MONOPOLI (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Bari situata sul litorale adriatico fra Bari (da cui dista 44 km.), e Brindisi, ai piedi del piatto gradino delle Murge meridionali, che scende rapidamente su una stretta fascia costiera solcata da brevi burroni detti "lame". La città è distinta in due parti: la medievale, sul mare, dalle vie strette e tortuose, e la moderna, che si estende sino alla strada ferrata e che, con vie larghe e regolari, si raccoglie intorno alla vasta rettangolare piazza Vittorio Emanuele. L'importanza di Monòpoli come notevole centro abitato della Puglia risale a varî secoli fa: essa contava circa 6300 abitanti nel 1532, circa 13.600 nel 1648 e 20.000 alla fine del sec. XVIII; il censimento del 1861 assegnava al comune una popolazione di 17.505 abitanti, che saliva a 20.918 nel 1881 e a 24.104 nel 1911; il 21 aprile 1931 furono censiti 26.705 abitanti. Più del terzo di questa popolazione abita nelle campagne; vi sono poi sul fianco del suddetto gradino murgiano delle contrade (Cozzana, S. Pietro, Balice, ecc.), in cui una parte della popolazione è solita recarsi in villeggiatura estivo-autunnale Monopoli è una delle principali località industriali e commerciali di tutta la regione pugliese: fra le industrie vanno ricordate quelle dell'olio al solfuro, delle conserve, della costruzioni di battelli, del cemento e l'industria molitoria. Il suo porto è, per movimento di merci, il terzo della provincia di Bari: nel triennio 1927-29 tale movimento si è aggirato sulla media annua di circa 80 mila tonnellate di merce sbarcata e imbarcata; su 87.605 tonn. nel 1929, 73.826 furono di merce sbarcata e 13.779 di merce imbarcata (73.864 tonnellate spettarono ai piroscafi e 13.741 tonnellate ai velieri). Il territorio comunale, ridotto a 156,32 kmq. dopo il distacco di una zona orientale attribuita, nel 1927, a Fasano e con essa alla provincia di Brindisi, è riccamente coltivato a vigneti, a frutteti e soprattutto a superbi uliveti; vi è notevole la coltura degli agrumi. Monopoli ha stazione ferroviaria sulla litoranea adriatica ed è congiunta, mercé un servizio automobilistico, con Gioia del Colle.
Monumenti. - Il monumento più antico è la basilica romanica di S. Maria Amalfitana (seconda metà del sec. XI), ingombra di costruzioni recenti e sfigurata da rimaneggiamenti barocchi. L'originale impronta romanica è meglio visibile nell'esterno dell'abside centrale, con cornicione a bizzarre sculture. Completamente rifatta in forme barocche (1742-70) e di recente ancora rimaneggiata, senza nessuna traccia del romanico in cui pure fu costruita, è la cattedrale fondata nel 1107 dal vescovo Romualdo. Vi si notano un S. Michele attribuito a Palma il Giovane, un S. Girolamo attribuito a Gentile Bellini e anche a L. Bastiani, una Madonna col Bambino e i Ss. Rocco e Sebastiano attribuita a Palma il Vecchio, una Circoncisione di Marco da Siena e quadri di Francesco de Mura e di Giuseppe Bonito: interessante fra tutti è il dipinto della "Madonna della Madia", che sembra opera bizantineggiante del secolo XII. Nella sacrestia si conservano importanti frammenti che evidentemente appartennero alla primitiva cattedrale: di maniera lombarda e datato del 1107 un grande archivolto circolare, sul quale sono disposti in corona dodici protomi di angeli nimbati robustamente modellati e un architrave con bassorilievi (Deposizione, Marie al Sepolcro, Discesa al Limbo, Donna nuda avvolta da serpi), opera forse di uno scultore locale che rozzamente ricalcava modi oltramontani. L'archivio capitolare conserva 307 pergamene del 1180.
