MONUMENTO (lat. monumentum; fr. monument; sp. monumento; ted. Denkmal, Monument; ingl. monument)
Il concetto di monumento si riannoda al ricordo di persone, di eventi, di regimi, reso permanente da una costruzione stabile e da un'espressione d'arte, e risponde, sia nella produzione da parte dei contemporanei sia nella conservazione da parte dei posteri, a quel sentimento di continuità spirituale e materiale che costituisce l'istinto della specie umana. Così noi applichiamo genericamente tale voce, che ha valore prevalentemente architettonico, tanto alle opere significative del passato e anche ai resti talora informi e mutili che ce ne rimangono, quanto ai moderni edifizî che hanno carattere di grandiosità, solennità di aspetto e nobiltà di destinazione, e più propriamente a quelli che hanno per scopo diretto e immediato di celebrare un fatto o di tramandare una memoria. Si hanno così i monumenti funerarî (v. mausoleo; tomba), i monumenti onorarî o commemorativi; e diversissime possono esserne le espressioni: talvolta essenzialmente architettoniche, come archi di trionfo e colonne, talvolta scultorie, come statue o gruppi, or sì or no architettonicamente sorretti o inquadrati.
Fra le opere dell'antichità, di cui abbiamo ricordo dalle fonti scritte o che ci sono giunte più o meno conservate, tralasciando quelle che hanno carattere anche indirettamente funerario, come, ad es., i tumuli eretti in Grecia sui più gloriosi campi di battaglia (Maratona, Platea), possiamo ricordare le colonne sorreggenti statue o tripodi, le statue su basi innalzate a vincitori di gare e giuochi, le edicole e i tempietti, questi di forma prevalentemente circolare, come il monumento coregico di Lisicrate ad Atene, le esedre destinate a sorreggere immagini di sovrani ellenistici, ecc.; tali monumenti venivano di preferenza innalzati nei santuarî più frequentati: Delfi, Olimpia, Epidauro, ecc.
Nel mondo romano il monumento onorario più caratteristico è l'arco (v.); frequenti sono i cosiddetti trofei, a ricordo della conquista di una regione, come quelli della Turbia e di Adamclisi (v. dacia, XII, p. 215, illustraz. in basso), le statue, a piedi (colosso di Nerone) o a cavallo (equus Domitiani, già esistente al Foro romano, statua di M. Aurelio, ecc.); usata è la colonna coclide (v.) con fascia decorata a rilievo (colonne di Traiano e di M. Aurelio a Roma, di Teodosio e di Arcadio a Costantinopoli).
Per l'età moderna basti ricordare le colonne venete, i monumenti equestri al Gattamelata e al Colleoni, in cui è rinato il modello del Marco Aurelio capitolino, gli obelischi romani rielevati da Sisto V, la statua colossale di S. Carlo Borromeo eretta in Arona; e la colonna Vendôme di Parigi e gli archi di Parigi, di Monaco, di Londra, l'una e gli altri a imitazione degli antichi, fino alle recenti manifestazioni: ai monumenti onorarî disseminati nelle piazze delle città italiane, agli ossarî e altri monumenti commemorativi della guerra mondiale. Grandiose opere architettoniche moderne: in Roma il monumento al re Vittorio Emanuele, del Sacconi, reso sacro dalla tomba del milite ignoto; a Bolzano e a Genova gli archi di trionfo, del Piacentini; a Monza la cappella espiatoria in onore di re Umberto, del Sacconi e del Cirilli; a Milano la cappella onoraria eretta presso S. Ambrogio dagli architetti Muzio, Alpago, Cabiati ed altri; fuori d'Italia la Bavaria a Monaco, la statua della Libertà a New York, il monumento a ricordo del taglio dell'istmo a Suez, ecc.
Spesso, a proposito di queste opere monumentali, si è discusso se non fosse più opportuno affidare i ricordi a costruzioni utili (biblioteche, sanatorî, stadî sportivi), anziché a grandi moli accademiche, e talvolta, come a Bari e Bologna, tale concetto ha prevalso.
Quanto ai monumenti dei periodi trascorsi, o dell'antichità, o dell'arte medievale, o del Rinascimento o del periodo barocco, la principale classificazione è quella di monumenti morti, reliquie di civiltà e di destinazioni passate, e di monumenti viventi che possono ancora rispondere ai nostri usi e avere una funzione concreta, non solo di bellezza e di suggestive memorie, come i primi, ma anche di pratica utilizzazione. E alla suddivisione si riconnettono i diversi criterî di restauro (v.).
Il sentimento di rispetto per i monumenti del passato può dirsi moderno. Non sono invero mancate nei secoli scorsi alte affermazioni, come quando Dante dice di Roma che "le pietre che nelle sue mura stanno sieno degne di reverenza" o quando Adriano o Teodorico o Innocenzo X conservano o continuano edifici preesistenti; ma accanto a queste sono ben più numerosi gli esempî di noncuranza e di sistematiche devastazioni, più disastrose di quelle prodotte dalle intemperie e dai terremoti. Anche quando il rispetto si rivolgeva, più che altro per ragioni religiose o politiche, a qualche monumento singolare o a qualche periodo, trascurava il resto: e così, ad esempio, i monumenti gotici nel Cinquecento e i barocchi nell'Ottocento erano oggetto di sprezzo e spesso di distruzione o di trasformazione essenziale. Il culto dei monumenti, l'opera per la loro conservazione e valorizzazione, il criterio storico di studio che li riporta imparzialmente al loro ambiente sociale e artistico, e alle condizioni per cui sorsero, sono sentimenti e concetti che rispondono alla cultura del nostro tempo e forse anche alla mancanza di un'arte veramente sentita e quindi invadente. Affiorano talvolta ancora criterî unilaterali o tentativi vandalici, ma i principî sono ormai fermi.
L'Italia, che ha un patrimonio monumentale d'inestimabile valore per copia, elevatezza, continuità di manifestazioni e che in questa grande caratteristica della sua civiltà vede i segni del passato e l'impulso verso l'avvenire, ha dato espressione a tali principî in speciali istituzioni di studio, come le scuole e le accademie di archeologia e di storia dell'arte, e gl'istituti stranieri che in Roma o in Firenze si propongono principalmente le indagini sui monumenti italiani; in organi governativi di segnalazione e di tutela come le sovraintendenze, facenti capo alla Direzione generale per le antichità e le belle arti presso il Ministero dell'educazione nazionale, e soprattutto a una legislazione speciale che è la più progredita tra le nazioni civili. Due delle principali caratteristiche della legge del 1909 e di quella del 1912 consistono, nei riguardi dei monumenti, nel sostituire al concetto aristocratico del "monumento nazionale" quello dell'opera d'importante interesse storico o artistico o archeologico, e nella garanzia delle condizioni che riguardano la vista e la prospettiva del monumento. Implicitamente è entrato così, con questa diffusione del significato, il criterio di difesa dell'ambiente, sia in quanto comprende le tante opere minori che contribuiscono al carattere di molte città più ancora dei monumenti grandiosi, sia in quanto contempla le condizioni estrinseche che hanno importanza nell'apprezzamento dell'opera architettonica.
Bibl.: J. Guadet, Éléments et théorie de l'Arch., Parigi s. a., voll. II e IV; A. Hofmann, Denkmäler, in Hand. d. Arch., IV, 8, 2; P. Léon, Les monuments hist., Parigi 1917; Ministero della P. I., La tutela delle opere d'arte in Italia, Roma 1913; L. Parpagliolo, Il codice delle antichità, ecc., Roma 1932.