Montaperti (Monte Aperto, Mont'Aperti)
Castello ora scomparso situato a 8-9 km a sud-est di Siena, nella Val d'Arbia, sull'altura che oggi ha nome Montapertaccio o, secondo altri, sulla riva destra del Malena affluente dell'Arbia, nei pressi del quale ebbe luogo il combattimento del 4 settembre 1260 tra i Fiorentini e i ghibellini.
La battaglia si svolse tra la confluenza dell'Arbia col Malena, la torre di Monselvoli e il castello di Montaperti. Si trovarono di fronte i fuorusciti fiorentini ghibellini, con a capo Farinata degli Uberti e Guido Novello, i Senesi e la cavalleria tedesca comandata da Giordano di Anglano vicario di Manfredi in Toscana, con l'aiuto dei ghibellini di Grosseto e di Poggibonsi, da una parte; e Fiorentini, Lucchesi, Perugini e Orvietani dall'altra. Il combattimento si risolse presto in una disfatta per questi ultimi a causa del tradimento di Bocca degli Abati, che spinse alla fuga i cavalieri, guidati poco onorevolmente da Guido Guerra, e costrinse i fanti a un'accanita quanto disperata resistenza. Fu un massacro (per il numero dei morti fiorentini nelle cronache contemporanee si oscilla tra i 2.500 e i 10.000); l'umiliazione dei Fiorentini, la strage e le vendette che ne seguirono - furono esiliati, tra gli altri, B. Latini e Ricordano Malispini - ebbero enorme risonanza. Il Morghen avanza l'ipotesi che la battaglia, caduta nell'anno profetato da Gioacchino da Fiore come inizio della terza età dello Spirito, fu la causa determinante dell'insorgere della grande devozione del 1260, culminata a Perugia nel movimento dei Disciplinati.
L'episodio è presente all'animo e alla fantasia di D. con intensità drammatica: in gran parte sulla scia di M., tra l'altro, vanno spiegati l'ostilità e il risentimento tutti municipali di D. contro i Senesi (If XIII 115 ss., XXIX 109 ss., Pg XIII 151 ss.). La vivida immagine della risposta di D. a Farinata (If X 85-86 Lo strazio e 'l grande scempio / che fece l'Arbia colorata in rosso) è tutta dantesca, anche se riprende le parole della cronaca di un Senese che partecipò alla battaglia: " tutte le strade e i pozzi e ogni rigo d'acqua pareva uno grosso fiume di sangue " (La battaglia di Monte Aperto, ediz. Ceruti, p. 58). In If XXXII 76-111, dove M. è nominata al v. 81, il solo sospetto di essersi imbattuto - se voler fu o destino o fortuna, non so (vv. 76-77) - nel traditore di M., poi identificato in Bocca degli Abati, porta il poeta a gesti di dura violenza, in uno degli episodi più aspri del suo viaggio.
Tali accenni a M. non presuppongono necessaria una conoscenza diretta del luogo, tanto più se rapportati al fatto che i dati del paesaggio senese hanno in D. " una familiarità diresti perfin maggiore che del paesaggio fiorentino " (M. Apollonio, Dante. Storia della " Commedia "; Milano 1951, I 24); ed è da prendere con cautela l'ipotesi dell'Aquarone (p. 886), basata su non so quale fonte, che D. abbia sentito il racconto della battaglia dallo zio Brunetto di Bellincione, che vi avrebbe partecipato come guardia al carroccio: il nome di Brunetto compare nel Libro di Montaperti, la più sicura fonte documentaria sulla battaglia, soltanto in quella parte che riguarda i preparativi alla prima spedizione fatta in aprile-maggio 1260, mentre non c'è più menzione di lui nella spedizione della fine di agosto, che terminò con la disfatta dell'Arbia.
Senza ricorrere a esperienze personali basta a render ragione della tragica immagine di If X e dell'accanimento passionale di If XXXII ciò che M. significò per Firenze e significava per D., nella cui visione politico-morale quel fatto d'armi aveva un rilievo non occasionale. La disfatta di M. era l'emblematico risultato della tragica catena di odi, violenze e ingiustizie della lotta politica; era non solo la punizione della guelfa " rabbia fiorentina ", ma il crollo del primo popolo, protagonista civile dell'età guardata con nostalgia da D.; era il fallimento del disegno di unificazione regionale perseguito da Firenze; era infine una sconfitta subita da Italiani di fronte ai Tedeschi di Manfredi. Così le brevi parole di D. dedicate a M. trovano la loro interpretazione più precisa, anche se in un contesto meno complesso, nella canzone di Guittone; non bisogna dimenticare questi riscontri e queste risonanze quando si afferma - giustamente, dal punto di vista dello storico di Siena - che M. è un fatto d'armi " salito a universale rinomanza (come, del resto, Campaldino) più che per la sua portata storica in sé, per essere stato ricordato da D. a proposito di una delle figure più drammaticamente potenti della sua Commedia " (Sestan, p. 28 n. 1).
Bibl. - Fonte diplomatica sulla battaglia è il Libro di M. (an. MCCLX), a c. di C. Paoli, in Documenti di storia italiana, IX, Firenze 1889. Descrizioni della battaglia si trovano nelle seguenti cronache: La battaglia di Monte Aperto, ediz. A. Ceruti, in " Propugnatore " VI (1873) 27-62; Gesta Florentinorum, in Segre-Marti, Prosa 930-935; R. Malispini, Storia fiorentina, CLXXI; Annales S. Iustinae Patavini, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XIX, Hannover 1866, 179; G. Villani, Cronica VI 78. Lo studio più esauriente sull'avvenimento è quello di C. Paoli, La battaglia di M. , in " Bull. Soc. Senese St. Patria " II (1869); resoconti accurati sono in C. Carpellini, Rapporto della Commissione istituita dalla Soc. Senese St. Patria municipale per la ricerca di tutto ciò che in Siena si riferisce a D. Alighieri e alla D.C., in " Bull. Soc. Senese St. Patria " I (1865-67) 44-48; B. Aquarone, Accenni alle cose Sanesi (Inferno X e XXXII) nel poema di D., in D. e il suo secolo, Firenze 1865, 881-899 (ripreso alla lettera in D. in Siena, ovvero accenni nella D.C. a cose Sanesi, Città di Castello 1889², 1-26); Davidsohn, Storia II I 691-701; P. Rossi, in D. e Siena, Siena 1921, 22-26; M. Barbi, Brunetto Alighieri alla battaglia di M., in " Studi d. " IV (1921) 121-126; L. Douglas, Storia politica e sociale della repubblica di Siena, trad. ital. Siena 1926, 83-103. Si vedano infine: I. Sanesi, D. e Siena, in D. - La vita, le opere, le grandi città dantesche, D. e l'Europa, Milano 1921, 163-171; E. Sestan, Siena avanti M., in " Bull. Senese St. Patria " LXVIII (1961) 28-74; R. Manselli, L'anno 1260 fu anno gioachimitico?, in Il movimento dei Disciplinati nel settimo centenario dal suo inizio (Perugia 1260), Perugia 1962, 99-108; R. Morghen, Ranieri Fasani e il movimento dei Disciplinati del 1260, ibid., 29-42.