MONOCOTILEDONI
. Con questo nome fin dal 1789 Antonio Lorenzo de Jussieu nella sua opera Genera Plantarum, chiamò quelle Fanerogame che hanno l'embrione fornito di un solo cotiledone, per distinguerle da quelle che chiamò Dicotiledoni, perché ne presentano due. A questo carattere saliente, desunto dal numero dei cotiledoni, si accompagnano poi in ciascuno dei due gruppi molti altri caratteri particolari sia esterni sia interni, onde basta spesso l'esame anche dei soli caratteri particolari esterni e interni, e quello dei soli caratteri esteriori degli organi vegetativi e fiorali d'una pianta per capire a quale delle due classi essa appartiene.
Le Monocotiledoni sono in generale piante erbacee o suffruticose, di rado arbustive o arboree. Il loro piccolo embrione germogliando allunga la radichetta e l'ipocotile fuori del tegumento seminale, mentre il cotiledone, conformato a scudetto, rimane per lo più impiantato dentro, per assorbire le sostanze di riserva accumulate nel voluminoso albume.
La radice principale cessa più o meno presto di crescere e viene sostituita da numerose radici avventizie che nascono dal fusto. L'apice di questo rimane più o meno a lungo circondato dalla guaina del cotiledone e anche in seguito porta foglie lungamente guainanti, alterne, distiche, che continuano a crescere, per lungo tempo, alla loro base. L'accrescimento del fusto spesso è limitato, di solito esso non ramifica per mancanza di gemme laterali e in ogni caso non si forma mai una ricca corona di rami. Le foglie sogliono essere sessili, di forma stretta e allungata, parallelinervie e quelle palmato- o pennatofesse delle Palme hanno origine dal precoce disseccarsi e distruggersi di determinate strisce del lembo.
Dal punto di vista strutturale le Monocotiledoni sono caratterizzate dai fasci vascolari collaterali chiusi, cioè sprovvisti di cambio e a disposizione sparsa nel caule (atactostelia). In conseguenza di ciò le Monocotiledoni mancano di accrescimento in grossezza, o in speciali casi si formano nuovi fasci chiusi, generalmente concentrici, in mezzo al parenchima fondamentale accresciutosi per divisione delle sue cellule (v. caule).
I fiori delle Monocotiledoni sono di regola costruiti sul tipo pentaciclico-trimero, possiedono cioè due verticilli di pezzi del perianzio, due di androceo e uno di gineceo, e ciascuno consta tipicamente di tre membri. Sono tuttavia frequenti le riduzioni. I verticilli perianziali, quando ci sono, sono per lo più uguali tra loro e vengono indicati complessivamente col nome di perigonio. Al fiore tipico delle Monocotiledoni corrisponde perciò la formula fiorale:
P3 + 3, A3 + 3, G(3).
La classe delle Monocotiledoni comprende i sette ordini seguenti: Elobiee, Spadiciflore, Liliiflore, Enantioblaste, Glumiflore, Scitaminee, Ginandre, tra cui il solo ordine delle Scitaminee è rappresentato da piante esclusivamente tropicali quali il banano e lo zenzero. Gli altri ordini comprendono famiglie più o meno numerose, tra cui notissime le Graminacee, Giuncacee, Palme, Gigliacee, Iridacee e le Orchidee dai fiori di eleganti e bizzarre forme.
In quanto alla posizione filogenetica delle Monocotiledoni è ormai abbandonato, perché inammissibile alla prova dei fatti, il concetto che esse derivino dalle Gimnosperme e formino un anello di congiunzione tra queste e le Angiosperme Dicotiledoni; mentre per i caratteri strutturali degli organi vegetativi e del fiore, della biologia fiorale e delle ricerche sierodiagnostiche è ammissibile la derivazione loro dalle Dicotiledoni e precisamente da certe forme di queste appartenenti all'ordine delle Policarpiche.