SAN MICHELE, Monte
Dosso montuoso del Carso che con quattro cime si allunga sulla sinistra dell'Isonzo, a SO. di Gorizia.
Questa modesta altura (m. 275), cui il comando austriaco aveva affidato, durante la guerra mondiale, la duplice funzione di pilastro sud del campo trincerato goriziano e di caposaldo nord dell'altipiano Carsico, divenne una delle posizioni più tristamente famose per i sacrifizî che impose così agli attaccanti come ai difensori. I boschi, di cui erano coperte le sue pendici, e che prendevano nomi svariati a seconda della loro configurazione (bosco cappuccio, lancia, a ferro di cavallo, quadrangolare, ecc.), e le sue quattro caratteristiche gobbe o cime, si prestavano singolarmente alla difesa, così che le fanterie italiane, anche perché sussidiate da artiglierie insufficienti per numero e per potenza, si trovarono, fin dai primi assalti, davanti a difficoltà presso che insormontabili. Passato l'Isonzo il 24 giugno 1915, le truppe della 3ª armata (X e poi XI corpo d'armata) tentarono subito di risalire le pendici del monte, ma, nonostante sanguinosi sforzi, durati fino al 7 luglio, non riuscirono che a portare le loro trincee all'altezza del poggio di quota 170. Durante la seconda battaglia dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto) per ben due volte, il 20 ed il 26 luglio, le fanterie dell'XI corpo d'armata riuscirono a spingersi fin sulla sommità del San Michele, ricacciandone gli avversarî e catturando centinaia di prigionieri, ma entrambe le volte la preziosa conquista non si poté mantenere. Nella 3ª battaglia dell'Isonzo (18 ottobre-4 novembre 1915) le truppe del XIV corpo d'armata, riprendendo tenacemente la lotta per la conquista del monte, poterono giungere fino a serrare molto da presso la vetta, tra le cime 3 e 4; progressi che furono poi allargati sui fianchi e completati, durante la successiva quarta battaglia (10 novembre-2 dicembre). La parentesi invernale fu utilizzata per compiere importanti lavori di approcci ed accessi, diretti ad agevolare la conquista definitiva del forte baluardo. Questa toccò in sorte, durante la 6ª battaglia dell'Isonzo (6-7 agosto 1916), alla 22ª divisione dell'XI corpo d'armata che più di tutti aveva dato valore e sangue sulle pendici del San Michele. Nel pomeriggio del 6 agosto, la brigata Catanzaro travolse rapidamente la difesa austriaca sulle cime 1 e 2, mentre le brigate Brescia e Ferrara, combattendo con pari slancio, espugnavano le cime 3 e 4. Il nemico era costretto, tre giorni dopo, a ripiegare ad est del Vallone. (V. guerra mondiale).