MONTECASSINO (XXIII, p. 730)
La storica abbazia fu coinvolta, durante la seconda Guerra mondiale, nelle operazioni svolte dal 26 novembre 1943 al 20 maggio 1944 dal gruppo di armate angloamericane (5ª e 8ª), durante la campagna d'Italia nel corso della 1ª fase della battaglia di Cassino (v. in questa seconda App., I, pag. 531). Riusciti vani gli sforzi compiuti per rompere la linea Gustav, gli Alleati si convinsero che la conquista di Cassino e il conseguente sbocco sulla via Casilina fossero ostacolati dalla presenza di forze tedesche saldamente organizzate a difesa dell'Abbazia (quota 516), fino a quel momento mai bombardata. In realtà nell'ambito dell'abbazia non vi erano Tedeschi. Questi in un primo momento avevano stabilito di comprendere nella loro linea di difesa anche il complesso dei suoi edifici, onde non solo avevano fatto trasportare a Roma l'archivio, la biblioteca e le opere d'arte del monastero, nonché quelle che vi avevano depositato i musei e le gallerie di Napoli, ma avevano anche ordinato alla comunità religiosa di sgombrare. Ma poi l'ordine era stato revocato: l'abate Diamare era stato anzi assicurato che nessun ordigno bellico sarebbe stato installato entro una fascia di terreno intorno alle fondamenta del cenobio, per qualche decina di metri. Nelle mura del monastero trovarono pertanto riparo alcune migliaia di profughi da Cassino e dalle adiacenze. Tuttavia il monastero restava praticamente incastrato nell'area delle ostilità fra i belligeranti e, comunque, la posizione dei Tedeschi, che dominavano dall'alto della montagna e vi si movevano a loro agio, controllando e bersagliando con le loro batterie il nemico, non poteva non apparire a questo, una posizione privilegiata.
Il 14 febbraio gli Americani avvertirono, con volantini lanciati da un aereo, che, essendosi la guerra "ristretta intorno al sacro edificio" essi, per colpa dei Tedeschi che ne traevano vantaggio, erano costretti ad annientarlo: si mettessero in salvo quanti vi albergavano. Sicuri che la minaccia non si sarebbe effettuata, i Tedeschi non si preoccuparono di far sgombrare il monastero. E all'indomani, si perpetrava una delle più orribili distruzioni della seconda Guerra mondiale: la gloriosa abbazia, culla del monachismo occidentale e delle energie cristianizzatrici e civilizzatrici di tanta parte d'Europa, monumento mirabile di religione, di arte e di storia, finiva in un ammasso di macerie sotto la raffica di ripetute massicce incursioni aeree, eseguite da 227 fortezze volanti. Era, nella sua storia millenaria, la sua quarta distruzione. Si salvarono dalla morte i pochi religiosi rimasti con l'abate nel monastero e che si erano rifugiati in un angolo dei suoi sotterranei; ma tanti dei profughi, sorpresi dal bombardamento, perirono. Il bombardamento aereo fu ripetuto nei giorni 17 e 18 febbraio completando l'opera di distruzione, che non giovò agli Alleati, poiché mancò quell'immediato e travolgente attacco frontale di fanteria, senza del quale non era possibile scardinare il formidabile bastione. Ché, anzi, i Tedeschi si affrettarono a mettere a profitto le macerie dell'immenso edificio, facendone insidiosi fortini e potenziando così la loro resistenza. Solo nel maggio 1944 gli Angloamericani, con una manovra avvolgente condotta dal corpo polacco, e con l'impiego di adeguate forze di fanteria, ebbero ragione della resistenza di Montecassino e occuparono tutte le alture circostanti il 19 maggio.
Bibl.: T. Leccisotti, Montecassino, 2ª ed., Firenze 1947; T. Grossi, Il calvario di Cassino, Napoli 1945; P. Vassalli, l terrore tedesco nelel valli del Melfi e di Cassino, Isola del Liri 1945.