MORETTO, Alessandro Bonvicino, detto il
Pittore, nato a Brescia circa il 1498, morto ivi nel 1554. Scolaro di Floriano Ferramola, modernizzando la tradizione del Foppa sotto l'influenza del Savoldo, del Romanino e anche del Tiziano, egli si distingue per senso di bellezza e di nobiltà della forma umana, per composizione calma e bilanciata, per armonia cromatica in una gamma argentina a riflessi di raso. Non ha slanci d'immaginazione né senso drammatico, ma dignità e sincerità di sentimento. Già nel 1516 dipingeva col Ferramola le ante d'organo del duomo di Brescia. A cominciare dal 1521 ebbe a collaborare col Romanino alla decorazione della cappella del Corpus Domini in S. Giovanni Evangelista. Questa chiesa è una vera galleria di quadri del M. dove si può seguire tutta l'evoluzione del suo stile a cominciare dall'Incoronazione concepita secondo uno schema quattrocentesco. I dipinti consecutivi mostrano progressiva disinvoltura e scienza, lievemente sfiorata di qualche impressione estranea, tra le altre della scuola romana-mantovana. Fino all'ultimo, l'opera del M. continua ininterrotta, uguale, coscienziosa, senza soverchia né variata ispirazione ma anche, tranne che in qualcuna delle ultime opere, senza stanchezza. I suoi migliori dipinti appartengono a quanto di più attraente il Cinquecento italiano abbia prodotto: così a Brescia in S. Maria di Calchera la Cena del Fariseo, in S. Nazaro e Celso l'Incoronazione, nella pinacoteca Martinengo la Madonna con S. Nicola di Bari; a Vienna la S. Giustina col donatore; a Londra il ritratto del conte Sciarra Martinengo Cesaresco ispirato al Lotto.
A Brescia, si trovano dipinti del M. anche in S. Cristo, in S. Maria delle Grazie, in S. Francesco, in S. Angelo, nel palazzo vescovile, in S. Clemente, dove il M. è sepolto, e nella pinacoteca Martinengo, provenienti questi da chiese soppresse e da collezioni private.
Si trovano sue pale a Maguzzano, a Orzinovi, a Prealboino, a Comero, a Manerbio, a Marmantino, a Mazzano, a Sarezzo, al santuario di Paitone (1533): l'Apparizione della Vergine a un fanciullo che raccoglieva le more, ecc. Uno dei suoi quadri più belli si trova a Bergamo (1540), in S. Andrea. Per Verona dipinse tre pale (1540-41), una delle quali è ora a Berlino; per Trento quella in S. Maria Maggiore; per Monselice la bella Cena in Emmaus (1544), oggi nella chiesa della Pietà a Venezia, per Lonigo Le nozze di Cana, ecc. Altre pale di non minore importanza si ammirano nelle pinacoteche del Vaticano, di Brera (da Cardone), di Francoforte (una già a Roma in S. Carlo al Corso), di New York (una Pietà). Delicati quadri di cavalletto e mirabili ritratti si trovano poi in molte raccolte pubbliche e private. Tra i pochi affreschi pervenutici sono notevolissimi quelli di un salotto del palazzo Salvadego già Martinengo a Brescia rappresentanti ritratti di gentildonne dinnanzi a paesi dominati da castelli di questa potente famiglia.
V. tavv. CLIII e CLIV.
Bibl.: O. Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620; C. Ridolfi, Le meraviglie dell'arte, a cura di v. Hadeln, I, Berlino 1914, p. 262 segg.; S. Fenaroli, A. B. detto Il M., Brescia 1875; P. Molmenti, Il M. da Brescia, Firenze 1898; P. da P(onte), L'opera del M., Brescia 1898; P. Sgulmero, Il M. a Verona, Verona 1899; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, iv, Milano 1929, p. 119 segg.; Gronau, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXV, Lipsia 1931 (con ampia bibl.); B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 371.