IATO, Monte
Denominazione corrente dell'altura su cui sorgeva un'antica città (in greco ᾽ΙαίταϚ, in latino Ietas) della Sicilia occidentale, di origine indigena, poi greca, romana e medievale. Sorta agli inizi del 1° millennio a.C., venne distrutta nel 1246 d.C. da Federico ii. Gli scavi, iniziati dall'Istituto di Archeologia dell'università di Zurigo nel 1971, sono tuttora in corso.
Il periodo indigeno è caratterizzato da ceramica dipinta e incisa, dapprima fabbricata senza tornio. Le tracce del più antico abitato di capanne sono ancora scarse. Dopo il 550 a.C. venne costruito, forse da Greci residenti nell'abitato, un tempio di tipo greco. L'attribuzione alla dea Afrodite è indicata da un graffito dedicatorio su un vaso. Nel tardo 4° secolo a.C. la città fu ricostruita per intero secondo le norme urbanistiche greche. La nuova città era protetta da una cinta muraria con accesso carrozzabile a est, dov'è una porta affiancata da due torri. Fanno inoltre parte dell'impianto un asse viario est-ovest, il centro pubblico con l'agorá e il teatro, e i quartieri di abitazione, dei quali è stato scavato finora un tratto adiacente al tempio di Afrodite. Il teatro, di tipo analogo a quelli di Segesta e Tindari, largo 68 m e con una capienza di 4400 posti, risale agli inizi della nuova città.
La pianta segue il modello del teatro di Dioniso ad Atene, di poco anteriore. L'edificio scenico è del tipo a parasceni e mostra tre fasi successive. La scena originale è rialzata di un solo gradino rispetto all'orchestra. Si tratta dell'unico esempio finora conservato di scena bassa di tipo classico: può dunque servire anche per ricostruire quale fosse la situazione nel teatro di Atene. Alla fase iniziale dell'edificio scenico appartengono anche quattro statue in calcare, che rappresentano menadi e satiri.
L'agorá era formata da una piazza di 40 per 50 m, coperta da un lastrico regolare e circondata, su tre lati, da portici in ordine dorico. Al lato ovest, che risulta aggiunto non prima del 2° secolo a.C. avanzato, si trovano il bouleuterion (sala del consiglio) di Iaitas, con portico antistante, e un tempio prostilo a podio di tipo romano. Dell'abitato della città greca-ellenistica si è scavata anzitutto una splendida casa con una superficie di 800 m2 al pianterreno e con un cortile a peristilio a due piani, ingrandita e dotata di un bagno con vasca incorporata, intorno alla metà del 3° secolo a.C. Il periodo romano imperiale è contrassegnato da scarse attività costruttive, ma una vita continua e intensa è indicata dai rinvenimenti di ceramica, anzitutto terra sigillata. Oscuro rimane per ora il periodo bizantino. Dopo la conquista araba della Sicilia la città, oramai chiamata Giato, si riprese. La ceramica rispecchia una vita attiva a partire dall'11° secolo. Le strutture architettoniche scavate appartengono invece quasi tutte agli ultimi decenni di vita dell'insediamento, diventato rifugio dei musulmani di Sicilia in rivolta contro l'imperatore cristiano. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Studia Ietina, i (1976), ii (1984), iii-v (1991), a cura di H. Bloesch e H. P. Isler (con bibliografia anteriore); Relazioni preliminari annuali sui lavori di scavo, in Sicilia Archeologica, 15 (1971 ss.), e in Antike Kunst, 15 (1972 ss.). Inoltre: H. Bloesch, in Kokalos, 17 (1971), pp. 26-32 (nome della città e fonti); Notizie degli scavi, 1972, pp. 644-50, e 1975, pp. 531-56; H. P. Isler, Contributi per una storia del teatro antico: il teatro greco di Iaitas e il teatro di Segesta, in Numismatica e antichità classiche, 10 (1981), pp. 131-64; Id., in Sicilia Archeologica, 18, 59 (1985), pp. 65-70 (decorazione scultorea del teatro); Id., Monte Iato, Palermo 1991.