Montecchi
I. M., o ‛ Monticuli ', furono una famiglia di ‛ negotiatores ' veronesi che ebbe una parte di primo piano nel periodo della formazione del comune (ultimo quindicennio della prima metà del sec. XII) e poi nelle vicende del comune stesso fino all'inizio della signoria (o presignoria) ezzeliniana, alla quale fornirono un sostegno determinante in Verona, prima di scomparire dalla scena (verso il 1233). La notizia, quindi, data dal cronista padovano Rolandino, e valorizzata in tempi recenti da uno studioso americano, secondo cui i M. sarebbero stati una specie di banda armata, formatasi all'inizio del sec. XIII, che avrebbe preso il nome da Montecchio Maggiore (una località a 11 Km da Vicenza), deve ritenersi destituita di ogni fondamento.
Storicamente individuabili in quanto ben attivi e presenti nella storia di Verona, i M. danteschi appaiono però indissolubilmente legati ai loro presunti antagonisti Cappelletti nell'invettiva ad Alberto tedesco di Pg VI 106-108 Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, / Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: / color già tristi, e questi con sospetti !
Caduta per tempo (nel 1830, a opera del vicentino Giuseppe Todeschini) l'ipotesi che si trattasse di due famiglie veronesi di parte avversa, e localizzati i Cappelletti a Cremona (non però una famiglia ma una fazione), si apriva l'alternativa fra l'accontentarsi di guardare a questi due nomi come a due nomi qualunque, scelti nel mazzo dei nomi delle famiglie e fazioni attestati dalle cronache del tempo, con la sola cura di addurre un esempio ghibellino (i M.) e un esempio guelfo (i Cappelletti); e il cercare invece nella storia, non più veronese o cremonese, ma lombarda e padana, del sec. XIII un appiglio specifico che consentisse di giustificare intrinsecamente l'accostamento. A conclusione dello sforzo più conseguente fatto in questa direzione si legge che " Verona e Cremona si possono considerare i capisaldi di una contesa secolare intorno a interessi municipali e particolari che, sfruttando a loro profitto la briga fra Chiesa e Impero, avevano calpestato i veri ideali dell'una e dell'altro " (Ghisalberti). Indipendentemente dalla contrastata vicenda dell'esegesi di questo passo della Commedia, il Sestan ha richiamato in seguito l'attenzione sul punto che, " quando, nelle città italiane del Duecento, l'oligarchia consolare si disgregò, quando l'intolleranza delle parti portò ai bandi, agli esili, e anche agli auto-esilii, cioè alla secessione volontaria della parte perdente dalla città, si produsse un fatto sconosciuto all'età precedente, un fatto che ha avuto una grande portata storica: si costituì una solidarietà partigiana al di sopra dell'angusto, solitario, esclusivista patriottismo municipale e perciò, direi, una possibilità di dialogo fra città e città che prima non esisteva ". Benché, così com'è stata formulata, l'ipotesi avanzata dal Ghisalberti lasci alquanto perplessi, non è dunque escluso che ulteriori ricerche sulla storia cittadina del sec. XIII consentano d'individuare un preciso punto d'incontro, o di scontro, fra i veronesi M. e i cremonesi Cappelletti, com'era stato per secoli per le due famiglie veronesi nella leggenda poetica shakespeariana.
Bibl. - L. Simeoni, Le origini del Comune di Verona, in " Nuovo Arch. Veneto " XXV (1913) 49-143; ID., Il Comune Veronese sino ad Ezzelino e il suo primo statuto, Venezia 1920 (estr. da " Miscellanea di Storia Veneta della R. Deputazione St. Patria " s. 3, XV); O.H. Moore, The Origins of the Legend of Romeo aud Juliet in Italy, in " Speculum " V (1930) 264-277; F. Ghisalberti, Monticoli e Capelletti, in " Giorn. d. " XXXVI (1935) 27-69; E. Sestan, Italia medievale, Napoli 1966, 219-220.