monitare
v. intr. (iron.) Lanciare moniti, ammonimenti.
• Il presidente «monita», scrive [Beppe] Grillo. Ma il monito «è un appello a proteggere la privacy dei politici, a condannare il protagonismo di giudici ciarlieri». Giorgio Napolitano ‒ chiosa il comico ‒ «oltre a monitare, di solito dorme sulla onorabilità del parlamento e dei suoi condannati e prescritti. Sulle frequentazioni mafiose e palesi di alcuni partiti. Sull’informazione scomparsa». (Alberto Custodero, Repubblica, 27 novembre 2007, p. 2) • In precedenti occasioni, per nominare [Giorgio] Napolitano, [Beppe Grillo] ha infatti usato una irriguardosa sineddoche chiamandolo: «La dentiera presidenziale». Così come altre volte l’ha ribattezzato Morfeo, come il dio del sonno che «dorme, dorme, poi di colpo si sveglia e monita». Oppure «digrigna la dentiera». «Monitare» sa di beffardo neologismo; (Filippo Ceccarelli, Repubblica, 9 maggio 2012, p. 1, Prima pagina) • quel che ha detto [Giorgio] Napolitano non era un banale monito protocollare (ovviamente gli è capitato di monitare secondo il rito più che secondo il concetto): era una sparata filosofica e teologica. (Giuliano Ferrara, Foglio, 26 aprile 2013, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal s. m. monito con l’aggiunta del suffisso -are1.