PELÉE, MONTAGNE (A. T., 153-154)
Vulcano attivo della Martinica (Piccole Antille), che s'innalza nella parte settentrionale dell'isola a 1350 m. s. m. Ebbe eruzioni nel 1792 e nel 1851-52, ma divenne tristamente famoso per la terribile eruzione del 1902-1903. Il cratere centrale del vulcano, di solito asciutto, al principio dell'eruzione fu trovato pieno di acqua fangosa; il 5 maggio del 1902 la diga naturale che ne chiudeva l'orlo si ruppe proprio nel punto in cui questo presentava una slabbratura a forma di V, che dava in un profondo vallone chiamato Rivière Blanche; e dalla montagna discese un torrente di fango denso e bollente che in pochi minuti, alla velocità di forse 2 km. al minuto, raggiunse il mare, facendo 23 vittime umane. L'8 maggio poi, alle ore 8, gli abitanti di Saint-Pierre, città costiera situata a 8 km. dal cratere, udirono una forte detonazione, seguita dalla comparsa, sull'orlo slabbrato del vulcano, di una nube nerastra e lampeggiante, che velocissima (130-140 m. al secondo) si precipitò lungo il vallone della Rivière Blanche, arrivando a Saint-Pierre in meno di un m; nuto. La nube ardente, composta essenzialmente di vapore acqueo e di cenere, in pochi minuti soffocò tutti gli abitanti di Saint-Pierre, circa 28.000, distrusse gran parte degli edifici della città e bruciò o colò a picco le navi che erano nel porto, meno una che era ancorata a 300 m. dalla riva. Altre nubi ardenti si ebbero nei mesi successivi, e passarono sempre sullo stesso versante; ma il 30 agosto fu colpito il versante orientale, e furono distrutti i paesi di Aioupa-Bouillon e di Morne-Rouge, e perì un altro migliaio di persone. Intanto dal cratere, profondamente svasato dalle esplosioni, erano traboccate grandi masse di lave molto acide e viscose (andesiti ipersteniche), che avevano dato origine a una cupola di 800 m. di diametro e di 400 m. di altezza; da questa, poi, cominciò a innalzarsi lentamente una guglia a pareti quasi verticali. Nella forma e nell'altezza della cupola e della guglia si verificarono variazioni e oscillazioni, per l'intermittenza della spinta che innalzava il magma e per il rapido raffreddarsi della roccia estrusa, e la contrazione, il fratturamento e il franamento che ne venivano di conseguenza. Ai primi di luglio del 1903 il vulcano raggiunse la massima altezza: 1608 m.; ma tra il 7 e il 10 dello stesso mese esso perdette per crollo 220 m. Nuove oscillazioni si ebbero ancora nei mesi successivi. Un altro periodo eruttivo si verificò nel 1929-30, ma fu assai meno violento del precedente e non fece vittime, anche perché la zona sulla quale passarono le nubi era disabitata.
Le eruzioni della Montagne Pelée sono così caratteristiche che i vulcanologi, nel distinguere i diversi tipi di attività vulcanica (i quali possono anche succedersi in uno stesso vulcano), parlano di un tipo peleano, distinto soprattutto dall'emissione di nubi ardenti che scendono lungo i fianchi del cono vulcanico, e di magma così viscoso che per estrusione dal cratere può originare domi e guglie.
Bibl.: A. Lacroix, La Montagne Pelée et ses éruptions, Parigi 1904; E. Revert, La Montagne Pelée et ses dernières éruptions, in Ann. de Géogr., XL (1931), pp. 275-291; H. Arsandaux, L'éruption actuelle de la Montagne Pelée, in Bull. Volcan., VI (1929), pp. 25-32; id., Sur l'origine du dôme secondaire de la Montagne Pelée, in C. R. Ac. sc. Paris, CXCVI (1933), pp. 57-60.