MONDOVÌ (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Cuneo (Piemonte), sul torrente Ellero (bacino del Tanaro), anticamente chiamata Monteregale; è costituita da due parti nettamente distinte: quella alta, o Piazza (m. 559) costruita sulle sabbie plioceniche; quella bassa, formata dalle frazioni di Breo, Borgaao e Carassone (m. 391), sulle marne e arenarie mioceniche, a contatto con le alluvioni terrazzate e recenti. I quartieri di fondovalle sono uniti con quello di Piazza mediante funicolare, lunga m. 550, elettrificata nel 1926. Dal Belvedere, protetto dalla torre dei Bressani, si può godere un magnifico panorama sulla pianura cuneese, costellata di centri e chiusa dal grande anfiteatro alpino, e sulle Langhe. Tra il fiume e il piede delle colline si estende la sezione industriale della città.
La superficie del comune è di 87,29 kmq.; la popolazione è salita da 16.543 ab. nel 1871 a 20.899 nel 1931. Le frazioni della città avevano 11.958 ab. nel 1871 e 15.539 nel 1931; numerosa la popolazione sparsa, date le condizioni agricole del territorio comunale.
Il catasto agrario dà 8140 ettari di superficie agraria forestale, 589 di superficie improduttiva. Prevalgono in maniera assoluta i seminativi (43,25% della superficie agraria forestale) e i prati (35,40%); grande importanza sono le colture legnose specializzate (845 ettari, pari al 18,38%, di cui 139 a frutteto e 706 a vigneti); seguono i boschi e i castagneti (8,17%).
Anche le industrie hanno importanza per la vita economica di Mondovì: il censimento del 1927 dava per l'intero comune 366 esercizî con 2787 addetti: tra gli stabilimenti più importanti sono quelli per la fabbricazione delle ceramiche Richard-Ginori e Vittoria, situati nella frazione Carassone.
In seguito all'apertura del tronco Fossano-Mondovì-Ceva, a doppio binario, inaugurato il 28 ottobre 1933, che ha richiesto presso la città la costruzione di un grandioso viadotto, Mondovì è diventata un importante nodo ferroviario con le linee Mondovì-Fossano (km. 19), e Mondovì-Cuneo (km. 27) sulla Torino-Breil-Ventimiglia; Mondovì-Bastia (km. 10) e Mondovì-Ceva (km. 20) sulla vecchia arteria Torino-Ceva-Savona; una ferrovia privata collega Mondovì con Fossano (km. 25) e con Villanova (km. 7); una tramvia elettrica porta al celebre Santuario e a S. Michele (km. 11). Numerosi servizî automobilistici collegano la città con i centri vicini. Vanno ricordate nei dintorni di Mondovì numerose grotte, alcune delle quali interessanti per la ricchezza delle loro stalattiti e stalagmiti, quali le grotte dei Dossi a Villanova, di Bossea a Frabosa Soprana e del Caudano a Frabosa Sottana.
A circa 7 km. a est della città, sulla strada nazionale Torino-Savona, nella valletta dell'Ermena, sorge il monumentale Santuario di Vicoforte, la cui costruzione ebbe inizio sotto il duca Carlo Emanuele I il 7 luglio 1596.
Monumenti. - La città assunse l'attuale fisionomia, nella sua configurazione generale, durante il Medioevo; e di quell'epoca sussistono ancor oggi molte costruzioni, fra cui particolarmente degne di nota la casa di Beggiamo e la casa dei Bressani, con accanto l'antica torre detta oggi del. Belvedere. Lasciò profonda impronta edilizia sulla città anche il periodo barocco. Per i secoli XV e XVI invece, nel quadro della storia artistica del Piemonte, più che l'attività architettonica, ha importanza l'attività pittorica; e anche a Mondovì e in tutto il monregalese, fiorì una vasta produzione di affreschi, di cui rimangono ancora una quantità di esempî (gli affreschi ora nella sagrestia del duomo, gli affreschi della chiesetta di S. Croce, gli affreschi del Perosino, datati 1523, nell'oratorio di S. Sebastiano, frazione Carassone, ecc.). Fra i monumenti barocchi, assai importante la chiesa della Missione, non solo come edificio (architetto G. Boetto, consacrazione 1678), ma per la decorazione a fresco della vòlta e dell'abside, che è la prima opera datata (1676) del padre Andrea Pozzo; e inoltre una serie di costruzioni di Francesco Gallo, il cui nome è strettamente legato alla storia costruttiva di Mondovì: chiesa della Misericordia, di S. Filippo, chiesa e convento di S. Chiara oggi sede della scuola normale, ospedale di S. Croce, cattedrale di S. Donato, sorta su una chiesa anteriore demolita nel 1743, ecc.
