SCHIFF, Moritz
– Nacque il 28 gennaio 1823 a Francoforte sul Meno da Joseph Moses (1784-1852) e da Henriette Trier (1798-1888), in una facoltosa famiglia di origine ebraica. Fu fratello del chimico Hugo Schiff.
All’Università di Heidelberg, presso la facoltà di medicina, nel 1840 studiò anatomia con Friedrich Tiedeman; quindi, nel 1842, si trasferì alla Humboldt Universität di Berlino per studiare fisiologia con Johannes Peter Müller. Si laureò nel 1844 presso l’Università Georg-August di Gottinga sotto la guida di Rudolph Wagner.
Trasferitosi a Parigi dopo la laurea, avviò una serie di ricerche di zoologia presso il Jardin des plantes e contemporaneamente lavorò con i maggiori esponenti della fisiologia moderna: François Magendie, François Longet e Carlo Matteucci.
Tornato a Francoforte, nel 1845, esercitò la professione medica sviluppando al tempo stesso le sue ricerche di fisiologia sperimentale. Nel 1846 assunse la direzione della sezione di ornitologia del Museo Senckenberg. Nel 1848 aderì alle forze rivoluzionarie di Baden-Baden partecipando come medico alla ‘Badische Revolution’.
Proprio a causa delle sue idee politiche, Schiff incontrò molte difficoltà nella carriera universitaria; nel 1854 decise dunque di trasferirsi all’Università di Berna, dove pubblicò Untersuchungen zur Physiologie des Nervensystems mit Berücksichtigung der Pathologie (Frankfurt am Main 1855), e, nel 1856, assunse il ruolo di assistente di anatomia comparata e di zoologia. Lì studiò l’influenza del sistema nervoso autonomo sulla produzione di zucchero nel fegato, fornendo una spiegazione al fenomeno osservato da Claude Bernard circa la comparsa del diabete a seguito di lesioni cerebrali. Su questo tema pubblicò nel 1859 a Würzburg Untersuchungen über die Zuckerbildung in der Leber, und den Einfluss des Nervensystems auf die Erzeugung der Diabetes.
Negli stessi anni, studiando gli effetti delle lesioni al midollo spinale, scoprì l’insorgere di respirazione paradossa e di estensioni/contrazioni degli arti anteriori – un fenomeno che solo quattro decenni dopo sarà confermato da Charles Scott Sherrington e prenderà il nome di ‘Schiff-Sherrington reflex’ (Untersuchungen zur Physiologie des Nervensystems mit Berücksichtigung der Pathologie, Frankfurt am Main 1855; Lehrbuch der Physiologie des Menschen: I. Muskel-und Nervenphysiologie, Lahr 1858-1859). In collaborazione con Konstantin Woroschiloff, fra il 1854 e il 1859, ottenne prove sperimentali a supporto della teoria sulla specificità delle vie nervose del dolore e della temperatura.
Dal 1862, e per quasi quindici anni, fu professore di fisiologia all’Istituto di studi pratici e di perfezionamento presso l’Università di Firenze. Nell’ambito di un’articolata operazione di riforma dell’insegnamento accademico con l’obiettivo di ripristinare il prestigio della ricerca italiana dopo la seconda guerra d’indipendenza, Schiff fu infatti chiamato a Firenze da Matteucci, con il quale aveva collaborato a Parigi ed era ora neoministro della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia. Fu quindi raggiunto dal fratello Hugo, il chimico inventore del ‘reattivo di Schiff’.
Di questi anni abbiamo i testi delle lezioni tenute da Schiff (Lezioni di fisiologia sperimentale sul sistema nervoso encefalico date dal Prof. Maurizio Schiff nel R. Museo di Firenze nell’anno 1864-65 e compilate per cura del Prof. Pietro Marchi, Firenze 1865, seconda edizione 1873); le Leçons sur la physiologie de la digestion (Firenze-Torino 1867) e la Contribution à la physiologie: De l’inflammation et de la circulation, pubblicata a Parigi nel 1873.
Il periodo più fertile della sua ricerca fu quello che Schiff trascorse a Firenze, quindici anni nei quali si focalizzò sullo studio dell’origine centrale dei nervi vasomotori e sulle innervazioni cardiache. Il suo laboratorio assunse ben presto notorietà internazionale per l’invenzione del massaggio cardiaco a cuore aperto, tecnica di cui, nel 1874, Thomas Gordon Hake riferì alla comunità medica inglese e che presto fu adottata in tutta Europa e praticata tanto sugli animali sperimentali quanto sui pazienti umani. Inoltre, considerando a posteriori lo sviluppo delle conoscenze fisiologiche e dei metodi della neurofisiologia contemporanea, aprì la strada a un approccio basato sulla misurazione dei cambiamenti di temperatura nel sistema nervoso in concomitanza con lo svolgimento di un compito (sensoriale, motorio o cognitivo).
