Bacco Fanciullo, rettangoli e quadrati (op. cit., tav. 32, n. 14); ottagoni allungati intramezzati da rettangoli (op. cit., tav. 21, n. 15); Insula di Dioniso, elementi vegetali (op. cit., tav. 83, n. 377); Insula di Giove e Ganimede, croci di Gerusalemme (op. cit., n. 12, fig. 7); girandola di rettangoli (op. cit., n. 13); meandri a doppio T a tappeto (op. cit., n. 10, fig. 5; Blake, II, tav. 15, 2); quadrato centrale circondato da quattro meandri a doppio T (Becatti, Mos. Ostia, n. 10; Blake, II, tav. 15, 2); stelle di rombi (Becatti, Mos. Ostia, n. 11, fig. 6; Blake, II, tav. 15, 1); Insula del Graffito, arabeschi entro un ordito di rombi (Becatti, Mos. Ostia, tav. 224, n. 236); stelle di rombi scompaginate dall'inserzione di rettangoli (op. cit., n. 236, tav. 224); Insula delle Muse, arabeschi (op. cit., tav. 67, n. 263); esagoni (op. cit., tav. 21, n. 262); esagoni bianchi circondati da quadrati neri (op. cit., tav. 34, n. 265); girandola di quattro pelte intorno ad un nodo di Salomone (op. cit., tav. 26, n. 266); girandola di rettangoli (op. cit., tav. 13, n. 267); intreccio (op. cit., tav. 28, n. 259); losanga fiancheggiata da due pelte (op. cit., tav. 30, n. 255); meandri entro soglie (op. cit., tav. 225, nn. 240, 241, 242, 254, 258); ottagono a lati concavi (op. cit., n. 243, tav. 225); quadrati a lati concavi (op. cit., tav. 29, n. 246); rettangoli e quadrati (op. cit., tav. 33, n. 257; tav. 225, n. 264); riquadro circondato da rettangoli e da squadre (op. cit., tav. 67, n. 263); squadre affrontate separate da due quadratini (op. cit., tav. 225, n. 260); squame bipartite (op. cit., tav. 67, n. 263); stelle a quattro punte (op. cit., tav. 30, n. 249); stelle di rombi in ordito obliquo (op. cit., tav. 26, n. 266); stelle di rombi in ordito rettilineo (op. cit., tav. 23, n. 261); stelle di rombi associati a squadre (op. cit., tavv. 28 e 225, n. 259); Insula delle Pareti Gialle, arabeschi entro riquadri (op. cit., tav. 74, n. 226); cerchio circondato da quattro semicerchi e da quattro quarti di cerchio (op. cit., tav. 68, n. 228); quadrati neri disposti in filari diagonali (op. cit., tav. 224, n. 229); quadrato circondato da rettangoli sui lati e da quadrati agli angoli (op. cit., tav. 74, n. 226); scacchiera (op. cit., tav. 35, n. 224); treccia continua (op. cit., tav. 68, n. 228, e tav. 74, n. 226); Insula del Sacello di Iside, esagoni e losanghe (op. cit., tav. 21, n. 362); quadrati delineati (op. cit., tav. 39, n. 363); Insula del Soffitto Dipinto, meandri a tappeto (op. cit., tav. 19, n. 82); Insula delle Vòlte Dipinte, quadrati a lati concavi con appendice di fogile di edera (op. cit., tav. 43, n. 186); quadratini collegati per angolo formanti un disegno meandriforme (op. cit., tav. 34, n. 187); quadratini disposti in filari diagonali (op. cit., tav. 35, n. 185); rettangoli e quadrati (op. cit., tav. 33, n. 183); squadre in file diagonali sfalsate (op. cit., tav. 36, n. 184); Palazzo Imperiale, cassettonato con fasce ornate di losanghe (op. cit., tav. 24, n. 300); labirinto (op. cit., tav. 15, n. 307); mura e torri (op. cit., tav. 16, n. 307); rettangoli e quadrati (op. cit., tav. 16, n. 307); squadre contrapposte e disposte a svastica (op. cit., tav. 36, n. 305); Piazzale della Vittoria, quadrati costruiti sui lati di losanghe (op. cit., tav. 20, n. 432); Sacello sul Decumano, cerchi allacciati (op. cit., tav. 40, n. 66); Santuario della Bona Dea, vasi campaniformi (op. cit., tav. 54, n. 395); Schola del Traiano, bipenni associati a grandi ventagli bilobati (op. cit., tav. 53, n. 381); pelte innestate sui vertici di quadrati a lati curvi (op. cit., tav. 53, n. 382); Terme dei Cisiari, mura e torri (op. cit., tavv. 17, 107 e 108, n. 64); Terme del Filosofo, cerchi e ottagoni curvilinei (op. cit., tav. 58, n. 405); Terme del Foro, mitrie, calici, doppie bipenni (op. cit., tav. 52, nn. 35 e 36; tav. 50, n. 37); R. III, Is. 9, 13, girandola di rettangoli attorno ad un quadratino (op. cit., n. 231, fig. 50); stelle a quattro punte (op. cit., n. 230); R. III, Is. 9, 17, ottagoni a lati concavi (op. cit., n. 233, fig. 52); Villa suburbana, cerchi e mandorle (op. cit., tav. 202, n. 438).