Storia. - Cominciò a esistere nel 1198 e la sua fondazione è dovuta in gran parte agli uomini del vicino luogo di Vico, ora Vicoforte, nonché a quelli di Vasco e di Carassone, ribellatisi al vescovo d'Asti, loro signore, e rifugiatisi sul monte che fu detto appunto Monte di Vico, e nei primi tempi, ufficialmente, Monteregale, ossia monte di dominio regio non sottoposto a signori feudali. Il vescovo d'Asti il 27 ottobre 1198 fece alleanza col marchese Guglielmo di Ceva per muovere ai ribelli la guerra che terminò prima dell'8 novembre 1200. I ribelli furono sottomessi e il nuovo comune dovette ricevere dal vescovo il podestà. Però, al più tardi nel 1213, gli abitanti ne furono cacciati e costretti a ritornare sudditi del vescovo nelle stesse condizioni in cui erano prima della fondazione di Mondovì. Rimasero tali fino al 1232, allorché con l'aiuto dei Milanesi poterono ritornare e ricostruire la distrutta citta; indi con quei di Cuneo e di Savigliano strinsero una lega di opposizione alla reazione feudale sostenuta dagli Astigiani. Nel 1259 Carlo d'Angiò iniziava con la sottomissione di Cuneo la sua signoria in Piemonte e l'anno dopo sottometteva anche Mondovì che tuttavia nel 1274, con la battaglia di Roccavione e la caduta della dominazione angioina in Piemonte, ricuperava la sua indipendenza, pur ritornando poi spontaneamente nella sudditanza del vescovo, come unico, benché inefficace, rimedio alle fazioni interne. Nel 1305 ritornava sotto la signoria angioina con Carlo II, indi con Roberto e da ultimo con Giovanna I, sotto la quale il dominio angioino in Piemonte, minacciato da potenti vicini, finì per sfasciarsi del tutto. Nelle vicende guerresche di quel tempo Mondovì fu tolta alla regina Giovanna da Amedeo VI di Savoia e da Giacomo principe d'Acaia nel 1347, e nello stesso anno a questo da Luchino Visconti. Ritornava per poco sotto la regina nel 1355, ma 11 anni dopo, mentre il dominio angioino andava sempre più in sfacelo, Amedeo VI, fatto arbitro tra i contendenti, sentenziò che Mondovì, con Cuneo e Cherasco, fosse data al Visconti.
Dopo una parentesi monferrina il dominio visconteo cedette il posto definitivamente a quello sabaudo, nel 1396, dapprima coi principi d'Acaia, indi coi duchi di Savoia fino al 1537, dopo l'occupazione del Piemonte da parte dei Francesi, che tennero Mondovì saltuariamente fino al 1559.
Restaurato il dominio sabaudo, Emanuele Filiberto vi istituì l'università che nel 1566 fu ritrasferita da Mondovì a Torino. Durante il periodo della rivoluzione, nuova occupazione francese, cessata definitivamente con la restaurazione del 1814.
Arte della stampa. - A Mondovì si stampò il primo libro con data certa apparso in Piemonte, la Summa Confessionis di S. Antonino, impressa da Antonio Mattias di Anversa in società con Baldassarre Cordero il 24 ottobre 1472. L'anno dopo i due soci pubblicarono le Epistole di Ovidio. I bibliografi parlano anche di un Giovenale, ma nessuno lo ha mai visto salvo P. A. Crevenna, che indicò un esemplare privo di note tipografiche rilegato insieme all'Ovidio. Di Domenico De Vivaldis e dei suoi figli Stefano e Lorenzo si conoscono quattro edizioni: un Esopo del 16 novembre 1476 adorno di 67 figure incise forse su metallo; la sua ristampa, 8 maggio 1481; un Doctrinale del 4 agosto 1484 e le Constitutiones synodales Episcopi et Cleri Monteregalis del 5 ottobre 1495.
Battaglia di Mondovì (22 aprile 1796). - Fatto d'armi, seguito alla battaglia di Montenotte durante la campagna di Bonaparte contro gli Austro-Sardi. Conseguente al suo disegno, Bonaparte mirò con questa azione a rendere definitiva la separazione delle truppe sarde del Colli da quelle austriache del Beaulieu. L'azione dei Francesi, al comando del Massina e del generale Fiorella, diretta ad accerchiare il contingente sardo, costrinse il Colli ad abbandonare le posizioni della Bicocca e di San Michele. Prima d'iniziare il ripiegamento sulle alture di Mondovì, il generale sardo, sperando ancora in un intervento del Beaulieu, oppose una forte resistenza, dovuta alla coraggiosa fermezza dei granatieri. Bonaparte, intuita l'intenzione dell'avversario, lanciò senz'altro i suoi sulla retroguardia nemica, mentre altre due divisioni attaccavano le ali. Dopo una nuova accanita resistenza sulle alture del Bricchetto - tra Vico e Mondovì - il Colli risolvette di ripiegare, sotto la protezione degli eroici squadroni sardi, ordinatamente verso Torino. Le perdite dei Sardi furono di circa 1400 uomini. Il 27 aprile veniva firmata a Cherasco la tregua. Napoleone esaltò questa battaglia sottolineando il comportamento e le virtù militari dei suoi, quasi avessero superate difficoltà particolarmente gravi; rimane, invece, storicamente provato che il Colli non impegnò che un terzo del suo esercito e che pertanto i Francesi si trovarono notevolmente superiori in numero.
Bibl.: Mondovì: brevi notizie topogrfiche e storiche, Mondovì 1891; E. Morozzo della Rocca, Le storie dell'antica città del Monteregale, ora Mondovì in Piemonte, volumi 3, ivi 1894-1906; L. Bertano, Storia di Cuneo, Cuneo 1897; Guida agricola del circondario di Mondovì, ivi 1907; A. Michelotti, Storia di Mondovì, ivi 1920; D. Occelli, Il Monregalese nel periodo storico napoleonico 1792-1815 con particolare riguardo alla storia del Piemonte, Vignone 1926; G. Tonello, in Bollettino soc. piemontese arch. belle arti, 1926 e 1927; G. Chiavarno, Le grotte nei dintorni di Mondovì, in Rivista di fis. mat. e scienze naturali, 1928; G. Carboneri, Guida storico-illustrata al monumentale Santuario di Mondovì (Vicoforte), Torino 1933.
Per l'arte della stampa: F. V. Van der Meersch, Recherches sur la vie et les travaux de quelques imprimeurs belges établis à l'étranger, Gand 1850; P. Bergmans, Un imprimeur belge du XVe siècle: Antonius Mathias, Bruxelles 1889; G. Fumagalli, in Lexicon typograph. Italiae, Firenze 1905, p. 239.