Il presupposto teorico di un simile approccio all’attività metabolica era la prima legge della termodinamica formulata nel 1847 da Hermann Ludwig Ferdinand von Helmholtz sulla ‘conservazione della forza’. Schiff decise dunque di studiare le variazioni di temperatura assumendole come indici di un’attività specifica e più o meno localizzata del sistema nervoso. Oggi può essere considerato uno dei primi tentativi di indagare parametri funzionali del sistema nervoso in relazione allo svolgimento di funzioni comportamentali e cognitive specifiche: un momento importante per lo sviluppo della neurobiologia e una delle prime versioni di quello che nel secondo Novecento si è affermato come neuroimaging. Adottando la tecnica della misurazione cerebrale e nervosa tramite una termocoppia ad ago, da poco messa a punto da Antoine César Becquerel, Schiff dimostrò sperimentalmente che la temperatura di un nervo cresce con la sua stimolazione, che qualsiasi tipo di stimolazione sensoriale comporta un innalzamento della temperatura del cervello, la quale tuttavia diminuisce al ripetersi della stimolazione, e che la produzione di un’immagine mentale (‘eccitazione psichica’) multimodale genera un innalzamento della temperatura cerebrale anche più forte di quella che si verifica in concomitanza con una stimolazione sensoriale semplice (Recherches sur l’echauffement des nerfs et des centres nerveux a la suite des irritations sensorielles et sensitives, in Archives de physiologie, 1870, vol. 3, pp. 157–178). L’importanza del lavoro venne sottolineata dallo stesso Claude Bernard nel 1872 (Des fonctions du cerveau, in Revue des deux mondes, 1872, vol. 98, pp. 373-385).
A Firenze, tuttavia, l’opera di Schiff incappò in un ostacolo, di carattere tanto politico e ideologico quanto economico. Nel 1863 giunse a Firenze la scrittrice irlandese Frances Power Cobbe, nota attivista antivivisezione fondatrice in Inghilterra di numerose associazioni in difesa dei diritti degli animali. Fra il 1863 e il 1864, Cobbe scatenò una vivace polemica sull’uso degli animali a fini sperimentali che coinvolse in prima persona Schiff (nonostante egli fosse, con Claude Bernard, fra i fisiologi più attenti a evitare dolore nei suoi soggetti sperimentali). La polemica fu condotta anche per il tramite di articoli e dichiarazioni sulla stampa locale e nazionale, che ebbero echi ripetuti nel dibattito sviluppatosi al livello europeo (M. Schiff, Sopra il metodo seguito negli esperimenti sugli animali viventi nel laboratorio di fisiologia dell’Università di Firenze. Cenni, Firenze 1874, seconda edizione rivista e aumentata). Fra le più prestigiose riviste scientifiche del tempo, nel 1874, il British medical journal prese chiaramente posizione con un editoriale in difesa dell’operato di Schiff per le importanti ricadute delle nuove conoscenze scientifiche acquisite sperimentalmente sulla pratica clinica e sulla cura delle malattie.
Anche a seguito delle vicende giudiziarie che lo coinvolsero a Firenze, Schiff decise di lasciare l’Italia per avere un teatro più ampio per la difesa del metodo sperimentale e la battaglia contro gli antivivisezionisti. Dopo aver pubblicato a Parigi La pupille comme est hesiométre nel 1875, l’ultimo suo trasferimento accademico lo portò nel 1876 all’Università di Ginevra, dove tenne la cattedra di fisiologia per gli ultimi venti anni della sua vita. Nel 1892 pubblicò Sur la reaction des acides biliares et tour difference chez le boeuf et chez le corbaye (Archives de physiologie, 1892, vol. 4, pp. 594-596). Durante gli anni in cui diresse a Ginevra il dipartimento di fisiologia sperimentale, ne fece un luogo di grande attrattiva per i maggiori fisiologi del tempo e uno snodo decisivo nel percorso formativo dei più noti esponenti di una scienza, la fisiologia sperimentale, che proprio nei decenni del secondo Ottocento andava definendosi come disciplina autonoma.
Morì a Ginevra il 6 ottobre 1896, per diabete.
Della sua vita privata si sa soltanto che sposò Claudia Trier ed ebbe due figli: Robert, professore di chimica all’Università di Pisa, e (da un secondo matrimonio) Mario, professore di letteratura francese a Firenze.
Fra i suoi importanti contributi allo sviluppo delle conoscenze fisiologiche, si ricorda anche il lavoro sulla tiroide, di cui studiò la funzione operandone la rimozione chirurgica e producendo estratti tiroidei, in seguito sperimentalmente somministrati con successo a pazienti ipotiroidei o tiroidectomizzati (Résumé d’une série d’expériences sur les effets d’ablation des corps thyroides, in Revue médicale de la Suisse romande, 1884, vol. 4, pp. 65-75, 425-445).
Studiò la circolazione sanguigna e la funzione cardiaca e fu il primo a rilevare l’influenza del sistema nervoso sulla circolazione del sangue. Nel 1850 fu il primo a dimostrare il periodo refrattario del muscolo cardiaco e per il suo lavoro sull’influenza del sistema nervoso autonomo sulla temperatura corporea e sullo sviluppo osseo ricevette il prestigioso prix Montyon da parte della Académie des sciences di Parigi.
Fu nominato socio straniero dei Lincei nel 1892.
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