MOṢADDEQ (Muṣaddiq) as-Salṭaneh, Muḥammad Hedāyat
Uomo politico persiano. Nato nel 1881 da nobile famiglia, studiò a Parigi e a Neuchâtel, dove si laureò in legge nel 1909. Occupò alte cariche nel ministero delle Finanze, fu ministro delle Finanze (1921) e degli Esteri (1923), governatore di provincia (Fārs 1920, Azerbaigian 1922). Deputato al parlamento (maǧles) già nella terza legislatura (1915), nel 1925, all'avvento al trono dello scià Riẓā Pahlavī, si dichiarò contro il regime autoritario da questo imposto. Allontanatosi per qualche tempo dalla politica attiva, intorno al 1938 fu, per la sua attività di opposizione, imprigionato e deportato. Fu liberato nel 1943, in cattive condizioni di salute. Nello stesso anno fu di nuovo eletto deputato, e conservò il mandato fino al 1953. Postosi nel 1949 a capo del fronte nazionalista, cominciò una violenta campagna contro il malgoverno interno. Nell'aprile 1951 i nazionalisti ottennero una vittoria facendo votare dal parlamento una legge che disponeva la nazionalizzazione dei petrolî; come conseguenza di tale successo, M. fu nominato primo ministro. Assunto il potere, appoggiandosi sulla folla, tentò con ogni mezzo di limitare i poteri del sovrano, accentrandoli nelle proprie mani; in politica internazionale respinse ogni accordo per la composizione della vertenza originata dalla nazionalizzazione dei petrolî, così che ben presto la Persia si trovò diplomaticamente isolata e in preda a una seria crisi economica.
Alla grave situazione (v. persia, in questa App.) mise fine il generale Zāhedī (16 agosto 1953), facendo arrestare M. e alcuni membri del suo governo. Nel dicembre 1953 M. fu processato e condannato a tre anni di prigione per alto tradimento.