MONCADA
Nobile famiglia siciliana, altrimenti detta Montecateno, di origine spagnola, trapiantatasi nell'isola con Guglielmo Raimondo I. Fautori in genere dei re aragonesi, avversarono la parte che voleva l'indipendenza e Guglielmo Raimondo III rapì la regina Maria dal Castello Ursino di Catania, per consegnarla al rappresentante di Pietro IV, che l'aveva destinata in sposa al nipote Martino (1379). Questi, sposatosi con Maria nel 1391, gli conferì più tardi il gran giustizierato di Sicilia (1392), ma, essendosi di poi ribellato, lo privò dei beni (1397). Guglielmo Raimondo III morì a Lentini nel 1398. La fortuna della famiglia risorse con la regina Bianca di Navarra, la quale dovette la salvezza dalle minacce di Bernardo Cabrera al figlio di Guglielmo Raimondo III, di nome Giovanni. Questi fu devoto ad Alfonso d'Aragona, che lo onorò in molti modi. Morì nel 1452. Per lo stesso Alfonso combatté il nipote di Giovanni, Guglielmo Raimondo, conte di Caltanissetta, che venne fatto prigioniero a Ponza (1435). Precedentemente era stato al governo della Sicilia in nome dello stesso Alfonso (1429-30). Morì a Ciminna il 26 aprile 1465. Il cugino di lui, Guglielmo Raimondo V nato da Giovanni e da Andreana Estanoller, conte di Adernò, fu maestro giustiziere del regno; il figlio di questo, Giovanni Tommaso, fu più volte presidente del regno di Sicilia dopo la morte del viceré Urrea (1475), allorché il conte di Prades andò in Sardegna per sedarvi i tumulti del 1478, e poi di nuovo nel 1479 e da ultimo alla morte del viceré Fernando de Acuña (1494). Giovanni Tommaso lasciò inoltre fama di letterato. Suo figlio Guglielmo Raimondo VI fu anch'egli presidente del regno nel 1509 e morì nel 1510. Dai figli di lui Antonio e Federico discesero rispettivamente i rami dei principi di Paternò e di Monforte, che continuano tuttora. Appartennero al primo, fra gli altri, Francesco, conte di Caltanissetta; Luigi Guglielmo, duca di Montalto, nato a Palermo il 1° gennaio 1614, che fu presidente del regno in luogo del suocero viceré duca di Alcalà (1635) e contribuì ad abbellire Palermo di fontane e altri edifici (porta Montalto). Successivamente andò viceré in Sardegna (1638-47) e dipoi nel regno di Valenza (1657). Carlo II lo fece suo maggiordomo maggiore. Alessandro VII lo nominò cardinale. Di lui si parlò come di un possibile re di Sicilia all'epoca della congiura Lo Giudice (1649), ma non si procedette a suo danno, anzi fu, come si è detto, insignito di altri onori dalla Spagna. Fra i suoi discendenti sono da ricordare: Giovanni Luigi, nato a Palermo il 22 aprile 1745, morto ivi il 27 agosto 1827, che fu presidente della Giunta palermitana del 1820 e concluse la capitolazione con Florestano Pepe; e suo nipote Pietro, figlio di Francesco Rodrigo e di una Beccadelli, che fu membro della Camera dei pari siciliana nel 1848, dal quale nacque Corrado (Palermo 3 giugno 1820 - Napoli 19 marzo 1895), senatore del regno d'Italia dal 21 novembre 1892 per censo. Dal ramo dei principi di Monforte si distaccò quello di Calvaruso, estintosi nel 1808, dal quale si distaccò alla sua volta quello di Lardaria, che si estinse nel 1798. Vi sono inoltre il ramo dei M. di Catania, detto dei principi di Valsavoia, e un altro ramo palermitano detto dei baroni di Gelfamuto.
Bibl.: V. Palizzolo-Gravina, Cenno storico sulla famiglia Moncada, Palermo 1875.