MONCENISIO (A. T., 24-25-26)
Uno dei più importanti e frequentati valichi delle Alpi occidentali sulla frontiera franco-italiana, che forma il limite di separazione tra le Alpi Cozie e le Graie. Per questo passo, percorso già da mulattiere e carrarecce che risalivano la valle della Cenischia (affluente di sinistra della Dora Riparia) passando per l'antica e celebre abbazia della Novalesa, fu aperta da Napoleone la grande e agevole via, che, con uno sviluppo di 37 km., congiunge Susa a Lanslebourg in Savoia. La quota del valico è di 2083 m. s. m. Durante i lavori per la costruzione della galleria ferroviaria del Fréius (detta anche del Cenisio sebbene ne disti 21 km.) fu temporaneamente aperta lungo la rotabile una ferrovia a cremagliera sistema Fell (v. fréjus). Il valico è preceduto da un vasto ripiano che si estende per circa 5 km., mantenendosi all'altitudine di 1900-2000 m., celebrato per la ricchezza della sua flora. Nel suo punto medio, sulla destra della strada, a 4,5 dal confine, sorge il grandioso edificio dell'Ospizio con chiesa annessa, fatto costruire da Napoleone in sostituzione di quello antichissimo, e ormai diruto, risalente all'epoca di Ludovico il Pio. L'Ospizio è ora adibito parzialmente ad albergo e a caserma. Altri alberghi, assai frequentati nella stagione estiva e per gli sport invernali, sono sorti nelle adiacenze. Di fronte all'Ospizio e quasi lambito dalla strada si stende il pittoresco Lago del Moncenisio, che nel suo stato naturale era vasto kmq. 1,34; il suo specchio d'acqua, ghiacciato dal novembre al marzo era a metri 1913 s. m., e la profondità massima di m. 31.
L'origine del lago, attribuita già alla dissoluzione dei gessi che ricoprono tratti del suolo adiacente e che presentano frequenti cavità di tipo carsico, osservate già dal De Saussure e particolarmente descritte da G. Dainelli, si ritiene invece dovuta all'escavazione glaciale nelle rocce calcareo-scistose, che costituiscono l'ossatura del passo. Il lago, già fonte di fruttifera pesca di trote che vi si allevavano, fu convertito nel 1901-1921 in un serbatoio di 30 milioni di m. s per alimentare, con un salto di 1100 m., la sottostante centrale elettrica di Venaus del comune di Torino, una delle maggiori d'Italia. Una diga rialzandone il livello di 11 m. ne ha accresciuta l'area portandola a kmq. 2,66.
Il passo del Moncenisio, divenuto dopo il 1860, in conseguenza della cessione alla Francia della Savoia, confine internazionale, fu munito a varie riprese di potenti opere fortificatorie (v. appresso). Nei rispetti doganali la regione del Moncenisio è considerata zona neutra. La dogana italiana è stabilita attualmente al Molaretto, fabbricato sulla strada a 17 km. dal confine.
Storia. - L'importanza del valico del Moncenisio data solo dalla seconda metà del sec. VI, dopo l'occupazione della valle di Susa da parte dei Franchi del regno di Borgogna. I re Franchi trovarono preferibile per le relazioni con l'Italia e Roma la linea della valle dell'Isère e poi del suo affluente Arc, sebbene per discendere nella valle della Cenischia, affluente della Dora Riparia, occorresse portarsi a 1925 m.; e così il Monginevro, importante nell'età romana come mezzo di passaggio alla valle della Durance e alla Gallia romana meridionale, passò dal sec. VI in secondo ordine. I passaggi di Pipino il Breve nel 754 e di Carlo Magno nel 774 sono sicuramente avvenuti per il Cenisio. I viaggiatori e i pellegrini del secolo VIII trovavano a poca distanza dal passo un sicuro rifugio nell'abbazia della Novalesa, che possedeva appunto per la donazione di Abbone del 726 "Alpes in Cinisiu". Ludovico il Pio fra l'814 e l'815 fondò sulla piccola pianura che si trova sul Cenisio un ospedale "in honore d. Dei ac Salvatoris n. J. Christi seu et b. Virginis Mariae ad peregrinorum receptionem"; Lotario I il 14 febbraio 825, riconfermando la donazione paterna, dichiarò l'assoluto distacco dell'"Ospitale" del Cenisio dall'abbazia della Novalesa. Questa però nei secoli successivi tentò a diverse riprese di ricuperare il Cenisio. La fondazione di Ludovico il Pio si sviluppò e visse vita rigogliosa per tutto il Medioevo e per l'età moderna fino alla costruzione della galleria ferroviaria del Fréjus sotto il regno di Vittorio Emanuele II.