Svevo è il castello restaurato dalla regina Giovanna e da Carlo V. A quattro chilometri da Monopoli e quasi sul mare, si trova l'antica abbazia benedettina di S. Stefano, fondata nel 1088 da Goffredo conte di Conversano, divenuta potente per donazioni e privilegi nei secoli XII e XIII, poi castello dei cavalieri Gerosolimitani, quindi monastero dei cisterciensi, ora ridotta a fattoria con ampia villa. Della dugentesca costruzione romanica è superstite un bel portale finemente decorato.
Storia. - Di origine greca, sulla via da Bari a Lecce, poco lungi dalla via Appia che da Roma menava a Brindisi e ad Egnazia, il cui territorio, ora ceduto a Fasano, era compreso fino a pochi anni addietro nel suo comune (a Egnazia si svolse la scenetta descritta da Orazio, Sat.,1, 5, 97), Monopoli acquistò fino dall'antico una certa importanza. Con un bel porto naturale formato da un'intaccatura in senso normale alla direzione della costa, non raggiunse però mai l'importanza di quelli vicini di Bari, di Brindisi, di Otranto e di Taranto, forse perché la costa è alta fra Polignano e Monopoli. Conquistata da Roma, e passata nel secolo V all'impero d'Oriente, ebbe, come altre città di Puglia, una piccola colonia greca di ufficiali, notai, professionisti e mercanti che si fusero con elementi locali, e grecizzarono profondamente la cittadina. I continui contatti con Bisanzio, cui si lega il culto della Madonna della Madia della fine del sec. XI e dei primi del XII, e con città della costa tirrenica di cui è ricordo la "Chiesa degli Amalfitani", diedero un certo incremento all'importazione delle droghe, della seta, dei vestiarî orientali, e all'esportazione di olî, di vini, di altri prodotti agrarî della regione, venduti non solo in molti paesi della costa adriatica, ma anche a Bisanzio e nel Levante. Ottenne privilegi e concessioni da Argiro nel maggio 1054. Eretta a vescovato probabilmente nel 1059, fu suffraganea di Brindisi, poi di Bari, e nel 1091 fu assoggettata direttamente alla S. Sede. Partecipò come altre città pugliesi al movimento delle crociate. Dal demanio regio passò da uno all'altro feudatario. Carlo V vi fondò nel 1552 un castello a difesa, che molto giovò contro i pirati, ma non contro i Turchi che la saccheggiarono. Nell'abbazia di Santo Stefano passò le ultime sue ore Amedeo VI di Savoia. Nonostante la vicinanza di Bari, Monopoli tenne sempre il primato per il commercio dell'olio: l'Alberti ci riferisce che nel sec. XVI se ne raccolsero per l'esportazione più di 20.000 some all'anno (35.000 hl.); fino a metà del secolo XIX si esportava di lì quasi tutto l'olio del regno di Napoli.
Bibl.: V. Volpicella, Privilegi di Boemondo seniore principe di Taranto a S. Stefano di M., Napoli 1790; A.A. Scotti, Illustrazione di un antico diploma greco esistente nel generale archivio di Napoli, in Memorie R. Acc. ercolanese archeologia, Napoli 1822; T. Mommsen, in Annali dell'Istituto di corrispondenza archeol., Roma 1848; A. Caravita, Di un antico dipinto su tavola della chiesa di S. Stefano di M., Napoli 1875; A. Vinaccia, Architettura medievale in prov. di Bari: portale del monastero di S. Stefano di M., in Rassegna tecn. pugliese, II (1903), p. 64 segg.; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; P. Toesac, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927; C. Bertacchi, Puglia, Torino 1931, pp. 17, 21, 70, 71, 164, 181, 195, 209, 221, 222-224, 229, 235, 241; F. Muciacca, Intorno ai documenti del libro rosso di Monopoli, in Rassegna pugliese, XXIII, nn. 1 e 2.