Parkinson, morbo di
Malattia che provoca tremore e paralisi
La malattia di Parkinson colpisce di solito le persone anziane provocando un rallentamento dei movimenti, un irrigidimento del corpo, tremori. Alcune strutture del cervello smettono di funzionare per mancanza di dopammina, una sostanza fondamentale per trasmettere gli impulsi nervosi. Non esistono per ora cure definitive, ma è possibile bloccarne a lungo i sintomi con sostituti della dopammina
Le persone ammalate di Parkinson (alcuni forse ricordano le immagini di papa Giovanni Paolo II e del suo fisico che negli anni s’indeboliva) cominciano pian piano a incurvarsi, a camminare sempre più lentamente, a cambiare espressione del viso, ad avere difficoltà a parlare e infine anche a respirare. Queste persone vengono colpite da una malattia di alcune cellule di una delle regioni più profonde del nostro cervello – il mesencefalo – che formano un agglomerato di neuroni detto sostanza nera. È qui che si produce una molecola, la dopammina,che rende i nostri movimenti sciolti, precisi e fluidi. Quando, per motivi ancora sconosciuti, queste cellule iniziano a degenerare e a morire, la dopammina comincia a mancare, ma i sintomi iniziano solo quando ormai è distrutto l’80% delle cellule che la producono. Si presentano quindi i tre disturbi principali della malattia di Parkinson: il tremore, la rigidità e la lentezza dei movimenti. A questi si aggiungono generalmente un atteggiamento curvo del busto, difficoltà nei piccoli movimenti delle mani, come per esempio allacciare i bottoni della camicia o scrivere bene: la calligrafia infatti diventa molto piccola. Appaiono anche una produzione eccessiva di saliva e difficoltà nel camminare, soprattutto quando si deve iniziare a camminare rapidamente, per esempio attraversare una strada mentre arriva una macchina, a cui si aggiungono problemi nel parlare (diventa impossibile scandire bene le parole) e nel deglutire cibi liquidi e solidi. Tutto ciò peggiora progressivamente fino a portare la persona alla morte, generalmente per problemi respiratori o a causa di infezioni che facilmente vincono un fisico tanto debilitato.
La malattia di Parkinson colpisce sia uomini sia donne in ugual misura, più spesso dopo i 65 anni. Solo il 15% dei casi inizia prima dei 50 anni. Non si tratta di una malattia ereditaria, pur esistendo un 1% di casi in cui è evidente una dipendenza genetica. Secondo alcuni studi i geni hanno un’importanza leggermente maggiore nei casi in cui la malattia inizia prima dei 50 anni.
Le cause di questa malattia, nota da quasi duecento anni, restano ancora oggi sconosciute. Sappiamo solo che le cellule della sostanza nera degenerano e muoiono. A volte è possibile scorgere al microscopio, all’interno del loro citoplasma, corpuscoli chiamati corpi di Lewy. Alcune medicine, piccoli ictus oppure sostanze tossiche come manganese, monossido di carbonio e raramente alcuni pesticidi possono dare sintomi o malattie molto simili alla malattia di Parkinson.
Non ci sono per ora cure in grado di guarire la malattia di Parkinson, ma è possibile controllarne i sintomi con farmaci che, giunti al cervello, sono in grado di sostituire la dopammina. In casi estremi si può anche tentare il ricorso a un intervento chirurgico sul cervello.
Questo grave morbo fu descritto in modo completo per la prima volta nel 1817 dal medico inglese James Parkinson, che lo definì paralisi agitante per la presenza contemporanea di grossolani movimenti involontari (principalmente il tremore) e di una lentezza e rigidità dei movimenti volontari che possono progredire fino a una vera e propria paralisi. James Parkinson fu, oltre che bravo medico, uomo dai molteplici interessi. Sappiamo che fu anche uno studioso di chimica e di paleontologia e grande sostenitore degli ideali della Rivoluzione francese: scrisse pamphlet a favore della causa rivoluzionaria e probabilmente prese parte ad alcune organizzazioni politiche segrete.