La creazione dello stato sabaudo alla metà del sec. XI per il matrimonio fra Adelaide di Torino e Oddone di Savoia, ebbe come suo centro, si può dire, il dominio del Moncenisio: i Conti di Savoia acquistarono importanza appunto perché avevano "regni claves et Longobardiae". Sotto la protezione sabauda avvenne nel 1076 il passaggio di Enrico IV diretto a Canossa; meno felice fu il passaggio, un secolo dopo, di Federico Barbarossa in fuga dall'Italia.
Il prevosto della "domus elemosinaria Montis Cenisii" fu assai spesso un personaggio importante della corte sabauda: le donazioni che i Savoia ripetutamente fecero, da Adelaide ad Amedeo XIII, mostrano tutta l'importanza attribuita alla necessità di avere l'assoluta fedeltà e devozione di chi stava alla guardia del passo. I Savoia, pur curando che la strada del Cenisio fosse riattata regolarmente, non vollero mai costruire una strada carrozzabile fra le due valli dell'Arc e della Cenischia, che sarebbe stata pericolosa militarmente. La strada carrozzabile fu costruita solo per ordine di Napoleone I per il suo programma di dominio della penisola fra il 1803 e il 1813.
Fra i personaggi illustri che attraversarono il Cenisio, soggiornando all'Ospizio, sono da ricordare anche Arrigo VII di Lussemburgo, poi Napoleone Bonaparte e Pio VII. Anche la guerra infuriò ripetutamente sul passo del Cenisio; vi giunsero i Valdesi ribelli nel 1690; poco dopo vi passò il Catinat in lotta con Vittorio Amedeo II; quindi nel 1793-94 le truppe piemontesi aspramente si opposero ai tentativi dei Francesi per aprirsi la via alla valle della Dora. Nel 1815 passarono poi per il Cenisio le truppe piemontesi avviate alla riconquista della Savoia. Nel 1859 fu attraversato dal IV corpo d'armata francese (Niel) in marcia per raggiungere il luogo di adunata delle truppe franco-sarde (Alessandria-Casale) all'inizio della guerra contro l'Austria.
Le fortificazioni del Moncenisio. - Le prime opere fortificatorie, a carattere permanente, furono erette dal Piemonte a l'Esseillon, per sbarrare le strade adducenti al Piccolo e al Gran Colle. Una commissione austro-sarda, nel 1815, stabilì la costruzione del forte Vittorio Emanuele e del forte Carlo Felice. Nel 1818, furono allestite altre due opere: la ridotta Maria Cristina, e la ridotta Maria Teresa; negli anni dal 1826 al 1831, si eseguirono varî altri lavori e fu costruito il nuovo forte Carlo Alberto. Dopo l'annessione della Savoia alla Francia, le opere di l'Esseillon dovevano naturalmente avere azione in senso opposto, e fu perciò necessario ai Francesi modificarle; fu abbandonato soltanto il forte Carlo Felice e venne costruita un'opera in muro e terra, sul margine orientale dell'altipiano di Aussois. Più tardi (1871-1884), riconosciuta l'opportunità di avanzare le difese fin sulla linea di confine, furono iniziati dai Francesi i lavori per la costruzione di una nuova serie di opere fortificatorie, situate fra il Piccolo e il Gran Colle, fra loro collegate da una complessa rete stradale militare, e di varî baraccamenti capaci di alloggiare numerosa forza. Sul versante italiano del Moncenisio, dopo la distruzione del forte della Brunetta e delle fortificazioni di Susa, imposta da Bonaparte con l'armistizio di Cherasco (1796), non restava, a difesa di quella regione di frontiera, che il forte del Gatto, di scarso valore militare, sul cocuzzolo immediatamente a sud-est del lago. Sorsero, quindi, successivamente e fronteggianti quelle francesi, varie opere scaglionate sui contrafforti che si diramano dalla displuviale alpina e serrano la rotabile da est e da ovest.
Bibl.: B. Gastaldi, Scandagli dei laghi del Moncenisio, ecc., in Atti Acc. sc. Torino, 1868 con carta batimetrica 1 : 10.000 rilevata da Dallosta; Delebecque, Le lac du M., in Arch. sc. ph., Ginevra 1893; P. Piolti, Il piano del Moncenisio, in Boll. Club alp. ital., 1888; G. Dainelli, Cavità d'erosione nei gessi del Moncenisio, in Mondo sotterraneo, Udine 1890. - Storia: Coolidge, The Alps in Nature and History, ed. francese, Parigi 1911; G. Barelli, Le vie del commercio fra l'Italia e la Francia nel Medioevo, in Boll. stor. bibl. subalpino, XII (1907); F. Chiapusso, Cenno storico sul Moncenisio, Torino 1893; L. Vaccarone, Le vie delle Alpi occidentali, Torino 1884; E. Oehlmann, Die Alpenpässe im Mittelalter, in Jahrbuch für schweizerische Geschichte, III-IV (1878-81); L. Menabrea, Les origines féodales dans les Alpes occidentales, Torino 1865.