Padova: esagoni con rettangoli costruiti sui lati (Blake, II, tav. 28, 4).
Palermo: ghirlanda (v. vol. V, p. 872, fig. 1059).
Pergamo: Casa del Console Attalo, mura merlate (Pernice, tav. 6, 2); Palazzo Imperiale, mura merlate (Altert. von Perg., V, I, tav. 16).
Pesaro: esagoni disposti attorno ad uno centrale (Blake, II, tav. 29, 4).
Piacenza: rosone di triangoli (Blake, I, tav. 38, 2).
Pompei: Casa degli Amorini Dorati (VI, XVI, 7), rosette (Blake, I, tav. 36, 2; Pernice, tav. 38, 1); rosone di triangoli (Blake, I, tav. 38, 3; Pernice, tav. 38, 5); spina di pesce (Blake, I, tav. 38, 3; Pernice, tav. 38, 5); stelle di rombi (Blake, I, tav. 36, 2; Pernice, tav. 38, 1); treccia continua (Blake, I, tav. 36, 4); Casa dell'Ancora (VI, X, 7), cancello (Pernice, tav. 35, 2); reticolato in bianco e nero (Pernice, tav. 35, 1); squame delineate (Blake, I, tav. 25, 4); Casa di Arianna (VII, IV, 31); onde correnti (Blake, I, tav. 42, 3); pelte o scudi delle Amazzoni (Blake, I, tav. 39, 1); quadrati entro cerchi (Blake, I, tav. 39, 1); spina di pesce (Blake, I, tav. 42, 4); Casa della caccia Nuova (VII, X, 3), quadratini neri messi per angolo (Pernice, tav. 49, 5); Casa del Camillo (VII, XII, 23), quadratini neri messi per angolo (Blake, I, tav. 30, 4); stella di quattro punte (Blake, I, tav. 30, 4); Casa dei Capitelli Figurati (VII, IV, 57); tralcio di campanule (Pernice, tav. 38, 4); rosetta ellenistica (Blake, I, tav. 22, 1); Casa di Cecilio Giocondo (V, I, 26); disegno floreale stilizzato (Blake, I, tav. 28, 2; Pernice, tav. 44, 4); disegno a L (Blake, I, tav. 48, 4; Pernice, tav. 44, 1); esagoni circondati da quadrati (Blake, I, tav. 23, 4); intreccio "a canestro" formato da rettangoli delineati intorno a quadrati (Blake, I, tav. 14, 2); stelle di rombi (Blake, I, tav. 18, 4); tessellato nero con scaglie inserite in file regolari (Blake, I, tavv. 14, 2 e 18, 4); tralcio di edera (Pernice, tav. 44, 5); treccia a tre capi (Blake, I, tav. 14, 2); Casa del Centauro (VI, IX, 3-5); treccia a calice (Pernice, tav. 60); Casa del Centenario (IX, VIII, 6); esagoni delineati (Blake, I, tav. 26, 4); ottagoni e quadrati con al centro svastiche e disegni a L (Blake, I, tav. 14, 4); pelte o scudi delle Amazzoni (Blake, I, tav. 33, 3); rettangoli e quadrati (Pernice, tav. 13, 4); soglia scompartita a riquadri (Pernice, tav. 13, 3); stelle di quattro punte (Blake, I, tav. 33, 3); Casa di Cesio Blando (VII, I, 40); denti di lupo (Pernice, tav. 20, 5); mura merlate (Blake, I, tav. 26, 2); quadratini accostati per angolo (Pernice, tav. 20, 5); rosetta ellenistica (Pernice, tav. 20, 5); rosette e cassettoni o scomparti (Blake, I, tav. 18, 2); tralcio di acanto (Blake, I, tav. 18, 3); Casa Championnet (VIII, II, i); cassettonato scompartito da fasce ornate di clessidre (Blake, I, tav. 24, 1, peristilio; Mazois, II, tav. XL, tablino); cerchi allacciati (Blake, I, tav. 24, 4); ottagoni e quadrati (Blake, I, tav. 24, 3); pale di mulino (Blake, I, tav. 25, 2); stella a quattro punte (Blake, I, tav. 