Moronto
Come nome di persona, dové essere più usato nella zona sud-orientale del territorio fiorentino, là dove esso confina con quelli di Siena e di Volterra, tanto è vero che a S. Gimignano si ebbe una famiglia dei Moronti.
A Firenze si trova il " signum manus Moronti f. Iohanni ", in una pergamena del giugno 1050 del fondo del monastero di S. Felicita. Il M. in questione, al dire dello stesso D., fu fratello di Cacciaguida insieme con Eliseo (Moronto fu mio frate ed Eliseo, Pd XV 136), e di lui niente altro sappiamo. Sembra però che il nome M. fosse divenuto tradizionale nel ceppo delle famiglie cui appartenne quella degli Alighieri. Infatti in una pergamena del 2 aprile 1076 del fondo Badia di S. Maria di Firenze (ediz. Schiaparelli, n. 107), si tratta di un terreno in Pinti, nella zona dove dimorarono gli Alighieri, terreno che confinava con un altro di proprietà della chiesa di S. Martino, " qui detinent filii et nepotes Morunti de Arco ". È verosimile che in quell'antichissimo m. debba esser visto un avo dell'omonimo fratello di Cacciaguida ed Eliseo; ma potrebb'essere anche uno degli Elisei i quali appunto da quell'arco vennero detti " de Arcu pietatis " (v. ELISEI).
C. Ricci ebbe ad avanzare una nuova interpretazione del verso dantesco e propone di considerare Eliseo come attributo di M., come se D. avesse inteso dire " Moronto degli Elisei " (ma vedi Petrocchi, ad l.).
Bibl. - C. Ricci, Pagine dantesche, Città di Castello 1913, 97-111; ID., Ore ed ombre dantesche, Firenze 1921, 129-133.