mortale [plur. anche mortai]
L'aggettivo, frequente nella Commedia e con scarse occorrenze nelle altre opere, è usato in funzione sia attributiva che predicativa, nelle due accezioni fondamentali, tuttora comuni, di " perituro " e di " letale ". decisamente preponderanti le occorrenze nel primo significato.
Poiché i ‛ mortali ' per antonomasia sono le creature umane, appunto in quanto destinate alla morte, il termine ricorre spesso come sostantivo a designare gli " uomini ", e come aggettivo nel senso di " umano ", " attinente alla vita dell'uomo ", o " terreno ", con riferimento pure al mondo fisico, anch'esso caduco: la materia di cui è formato l'universo è definita da Carlo Martello cera mortal (Pd VIII 128).
Qualche volta, nel riferimento al corpo o alle facoltà umane, questo senso di caducità non è posto in particolare rilievo, e l'aggettivo vale semplicemente " dell'uomo ", come nel passo di Pg XIII 144 se tu vuo' ch'i' mova / di là per te ancor li mortal piedi, i miei piedi di essere umano (e così occhio mortale di Pd XXXI 74); ma il mortai pelo è efficacemente contrapposto alle etterne penne dell'angelo nocchiero (Pg II 36: " fa comparazione di quelle penne ai peli umani, dimostrando che quelle sono immutabili e durabili in eterno... ma i peli umani ànno mutamento nell'età, e poi non durano che vegnano meno ", Buti). Altre volte invece l'aggettivo fa risaltare il senso della sproporzione che D. avverte fra il ponderoso tema, l'alta materia impresa a trattare, e il suo omero mortal [" çoè la cognitione umana in prima vita ", Lana] che se ne carca (Pd XXIII 65), o dell'inadeguatezza delle proprie capacità di fronte alle situazioni eccezionali in cui egli viene a trovarsi, esplicitamente affermata in Pd XV 82 io, che son mortal, mi sento in questa / disagguaglianza [quella in cui si trovano tutti gli uomini, in cui voglia e argomento... / diversamente son pennuti in ali, vv. 79-81]. e però non ringrazio / se non col core a la paterna festa; e così ancora: Tu hai l'udir mortal sì come 'l viso / ... onde qui [nel Paradiso] non si canta / per quel che Bëatrice non ha riso, XXI 61 (si veda anche mortal podere, al v. 11); il numero degli angeli è talmente elevato, che mai non fu loquela / né concetto mortal che tanto vada (XXIX 132; ancora riferito a ‛ concetto ', nel senso di " capacità intellettiva ", in XXXIII 68). Per Pd I 116 Questi [l'istinto] ne' cor mortali è permotore, all'interpretazione diffusa presso gli antichi (" in corde hominis ", Pietro; così Benvenuto, Buti, Landino, Vellutello, Daniello) si preferisce oggi quella già del Venturi (" anime mortali, quali sono quelle dei bruti "; " animali bruti, senza intelligenza e razionalità ", Scartazzini-Vandelli, seguiti da Rossi-Frascino, Grabher, Sapegno, Fallani, e altri), anche alla luce dei vv. 118-120 né pur le creature che son fore / d'intelligenza [i bruti, appunto] quest'arco saetta, / ma quelle c'hanno intelletto e amore, gli uomini.
Le cose mortali sono genericamente gli " aedificia mundi " (Benvenuto e altri) cui Laterano / ... andò di sopra (Pd XXXI 36; " onde Virgilio: Scilicet et rerum facta est pulcherrima Roma " [Georg. II 534], Daniello; v. anche Pd VI 84), o le " attrattive terrene " cui D. avrebbe dovuto resistere (Pg XXXI 53), o una creatura umana che per bellezza e purezza suscita la meraviglia di Amore (Vn XIX 11 43; cfr. anche Cv III II 13 ne le cose animate mortali la ragionativa potenza sanza la sensitiva non si truova). Ancora con riferimento all'uomo, in Cv IV VIII 12, come predicativo.
Efficaci contrapposizioni - m. è sempre nel senso di " perituro " - si hanno in Vn II 8 [Beatrice] non parea figliuola d'uomo mortale, ma di deo; Cv IV XXIV 6 se Cristo... fosse vivuto lo spazio che la sua vita poteva... trapassare, elli sarebbe a li ottantuno anno di mortale corpo in etternale transmutato (v. anche Pg II 89); II VIII 13, dove a prova de la nostra immortalitade si adducono le divinazioni de' nostri sogni, le quali essere non potrebbono se in noi alcuna parte immortale non fosse; infatti, esse provengono da un rivelante immortale, e tra informato e informatore dev'esserci proporzione, mentre da lo mortale a lo immortale non esiste proporzione alcuna. Di tale immortalità noi non possiamo renderci esatto conto finché 'l nostro immortale col mortale è mischiato (§ 15, due volte: si noti l'uso di m., sostantivato, per indicare il " corpo " - come in Pg XXVI 60, - che altrove è definito mortal pondo [Pd XXVII 64]). Nello stesso capitolo del Convivio (§ 11) si allude a una ‛ mortalità ' di carattere spirituale: con ciò sia cosa che molti che vivono interamente siano mortali, sì come animali bruti, e siano sanza questa speranza... cioè d'altra vita, ecc.