25, 1); Casa del Chirurgo (VI, I, 10), quadratini neri miniaturistici (Blake, I, tav. 28, 3; Pernice, tav. 37, 3); Casa del Cinghiale (VIII, III, 8), esagoni delineati (Blake, I, tav. 27, 2); intrecico a canestro (Blake, I, tavv. 26, 3 e 27, 3); intreccio di fasce verticale e orizzontali (Blake, I, tav. 26, 1); meandro a doppio T entro fascia (Blake, I, tav. 27, 1); meandro a doppio T a tappeto (Blake, I, tav. 27, 1 e 3); mura e torri (Blake, I, tavv. 26, 3 e 27, L e 3); quadratini alternati a losanghe (Blake, I, tav. 26, 1); quadratini neri messi per angolo (Blake, I, tav. 27, 1); rettangoli disposti obliquamente (Blake, I, tav. 27, 1); tralcio di acanto (Blake, I, tav. 26, 3 e 27, 3); treccia a tre capi (Blake, I, tavv. 26, 3 e 27, 3); Casa del Citarista (I, IV, 5) cerchi allacciati (Pernice, tav. 36, 6); meandro (Pernice, tav. 29, 2); pale di mulino (Blake, I, tav. 32, 4); Casa di Cornelio Rufo (VIII, IV, 15), mura merlate (Blake, I, tav. 31, 1); pavimento in opus sectile; quadrati costruiti sui lati di losanghe (Pernice, tav. 30, 2); Casa del Criptoportico (I, VI, 2), rosetta ellenistica (Pernice, tavv. 19, 2 e 20, 3); rosetta plastica (Pernice, tav. 19, 4); soglia a scomparti (Pernice, tav. 19, 6); squame bipartite (Pernice, tav. 19, 4); treccia a due capi (Pernice, tav. 19, 5); Casa dei Dioscuri (VI, IX, 6), cerchi allacciati formanti fiori di sei petali (Blake, I, tav. 22, 3; Pernice, tav. 28, 1); Casa dell'Efebo (I, VII, II), disegno floreale stilizzato (Pernice, tav. 47, 4); Casa degli Epigrammi (V, I, 18), quadratini messi per angolo (Blake, I, tav. 28, 1); Casa di Fabia o della Regina Elena (I, VI, 5), tralci di acanto (Spinazzola, Pompei alla luce dei nuovi scavi di Via dell'Abbondanza, 1910-1923, fig. 297 a p. 270); Casa del Fauno (VI, XII, 2), dentelli (Pernice, tav. 43, 3); ghirlanda di frutti e maschere (Pernice, tav. 59); ghirlanda con maschere (Pernice, tavv. 73, 74, 1-2); meandro plastico (Pernice, tav. 42, 5); onde correnti in bianco e nero (Pernice, tav. 57, 3); onde correnti policrome (Pernice, tav. 59); rosette policrome (Pernice, tav. 43, 3); tralci (Pernice, tav. 53); Casa di Gavio Rufo (VII, II, 16), scacchiera (Pernice, tav. 26, 6); Casa del Gladiatore (V, V, 3), cerchi allacciati (Pernice, tav. 24, 4); foglie e bacche (Pernice, tav. 24, 3); palmette (Pernice, tav. 24, 4) rosetta ellenistica (Pernice, tav. 24, 4); Casa del Granduca di Toscana (IX, II, 27), tralcio (Pernice, pp. 174 e 77); Casa del Labirinto (VI, XI, 10), crocette (Pernice, tav. 9, 2); meandro in bianco e nero (Blake, I, tav. 4, 1); reticolato in bianco e nero (Pernice, tav. 9, 1); reticolato plastico policromo (Pernice, tav. 8, 4); scacchiera di grandi quadrati (Blake, I, tav. 19, 4; Pernice, tav. 8, 6); squame bipartite (Pernice, tav. 8, 6); triangoli a scala (Pernice, tav. 9, 2); Casa di Marco Lucrezio (IX, III, 5), ottagoni allacciati (Blake, I, tav. 29, 4); tralci di acanto intorno a riquadro marmoreo (Blake, I, tav. 16, 2); Casa del Marinaio (VII, XV, 2), archi con