monte di pieta
monte di pietà Istituto destinato a concedere prestiti (anche minimi) a miti condizioni, con garanzia di pegno su cose mobili. I m. di p. sorsero nei vari Stati italiani intorno alla metà del 15° sec., grazie all’opera dei francescani, con l’intento di liberare le classi meno abbienti dall’usura. Il primo m. di p. nacque a Perugia nel 1462, ma l’istituto si diffuse soprattutto dopo che Leone X (1513-21), nella sesta sessione del V Concilio Laterano (1513), riconobbe la liceità dell’interesse (solo se destinato a coprire le spese d’esercizio). Questo permise ai m. di p. di crescere e divenire istituzioni di natura bancaria. Con il Concilio di Trento (1545-63) la supervisione degli istituti divenne spettanza dei vescovi. ● In Italia, raggiunsero il massimo sviluppo nel 18° sec., quando in alcune città, come Roma, assunsero la dimensione e le funzioni di una vera banca di Stato, abilitata a ricevere depositi e a svolgere funzioni di tesoreria. Dopo la parentesi di ‘spoliazione napoleonica’, durante la quale i m. di p. vennero raggruppati nelle congregazioni di carità perdendo la loro autonomia amministrativa, l’evoluzione degli istituti riprese con la Restaurazione, ma dopo l’unità d’Italia furono dapprima (1862) assimilati alle opere pie, quindi (1898) fu riconosciuta dallo Stato unitario la loro duplice natura di enti di beneficenza e di credito. Il r.d. 3131/1923 li distinse in due categorie: se prevale la funzione creditizia si assimilano alla disciplina delle casse di risparmio; se prevale la funzione di beneficenza alla disciplina delle pie disposizioni. Nel 1938 assunsero il nome di ‘monti di credito su pegno’ di prima e di seconda categoria. Dal 1990 essi possono fondersi con altri enti creditizi, dando vita da un lato a fondazioni bancarie, dall’altro a S.p.a. operanti nel settore del credito.