MONTENGÓN y PARET, Pedro
Scrittore spagnolo, nato ad Alicante nel 1745, morto nel 1821 a Napoli, dove si ridusse a vivere in seguito all'espulsione dalla Spagna dell'ordine dei gesuiti, in cui era entrato ancora giovane.
Di cultura classica - e fu buon traduttore delle tragedie di Sofocle - il M. accolse i gusti caratteristici dell'ultimo Settecento. Seguendo la traduzione del Cesarotti, diede veste spagnola ai Poemas épicos de Osian (1801), adeguandosi al tono malinconico della poesia ossianica; nel suo Eusebio (1786-88, in due parti) tentò il romanzo pedagogico con diretta ma impersonale imitazione dal Rousseau, sebbene volesse confutarne la dottrina; con Antenor (1786) narrò le origini mitiche di Venezia, sospinto dalla lettura degli Incas del Marmontel, della cui opera quasi omonima è un ricalco l'Eudoxia, hija de Belisario (1793). Nella lirica il M. rispecchiò quella varietà di tendenze e di contenuto, con interessi morali, storici e intellettualistici, che è tipica della mentalità contemporanea (Odas, 1794); ma forse è più congeniale al suo temperamento il romanzo pastorale Mirtilo (1791), anziché l'erudita e arida Pérdida de España (Napoli 1821).