prore di nave (Pernice, tav. 27, 3); cassettoni (Pernice, tav. 27, 6); cerchi allacciati (Pernice, tav. 27, 5); clessidre (Pernice, tav. 27, 4); disegno di meandro (Pernice, tav. 27, 3); palmette (Pernice, tav. 27, 6); rosetta ellenistica (Pernice, tav. 27, 6); tralcio di edera (Pernice, tav. 27, 4); Casa di Meleagro (I, X, 4), esagoni delineati (Blake, I, tav. 32, 1); intreccio di fasce verticali e orizzontali (Blake, I, tav. 32, 3); pelte o scudi di Amazzoni (Blake, I, tav. 32, 1); quadrati l'uno dentro l'altro (Blake, I, tav. 32, 3); Casa di Meleagro (I, X, 4), meandro (Pernice, tav. 24, 5); squame bipartite (Pernice, p. 60); triangoli a scala (Pernice, tav. 24, 6); Casa di Nettuno (VI, V, 3), quadrati l'uno dentro l'altro (Blake, I, tav. 30, 3); quadrati sui lati di losanghe, pavimento in cocciopisto (Pernice, tav. 47, 2); quadratini neri messi per angolo (Blake, I, tav. 30, 3); Casa delle Nozze d'Argento (V, 2), arcate di acquedotto (Pernice, tav. 18, 3); cerchi allacciati (Pernice, tav. 18, 2); cespo di foglie (Pernice, tav. 17, 1); meandro (Pernice, tav. 18, 5); pale di mulino (Pernice, tav. 17, 2); reticolato in bianco e nero (Pernice, tav. 17, 1); reticolato plastico policromo (Pernice, tav. 17, 3); triangoli a scala (Pernice, tav. 17, 2); Casa di Olconio Rufo (VIII, IV, 4), meandro plastico (Blake, I, tav. 46, 6; Pernice, tav. 30, 5); Casa di Orfeo (VI, XIV, 20), stelle di quattro punte (Blake, I, tav. 31, 3); Casa dell'Orso (VII, II, 45), cerchio circondato da quattro semicerchi (Pernice, tav. 44, 7); esagoni delineati (Blake, I, tav. 30, 2); meandro (Blake, I, tav. 30, 2); pelte o scudi delle Amazzoni (Pernice, tav. 45, 1); quadratini neri messi per angolo (Blake, I, tav. 30, 2); spina di pesce (Blake, I, tav. 8, 3); Casa di Paquio Proculo (I, VII, i), arcate (Pernice, tav. 40, 3); barrette oblique (Pernice, tav. 40, 1); grandi riquadri (Pernice, tav. 40, 3-4); riquadro policromo a quattro scomparti (Pernice, tav. 40, 1); tralcio di edera (Pernice, tav. 40, 1); tralcio di fiori (Pernice, tav. 40, 6); Casa della Parete Nera (VII, IV, 59), cancello (Blake, I, tavv. 16, 3 e 19, 2); meandro (Blake, I, tav. 20, 1); Casa del Poeta Tragico (VI, VIII, 5), cerchio circondato da quattro semicerchi (Blake, I, tav. 22, 4; Pernice, tav. 44, 6); esagoni delineati (Blake, I, tav. 27, 4); meandro (Blake, I, tav. 30, 1); quadrati bianchi più grandi e più piccoli con rettangoli neri (Blake, I, tav. 27, 4); quadratini neri messi per angolo (Blake, I, tav. 27, 4); stella di quattro punte entro riquadro (Blake, I, tav. 27, 4); tessellato bianco con grosse tessere nere in fili regolari (Blake, I, tavv. 27, 4 e 30, 1); treccia continua (Blake, I, tav. 27, 4); triangoli sovrapposti a lati concavi (Blake, I, tav. 22, 4; Pernice, tav. 44, 6); Casa di Popidio Prisco (VII, II, 20), clessidre (Blake, I, tav. 17, 3); rosetta plastica (Blake, I, tav. 46, 3); Casa del Sacello Iliaco (I, VI, 4), esagoni policromi con effetto plastico (Pernice, tav. 26, 4); rosetta plastica (Pernice, tav. 