Altre contrapposizioni si hanno nel Paradiso: XXV 35 ciò che vien qua sù del mortal mondo, dal mondo " terreno ", e anche, meno esplicita, XXI 97 al mondo mortal, quando tu riedi, / questo rapporta (v. anche II 48 e Pg XIX 45 io udi'... / parlare in modo soave e benigno, / qual non si sente in questa mortai marca, " in questo mondo abitato da noi mortali ", Scartazzini-Vandelli). Le aguglie mortali confronta con sé stessa la bella image dell'aguglia del cielo di Giove (Pd XX 32; cfr. XIX 2).
La vita mortal è la vita " terrena " che a s. Pier Damiano era rimasa da vivere (Pd XXI 124), mentre ogne mortal vita (XXII 116) indica tutte le creature di cui il sole è padre (cfr. Macrobio Sat. I XVIII 24 " solem... terrenae esse fecunditatis auctorem "; Mn I IX 1 Humanum genus filius est coeli).
Tranne due, tutte le occorrenze di m. sostantivato, nel senso di " creatura umana " (per lo più al plurale, e frequente anche nel latino della Monarchia: cfr. per es. I XI 12 e 18 inter mortales; XVI 1, II VIII 2 e 3, III III 10, ecc.) si trovano nel Paradiso, quasi sempre in contesti in cui si allude più o meno esplicitamente alle caratteristiche negative dell'uomo, con contrapposizioni analoghe a quelle di cui si e aedo. È l'altezza della materia e l'eccezionalità delle situazioni che mette allo scoperto la pochezza dei " mortali " (del resto anche molti degli esempi già visti appartengono al Paradiso): il loro scarso discernimento (O insensata cura de' mortali, XI 1), l'incostanza nelle abitudini e nei buoni propositi (l'uso d'i mortali è come fronda / in ramo, " idest mutabilis velut folium " [Benvenuto], XXVI 137; La carne d'i mortali è tanto blanda, / che giù non basta [" non dura "] buon cominciamento / dal nascer de la quercia a far la ghianda, XXII 85), la scarsa resistenza alle attrattive dei beni terreni (Oh cupidigia, che i mortali affonde / ... sotto te, XXVII 121), l'inettitudine a comprendere (XV 42, XIX 99; anche, se pur attenuato, IV 68) e operare grandi cose, tanto connaturata nell'uomo che Beatrice prevede la meraviglia di D. per un caso che la smentirebbe e di cui si affretta a fornire la spiegazione: se tanto secreto ver proferse / mortale in terra [Dionigi, che rivelò la partizione dei cori angelici], non voglio ch'ammiri: / ché chi 'l vide qua sù [s. Paolo] gliel discoperse, XXVIII 137; e cfr. ancora XV 79, II 53, XX 133, XXXIII 11, fino al significativo miseri mortali (XXVIII 2; " di sapore virgiliano ", osserva il Mattalia, che rimanda fra l'altro, come già il Tommaseo, al " miseris mortalibus " di Aen. XI 182), che assomma in sé tutta la fragilità e la ‛ miseria ' umana.
Ma in alcuni casi tali implicazioni mancano o sono molto attenuate, analogamente a quanto si è visto per m. come aggettivo: Pd I 37, V 64 e 129 (Mercurio si vela a' mortai con altrui raggi, cioè è la stella che più va velata de li raggi del Sole, com'è spiegato in Cv II XIII 11), Pd X 55, e i due esempi del Purgatorio (XXII 41 e XXVII 116).
Con il significato di " letale " l'aggettivo ricorre poche volte, in senso sia proprio che figurato. Così, accanto alle punte veramente mortali di cui Manfredi ricorda di aver avuta rotta la persona (Pg III 119), e al colpo mortale che porta il toro ai movimenti incomposti dell'agonia (If XII 23), ci sono altri colpi che m. sono soltanto per lo spirito dell'amante: quelli provenienti dalla spietata durezza o dai begli occhi della donna (Rime CIII 10, Rime dubbie XXVII 6). In Rime L 34 tutti incarchi sostenere a dosso / de' l'uomo infin al peso ch'è mortale, va inteso " finché non s'è ridotto al peso che lo ucciderebbe, a cui proprio non può reggere " (Barbi-Maggini e altri).
Con diverso valore in Pg XII 30: tra i rilievi della cornice dei superbi D. vede Brïareo... / grave a la terra per lo mortal gelo, per il freddo " della morte " che accompagna la fine, " quia mors reddit corpus gelidum, extincto calore naturali " (Benvenuto; cfr. Pd XIII 14-15 la figliuola di Minoi / ... sentì di morte il gelo).