MONFALCONE (dal nome d'un colle dei dintorni "Monte Falcone"; A. T., 24-25-26)
Importante città industriale della Venezia Giulia, 25 km. a NO. da Trieste, posta a 6 m. s. m. (67 m. alla Rocca), in amena posizione ai piedi del Carso e al limite orientale della Pianura friulana, presso la parte settentrionale del Golfo di Trieste e non lontano dalla foce del Timavo. Demolite nel 1838 le vecchie mura, s'è allargata nei sobborghi e ha tratto profitto dagli scavi fatti a Porto Rosega e a Panzano per dare ghiaia a Trieste, dalla costruzione (1905) d'un canale d'irrigazione (che prende acqua dall'Isonzo a Sagrado, dà vita all'agro monfalconese e la congiunge al mare con una via d'acqua navigabile) e soprattutto dall'impianto del cantiere navale Triestino (1907: dovuto all'iniziativa di Callisto Cosulich), il quale sorse sull'allargamento del Canale Valentinis da una parte e sull'aperta baia di Panzano dall'altra. La città è stata assai danneggiata durante la guerra mondiale, ma poi con ritmo celerissimo rapidamente ricostruita e ampliata, in modo che si presenta ora come una località dall'aspetto ridente e pulito. La via principale, a loggiati, mette capo al duomo, grandiosa costruzione da poco ultimata. Presso Panzano, tra il santuario della Beata Vergine Marcelliana, il cimitero e il cantiere, è poi sorto un quartiere operaio, dotato d'impianti modernissimi. Le industrie dànno lavoro a 6 mila persone, di cui 5 mila impiegate nel cantiere (che ha tre reparti: elettromeccanico, aeronautico, ferroviario), gli altri in una fabbrica di soda (Solway), nell'oleificio adriatico (spremitura Luzzatti), nelle officine grafiche Passero e in una fabbrica di prodotti chimici. Nel cantiere sono state varate, dal 1919, 376.398 tonn. di registro lordo (tra l'altro le motonavi Saturnia e Vulcania); esso si estende su 300 mila mq. ed è dotato di 21 km. di ferrovie. Il comune di Monfalcone, che occupa 19,9 chilometri quadrati, conta 18.202 ab. (1931; 11.838 nel 1921 e 4000 nel 1908), per la massima parte a Monfalcone.
Storia. - Ebbe origine antica sopra un'isola (Paciana o Pacioli), poi congiunta alla terraferma; ma la rocca eretta sopra il prospiciente poggio, per quanto si voglia far risalire ai tempi di Teodorico, non è menzionata prima del 1289. Il nome compare nel sec. XIII, allorché Monfalcone, facendo parte del territorio patriarcale aquileiese, cominciò a costituire l'antemurale della contea di Duino. Ebbe consiglio maggiore e minore, giudici, camerarî e provveditori e fu annoverata fra le tredici comunità, che avevano voce nel parlamento del Friuli, occupando il settimo posto. Con l'acquisto del Friuli da parte di Venezia, nel sec. XV, il dominio veneto fu allargato anche sopra questo breve tratto di territorio costiero, ai piedi del Carso, mentre il retroterra, già assorbito da principi tedeschi, restava avulso. Monfalcone divenne perciò la sentinella avanzata dei dominî veneti e per la sua delicata posizione fu sottoposta al governo di un provveditore: sentì perciò tutti i benefici e tutti i danni di un posto di confine, tormentato, nella sua povertà naturale, dal perenne contrasto delle aspirazioni venete da un lato e di quelle austriache dall'altro, dalla preoccupazione veneziana di costituire un punto di appoggio per tentare di avanzare nel retroterra, e da quelle austriache per alleggerire i proprî dominî marittimi, stretti fra la morsa dei possessi veneti, a sud e a nord, dei quali Monfalcone era il caposaldo. Il crollo della repubblica veneziana, nel 1797, dopo il non lungo intermezzo del dominio francese, staccò Monfalcone con tutto il territorio oltre l'Isonzo dal Friuli e coronò le aspirazioni ultramontane. Anche dopo il riscatto delle provincie venete al regno d'Italia, nel 1866, quel tratto di costa restò all'Austria, la quale e prima e dopo, durante il dominio di un secolo, contribuì a trasformarlo in un cantiere navale, il quale, più che base navale, dovette essere di forte ausilio, prima militare che industriale, al punto strategico triestino.
Durante la guerra mondiale Monfalcone fu conquistata, la prima volta, dalle truppe italiane, il 9 giugno 1915. Prima a entrarvì fu la brigata Messina, mentre i granatieri di Sardegna si schieravano fra la Rocca e Aris. La città fu poi sottoposta al martirio della guerra per oltre due anni, mentre la lotta ardeva sulle alture a est di essa. Abbandonata dagli Italiani nel novembre 1917, tornò poi per sempre italiana un anno dopo, rapidamente risanando le sue ferite e riprendendo il ritmo della sua feconda attività industriale.
Bibl.: B. Asquini, Ragguaglo geografico storico del territorio di Monfalcone nel Friuli, Udine 1741; E. Marcon, Monfalcone, la sentinella di Venezia, in Le cento città illustrate, n. 278, Milano 1929; B. Coceani, La rinascita di Monfalcone, Trieste 1932.