25, 6); stelle di rombi (Spinazzola, op. cit., fig. 608 a p. 551; Pernice, tav. 25, 5); treccia policroma intorno a riquadri (Spinazzola, op. cit., fig. 608; Pernice, tav. 25, 5); Casa di Sallustio (VIII, 2, 3-5), meandri entro ottagoni (Pernice, tav. 10, 6); Casa del Toro (V, I, 7), meandro (Blake, I, tav. 21, 5); Casa di Trittolemo (VII, VII, 5), palmette (Blake, I, tav. 23, 1); rosetta ellenistica (Blake, I, tav. 23, 1); torri merlate (Blake, I, tav. 6, 2); tralcio di edera (Blake, I, tav. 23, 2); stella di sei triangoli entro esagoni (Blake, I, tav. 39, 3); Casa delle Vestali (VI, I, 7), stelle a quattro punte (Blake, I, tav. 31, 4); VI, XIII, 13, pale di mulino (Blake, I, tav. 25, 3); rosetta (Blake, I, tav. 42, 1); tralcio di edera (Blake, I, tav. 42, 1); VI, XV, 5, esagoni delineati scompartiti con effetto di cubi a rilievo e disposti attorno ad uno centrale (Blake, I, tav. 36, 1); rosette policrome (Blake, I, tav. 36, 3; Pernice, tav. 47, 5); stelle di quattro punte (Blake, I, tav. 1, 4); stelle di rombi (Blake, I, tav. 32, 2); treccia continua (Blake, I, tav. 36, 3); VI, XVI, 36, centro con disegno floreale stilizzato (Blake, I, tav. 34, 3); onde correnti (Blake, tav. 34, 3); tralci di acanto (Blake, I, tav 34, 4); VII, VI, 7, stella di rombi (Pernice, tav. 41, 4); VII, VI, 28; onde correnti separate da una treccia a calice (Blake, I, tav. 17, 2); VII, VII, 2, elementi vegetali stilizzati (Blake, I, tav. 23, 3); VII, II, 13, cerchio tangente a quattro semicerchi (Blake, I, tav. 5, 4; Pernice, tav. 46, 4); VIII, II, 3 quadrati neri più grandi e più piccoli (Blake, I, tav. 28, 4); VIII, II, 34, bordura con disegno floreale stilizzato (Blake, I, tav. 46, 7; Pernice, tav. 32, 3); ghirlanda di frutti (Pernice, tav. 64); reticolato di rombi (Pernice, tav. 32, 3); scacchiera (Pernice, tav. 32, 4); VIII, V, 15, stelle di rombi (Blake, I, tav. 34, 2; Pernice, tav. 47, 6); VIII, V, 16 e 38, crocette (Blake, I, tav. 33, 1); pelte o scudi delle Amazzoni (Blake, I, tav. 33, 3); quadrati e losanghe alternati (Blake, I, tav. 35, 2); stelle di sei punte (Blake, I, tav. 33, 1); stelle di sei punte entro esagoni (Blake, I, tav. 39, 2); IX, V, 14, disegno floreale stilizzato (Pernice, tav. 50, 4); Fullonica, (VI, VIII, 20), squame bipartite (Blake, I, tav. 33, 4; Pernice, tav. 39, 2); Ins. Occ., 13, disegno floreale stilizzato (Blake, I, tav. 11, 3; Pernice, tav. 43, 1); Ins. Occ. Nord Ovest, onde correnti doppie separate da una treccia (Pernice, tav. 49, 1); tessellato nero con grosse tessere bianche in file regolari (Pernice, tav. 49, 1); Tempio di Apollo, meandro plastico (Blake, I, p. 71); Villa di Diomede, meandro plastico (Pernice, p. 81); Villa dei Misteri, cassettoni (Pernice, tav. 22, 2); crocette (Pernice, tav. 22, 3); triangoli a scala (Pernice, tav. 22, 1 e 3).
Ponza, Solarium: quadratini neri messi per angolo (Not. Scavi, 1926, p. 223, fig. 4).
Ravenna, edificio presso la Basilica di San Severo; ottagoni e cerchi (Felix Ravenna, XIV, 1966, fig. 1 a p. 75).
