BRILL, Morbo di
Nel 1911 il medico americano Nathan E. Brill (1860-1925) in una memoria pubblicata nell'American Journ. of the Med. Scien. riportò lo studio clinico di 221 casi di una forma morbosa infettiva da lui studiata fin dal 1896. In questa malattia, a un periodo d'incubazione molto breve, seguiva febbre a tipo continuo remittente accompagnata da cefalea intensa, apatia e prostrazione. Dopo 5 o 6 giorni compariva un'eruzione, dapprima sulla pelle dell'addome e del dorso, poi al resto del tronco, quindi sulle braccia, sulle cosce, sull'avambraccio, sulle gambe e sui piedi. L'eruzione era a carattere maculopapulare, poco rilevata, scompariva con la pressione. In qualche caso l'eruzione fu nettamente petecchiale. Febbre ed eruzione rimanevano nel loro pieno sviluppo per una decina di giorni, poi la febbre scompariva per lisi e l'eruzione rapidamente avvizziva. La convalescenza era rapida. Nell'esame del sangue si riscontrò una leucocitosi da 9000 a 11.000, la prova di Widal negativa, l'emocoltura negativa. Gli studî hanno dimostrato che con molta probabilità si tratta di una forma attenuata di tifo esantematico. Forme che ricordano il morbo di B. sono state descritte anche in Africa e in Europa, e per fermarsi all'Italia, nel 1920 il Carducci (Riv. Osped., 1920) riferì una forma febbrile che egli chiamò febbre eruttiva, della durata da 12 a 21 giorni, con eruzione papulo-nodulare diffusa a tutto il corpo senza alterazioni a carico di altri apparati, non contagiosa e con prognosi buona. Questa malattia fu ritenuta dal Carducci diversa dal tifo esantematico e quindi dal morbo di Brill. Recentemente è stata richiamata l'attenzione su casi molto simili studiati in Marsiglia e conosciuti con il nome di febbre marsigliese. La causa di queste forme morbose è fino ad oggi ignota. La cura è sintomatica.