COREGICI, Monumenti
Piccoli sacelli eretti in Atene a ricordo dei coreghi, cioè dei patroni degli spettacoli teatrali e dei cori, nella via dei Tripodi, nelle immediate vicinanze del teatro di Dioniso Eleutereo; non tutti ci sono conservati, di parecchi abbiamo ricordo soltanto attraverso iscrizioni (I. G., 12, 769, 770, 771; ii, 1234, 1250), ovvero da testimonianze letterarie, come a proposito del Satiro di Prassitele che era sulla via dei Tripodi (Plin., Nat. hist., xxxiv, 69; Paus., i, 20; Athen., xiii, 591); e ben poco sappiamo di altri monumenti c., come di quello all'angolo N-O della strada dei Tripodi con quella di Tespi, consistente in una fondazione di breccia con quattro filari di blocchi di poros; a N del monumento di Lisicrate un'altra breve fondazione appartiene ad un diverso monumento c., mentre piccoli resti di edifici simili si sono riscontrati alla fine della strada dei Tripodi e nei pressi della pàrodos del teatro di Dioniso.
Ma se molto è perduto, ci restano tuttavia tre monumenti abbastanza conservati che danno una idea della forma prescelta per tali edifici. Il principale è quello noto volgarmente come Lanterna di Lisicrate, con iscrizione dedicatoria del 334 a. C. che informa della vittoria teatrale conseguita da Lisicrate (I. G., ii, 1242); in alto doveva essere il premio, consistente nel tripode. Si compone di un alto basamento quadrangolare calcareo terminato da una cornice che sostiene alcuni gradini circolari di marmo bluastro dell'Imetto, più altri di marmo pentelico. Tale policromia è tipica della tecnica architettonica quasi ellenistica alla quale appartiene il monumento. L'esterno è decorato da sei colonne corinzie a tutto tondo sul fondo chiuso da una parete continua (esse sembrano applicate, mentre in realtà sono a tutto tondo). In alto, sul tetto conico, è un cespo di foglie di acanto destinato a sostenere il tripode, mentre nella fascia che decora in alto la parete chiusa tra le colonne sono ripetuti i tripodi a rilievo. L'architrave è costituito da motivi decorativi identici a quelli del portico delle Cariatidi dell'Eretteo, con l'aggiunta di un fregio figurato che costituisce una novità unica per un edificio corinzio del IV sec. a. C. Il fregio rappresentava la punizione dei pirati da parte di Dioniso. Nell'architrave si è notata una mescolanza di caratteri asiatici ed attici che avranno influenza sullo stile corinzio e su quello ionico; le antefisse formano una specie di merletto decorativo che è ripetuto un'altra volta un po' più all'interno. Il tetto è costituito da una superficie in unico blocco lavorata a tegole curve come se fossero metalliche; tre volute si collegano al cespo di acanto, per sostenere delle figure, forse di delfini.
Ben più semplici gli altri due monumenti noti. Quello di Nicia, del 319 a. C. [non 219 come vol. i, p. 811] era di forma quadrata con un portico esastilo dorico antistante; mentre i muri ed i triglifi erano in poros, di marmo erano invece le colonne, le ante, l'architrave, le metope, le cornici ed i timpani; smontato pezzo per pezzo dopo il 267 d. C., il monumento fu incorporato nella Porta Beulé dell'Acropoli, dove, nei tempi moderni, è stato rinvenuto. La questione dell'identità del monumento, dedicato da Nicia figlio di Nicodemo, del demo Xypéte (I. G., ii, 1246), con quello che, secondo Platone (Gorg., 472 A), sarebbe stato innalzato dal celebre Nicia, figlio di Nicerato del demo di Kydantìdai, e dai suoi fratelli, si può risolvere nel senso di ritenere che quest'ultimo monumento non fosse quello che ci è giunto (cfr. Plut., Nik., 3, 3, che afferma che nel recinto di Dioniso c'era un tempio coronato di tripodi).
Il terzo monumento, eretto da Trasillo, pure nel 319 a. C., era incorporato in una grotta nella parte rocciosa che sovrasta la cavea del teatro (Paus., i, 21, 3, non ricorda il monumento c.); l'edificio aveva un coronamento consistente in una statua di Dioniso. Il monumento, distrutto nel 1826 da un bombardamento, è oggi noto soltanto attraverso buoni disegni; il tempietto dorico, con architrave a gocce e fregio senza triglifi, ha un iscrizione dedicatoria sull'epistilio (I. G., ii, 1247, 1292, 1293) fatta da Trasicle, figlio di Trasillo, nel 279 a. C. ed ha un pilastro centrale che divide l'ingresso in due entrate fiancheggiate da pilastri alle estremità. Questo tipo architettonico si avvicina all'ala S-O dei Propilei mentre quello di Nicia ricorda la parte centrale esastila degli stessi Propilei. Un altro monumento c., ancora inedito, è di stile ionico e si riporta al tempietto di Atena Nike. Era vicino al teatro e fu adoperato nel 178 a. C. per incidere gli elenchi delle vittorie teatrali. Questa specie di gara per la esecuzione di monumenti c. e sepolcrali fu abolita dalla legge di Demetrio Falereo contro il lusso che è del 316 a. C. (Cic., De leg., ii, 69).
Bibl.: C. v. Lützow, Das Choregische Denkmal des Lysikrates, Lipsia 1868; W. Dörpfeld, in Ath. Mitt., X, 1885; e XIV, 1889; W. B. Dinsmoor, in Am. Journ. Arch., XIV, 1910; W. Judech, Topographie von Athen, Monaco 1931, pp. 87, 305, 351, 317; A. Philadelpheus, in Arch. Anz., LIII, 1938; G. Welter, in Arch. Anz., LIII, 1938; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, pp. 236-240; H. Riemann, in Pauly-Wissowa, Suppl. VIII, 1956, c. 266 ss. (per il monumento di Lisicrate).