Reggio Emilia: esagoni riempiti di rosette (Blake, I, tav. 37, 1).
Reims: m. con Bellerofonte (Stern, Recueil, 1957, tavv. 3-4, n. 6); cerchi grandi e piccoli (op. cit., tav. 9 a, n. 29).
Rimini: campi esagonali circondati da stelle a sei punte (m. a medaglioni con thìasos marino) (Studi Romagnoli, XIII, 1962, fig. 29 a p. 122); ottagoni allacciati (op. cit., XV, 1964, figg. 2 a p. 207; 11 a p. 219); ottagoni e croci (Not. Sc., 1929, Tav. 6).
Roma: Atrium Vestae, "baccelli" (Blake, III, tav. 11, 4); Casa dei Grifi, cancello (Mos. Ant. It., I, tav. 2, n. 8); crocette (op. cit., tavv. 2 e 4, nn. 9 e 14); fascia nera di cornice (op. cit., tav. 5, n. 17); meandro (op. cit., tav. 3, n. 13, fig. 10); pale di mulino (op. cit., tavv. 5 e 36, n. 19); reticolato (op. cit., tav. 3, n. 12); scacchiera (op. cit., tav. 5, n. 18); treccia a calice (dalla colmata) Antiquario Palatino (op. cit., tav. 32, n. 94); Casa di Livia, clessidre (op. cit., Tav. 14, n. 59); esagoni delineati contenenti stelle di triangoli (op. cit., tav. 12, n. 52); fasce nere di cornice (op. cit., tav. 11, nn. 51 e 54); meandro (op. cit., tav. 12, n. 53); rettangoli sfalsati in fasce e zig-zag (op. cit., tav. 14, n. 58); quadrati e losanghe accostati per angolo e separati mediante sbarretta (op. cit., tav. 12, n. 53); squame (op. cit., tav. 13, n. 56). Domus Agripporum et Ulpiorum Vibiorum, vasi campaniformi (Blake, III, tavv. 15, 1, 3 e 4); Domus Aurea (?) sul Palatino, arabeschi formanti quadrilobi (opus sectile: Mos. Ant. It., I, tav. 30, n. 65 e fig. 26 a p. 69); ottagoni a lati concavi (opus sectile, op. cit., tav. 30, n. 67); Esquilino, cerchi e mandorle (Museo Nazionale Romano: Blake, III, tav. 19, 1); elementi vegetali (ibid., Blake, III, tav. 19, 4); elementi vegetali con testa di Medusa (Museo Vaticano: Blake, II, tav. 29, 2; Blake, III, tav. 19, 3); Domus Pontificis o Domus Publica, ottagoni delineati con quadrati campiti (Blake, I, tav. 44, 3); Grottarossa, tomba a camera, ottagoni e quadrati (Not. Scavi, 1927, p. 300, fig. 3). Horrea Agrippiana, elementi vegetali (Mon. Ant. Lincei, XXVII, 1921, c. 392 ss., figg. 8-9). Mercati di Traiano, croci di scalei (o croci di Gerusalemme) (Blake, II, tav. 8, 3); quadrati neri sui lati di losanghe bianche (Blake, II, tav. 8, 2); scalei contrapposti e sfalsati (Blake, II, tav. 8, 1); squadre affrontate e separate da una coppia di quadratini (Blake, II, tav. 8,04); Palazzo Almagià, cerchi più grandi e più piccoli formati da una treccia a due capi (Blake, III, tav. 19, 2); Palazzo dei Laterani, quadrati e rettangoli (Blake, III, tavv. 13,4 e 17,2); Palazzo Sora, m. con testa di Flora (Museo Vaticano: Blake, II, tav. 43,1); Pedagogio, vani B e C, ovoli (Mos. Ant. It., I, tav. 22, nn. 90 e 91); Ponte di Caligola, vano A, scalei sovrapposti a croce greca (op. cit., tav. 15, n. 68 e fig. 28); vano B, rettangoli neri sui lati di quadrati bianchi (op. cit., tav. 15, n. 69 e fig. 29); vano D, scalei sovrapposti e sfalsati (op. cit., tav. 15, n. 71, e fig. 31); vano E, squadre affrontate e separate da una coppia di quadratini (op. cit., n. 72, fig. 32); Privata Hadriani, Casa sotto le Terme di Caracalla, mosaici in generale (Bull. Com., LXXIII, 1949-1950, pp. 166-173; fot. Parker, 378, 