MONTMORIN de Saint-Hêrem, Armand-Marc, conte di
Uomo politico francese, nato nel castello della Barge (Alvernia) il 13 ottobre 1746, morto a Parigi il 2 settembre 1792. Discendente da una delle più nobili famiglie francesi e compagno di studî del futuro Luigi XVI, entrò in diplomazia e fu ministro presso l'elettore di Treviri, indi ambasciatore a Madrid (gennaio 1778-maggio 1784). I servizî resi alla Francia dal M. durante la lunga e difficile ambasciata (erano gli anni della guerra d'indipendenza d'America) furono largamente compensati da re Luigi XVI, che lo nominò più tardi governatore della Bretagna e, alla morte del Vergennes (1787), ministro degli Esteri. Dura eredità questa che spaventò sulle prime il M., non cieco di fronte alla situazione interna: l'assemblea dei notabili manifestava vivo spirito d'opposizione, Calonne cadeva, la folla e i "filosofi" invocavano il Necker, Loménie de Brienne si faceva nominare principal ministre, e il paese andava alla deriva. E, al di fuori dei confini, i Prussiani occupavano militarmente l'Olanda, umiliando la Francia. Il M. tenne il ministero fino al 20 novembre 1791, tranne la brevissima interruzione del momentaneo allontanamento del Necker nel 1789.
Al Necker il M. si legò presto e ne sostenne le idee nel primo tentativo di governo costituzionale. Partigiano di un costituzionalismo moderato, cercò di dare buoni consigli al sovrano e di agire sull'assemblea costituente. Per giovare all'accordo tra la monarchia e le nuove idee superò anche la primitiva diffidenza verso il Mirabeau e acconsentì a secondarne le idee. La morte del gran demagogo fu un grave colpo per il M. (2 aprile 1791), alla cui politica una più dura scossa diede poco dopo la fuga di Varennes. Di questa non fu complice, ma vittima: poiché il risentimento popolare lo accusò di aver fornito i passaporti ai fuggiaschi.
Non gli valse la dichiarazione della commissione d'inchiesta, che lo ritenne immune da colpa, come non gli valse il fermo atteggiamento tenuto di fronte all'estero. Giornali estremisti ne chiedevano già la testa. Il 31 ottobre 1791 M. si dimetteva cedendo l'ufficio ad A.-N. de Lessart, creatura del triumvirato Du Port-Barnave-Lameth. Anche lontano dal potere, fu prodigo di consigli al sovrano; membro anche lui con B. de Molleville e con il Malouet di quel gruppetto d'uomini politici che i giornali designavano come le comité autrichien. Accusato di prevaricazione e di tradimento, fatto segno a sospetti ingiuriosi e a minacce all'assemblea, poté per un momento credersi salvo. L'Ami des patriotes e Le Journal de Paris lo esaltarono dopo una discussione alla Legislativa a lui favorevole. Fedele al re fino all'ultimo, solo dopo il 10 agosto cercò scampo, ma il 21 agosto 1792 fu arrestato e tradotto all'Abbaye, per cadere vittima, pochi giorni più tardi, del furore popolare.
Bibl.: Correspondence of the comte de Noustier with the comte de M., in American Historical Review, 1902-1903; F. Masson, Le département des affaires étrangères pendant la Révolution, Parigi 1877; A. Bardoux, Études sur la fin du XVIIIe siècle. La comtesse Pauline de Beaumont, ivi 1884 (nuova ed., 1915); J. Grente, Les martyrs de septembre à Paris, ivi 1919.