545, 630, 631, 725, 726, 1700); Santa Agata in Petra Aurea, esagoni disposti asttorno ad uno centrale (Museo Vaticano: Blake, II, tav. 26, 2); Santa Costanza, cerchi maggiori e minori e ottagoni a lati concavi (G. Matthiae, Mosaici medievali delle chiese di Roma, Roma 1967, figg. 3, 10-13); clipei (op. cit., figg. 5, 21, 22); croci alternate ad ottagoni (op. cit., figg. 1 e 7); losanghe e stelle a quattro punte (op. cit., figg. 2, 8, 9); San Lorenzo in Panisperna, tralcio (Museo dei Conservatori: Arch. Class., 1963, tav. XCI); San Pietro in Vincoli, casa repubblicana sottostante, mura merlate (Mem. Pont. Acc., IX, 1966, figg. 17 e 18 a p. 17); reticolato in bianco e nero (op. cit., figg. 12 e 13 a p. 16); Santo Spirito, resti sotto l'Ospedale, squame bipartite e squame delineate (V. Scrinari, in P. De Angelis, Breve commento storico sulle vicende dell'Ospedale di Santo Spirito in Saxia, Roma 1959, fig. a p. 10); Stadio Palatino, esedra, tralci di acanto (Mos. Ant. It., I, tavv. 18-19, n. 85, fig. 46); Tabulario, casa repubblicana sottostante, fascia di cornice nera (inedito); scacchiera di grandi riquadri (Campidoglio, numero speciale di Capitolium, XL, 1965, tav. 5, 3); Terme di Diocleziano, forica, rombi ed esagoni (E. Nash, Bildlexikon zur Topographie der antiken Rom, Tubinga 1961, II, 1255); Terme di Caracalla, mezzi dischi (Blake, III, tav. 34 a); quadrati neri a lati concavi inscritti in dischi bianchi collegati da linee bianche (op. cit., tav. 34 e); quadrettato di dischi bianchi collegati da disegni fusiformi (op. cit., tav. 34 a); squame bipartite (op. cit., tav. 16,3); terme di Settimio Severo e costruzioni severiane sul Palatino, bipenni (op. cit., tav. 16, n. 79, fig. 39); campane e quadrati a lati concavi (op. cit., n. 81, fig. 40); fusi e dischi (op. cit., n. 84, fig. 43); nastri ondulati a ellissi (op. cit., tav. 17, n. 82 e fig. 41); Via Ardeatina, arcate con prore di navi (Museo Vaticano: Arch. Class., XVII, 1965, tav. 29,2); cassettonato e rosette (op. cit., tavv. 23-25); Via Aventina, cassettonato (Not. Scavi, 1935, fig. 4 a p. 252); Via Nomentana, villa rustica, bugnato o piramidi prospettiche (Not. Scavi, 1930, tav. 21,2); cancello (op. cit., tav. 21,3); cassettonato con rosette (op. cit., tav. 21, 1 e 4; Arch. Class., XVII, 1965, tav. 28,2: Museo Nazionale Romano); cubi prospettici (Not. Scavi, 1930, tav. 21,3: Museo Nazionale Romano); pale di mulino (op. cit., tav. 21,6); reticolato in bianco e nero (op. cit., tav. 21,6; Museo Nazionale Romano); Vigna Brancadoro, m. con Ettore trascinato (Blake, II, tav. 25, 4: Museo Vaticano, Biblioteca); Vigna Casali, cassettonato (Arch. Class., XVII, 1965, tavv.26-27: Museo dei Conservatori); provenienza incerta: ottagono a lati concavi circondato da cerchi e da disegni campaniformi (Blake, II, tav. 17,3: Museo dei Conservatori).
Rottweil: m. con Orfeo (Parlasca, tav. 12, 1); m. col Sole (op. cit., tav. 94,1).
Sainte-Colombe: m. con Orfeo (Inv. Mos. Gaule, n. 217).
Salona: m. con Orfeo (Mos. Gr. Rom., p. 289, fig. 4: Spalato, Museo).
Salzburg: m. di Felicitas (Kenner, in Mos. Gr. Rom., fig. 16, p. 85 ss.).
Serravalle Scrivia: cerchio centrale circondato da esagoni e quadrifogli (Not. Scavi, 1952, figg. 16-17, p. 221 s.).
Sousse (Hadrumetum): m. con Oceano e i Venti (Foucher, Inventaire, 1960, tav. 40: Tunisi, Museo del Bardo); m. con Orfeo (op. cit., tav. 3).
Spalato: Palazzo di Diocleziano, m. del Criptoportico (D. Mano Zissi, in Mos. Gr. Rom., p. 287 ss., f. 11).
Teramo: Cassettonato, ghirlanda, rosette, treccia a calice (Blake, I, tav. a colori di fronte a p. 7; Pernice, tav. 6,1).
Teting: m. scompartito in nove campi (Stern, Recueil, 1960, tav. 38, n. 225 a).
Tivoli: Villa Adriana, casa repubblicana sottostante, reticolato plastico (Bull. Com., LV, 1927, fig. 29 a p. 195).
Hospitalia, bordura (Blake, II, tav. 10,1); centro arabescato (op. cit., tav. 14,3); cerchi allacciati contenenti arabeschi (op. cit., tav. 12,3); cerchi allaciati formanti esagoni a lati concavi (op. cit., tav. 9,3); cerchi allineati e tangenti contenenti arabeschi (op. cit., tav. 12,1); cerchi maggiori e minori contenenti arabeschi (op. cit., tav. 12,2); crocette (op. cit., tav. 9,1); disegni fusiformi (op. cit., tav. 9,2); esagoni, rettangoli e clessidre (op. cit., tav. 14,4); intreccio di rettangoli delineati (op. cit., tav. 13,1); girandola di quattro pelte (op. cit., tav. 12,2); meandro (op. cit., tav. 14,4); motivi floreali stilizzati (op. cit., tav. 14, 3 e 4); ottagoni e quadrati formati da arabeschi (op. cit., tav. 12,4); reticolato di rombi (op. cit., tav. 14,3); rosette (op. cit., tav. 13,3); rosone centrale (op. cit., tav. 13,1); stelle di quattro punte (op. cit., tav. 12,1); stelle di quattro punte smussate (op. cit., tav. 13,3); stelle di rombi (op. cit., tav. 11,2); stelle di rombi con inserzione di disegni a L (op. cit., tav. 11,1). Piazza d'Oro: fasce incrociate con quadrati sovraposti ad ogni incrocio (op. cit., tav. 15,4).
Toffen: m. scompartito in nove campi (von Gonzenbach, tav. 20).
Treviri: m. con Bacco e le Stagioni (Parlasca, tav. 40); esagoni e testa di Medusa (op. cit., tav. 16, 1-2); m. dei Misteri (op. cit., tav. 54); m. di Monnus (op. cit., tavv. 42,1; 43-47); frammento con quadrighe (op. cit., tav. 25,1); ottagoni, croci e quadrati (op. cit., tav. 58,1); ottagoni e quadrati (op. cit., tav. 2,1); ottagoni e quadrati costruiti sui lati (op. cit., tav. 56,1); quadrati costruiti sui lati di losanghe (op. cit., tav. 11); stelle di rombi e quadrati (op. cit., tav. 57,3); stelle di otto punte (op. cit., tav. 34, 1); m. di Victorinus (op. cit., tav. 42,2).
Tuscolo, villa Ruffinella: m. con testa di Atena (Blake, III, tav. 22,1: Museo Vaticano).
Unterlunkhofen: m. con animali marini (von Gonzenbach, tav. 21).
Verona: m. sotto la Chiesa Capitolare (Atti del VI congresso di Archeologia Cristiana, 1962 [1965], pp. 272 ss., figg. 1-2).
Vicenza: SS. Felice e Fortunato, ottagoni allacciati (P. L. Zovatto, Mosaici paleocristiani delle Venezie, Udine 1963, fig. a p. 39).
Vienne: m. con Oceano (Inv. Mos. Gaule, I, 2, n. 167).
Westerhofen: m. con animali marini (Parlasca, tav. 99, 1-2; Stern, Recueil, 1960, tav. C).
Wiltingen: quadrilobo isolato al centro del campo (Parlasca, tav. 22,2).
Windisch (Vindonissa): esagoni bianchi con rettangoli neri costruiti sui lati (von Gonzenbach, tav. 2).
Yvonand La Baumaz: m. con Orfeo e le fiere (von Gonzenbach, tav. 39).
Zofingen: losanghe e stelle a quattro punte (von Gonzenbach, tav. 9, n. 144).